Venerabile Maria Antea da Brissago
La venerabile Maria Antea da Brissago, sua patria, chiamata nei luoghi circonvicini anche col titolo di Beata, fioriva nel secolo XVI. Poche sono le memorie che ci rimasero di lei. Si restringono ai brevi cenni, che si leggono in calce ad un suo ritratto e da quelli che si possono cavare da una tavoletta, che contiene la relazione manoscritta del Divotissimo simulacro o Busto di Cristo appassionato, quale possedono le RR. Madri della Congregazione della Purificazione della nostra Signora di Arona. Questa tavoletta insieme col Ritratto, dopo la soppressione di quel Convento, del quale abbiamo già parlato nell`articolo spettante ad Arona, fu trasportata nei primi anni di questo secolo nella sagrestia della Collegiata della detta città insieme col Busto, il quale tuttora si venera sopra un altare della medesima chiesa: è di cartone lavorato e colorato di tal maniera da ispirar devozione.
Sotto il mentovato ritratto si leggono le seguenti notizie: Vera effigie della Venerabile serva di Dio Maria Antea da Brissago, devotissima de` morti, e riverita dai vivi. Ebbe i primi onori dalla Regina di Francia, inviata ambasciatrice a nostra Signora di Loreto (cioè a visitare e far orazione per lei e adempir qualche voto per la medesima in quel Santuario): ricevette gli ultimi onori dalle infanti di Savoia; portata sulle proprie loro spalle, come in trionfo. Quest`ultimo fatto credo che si deva intendere della sua salma, quando venuta a morte, fu portata da esse nella Chiesa per le solenni sue esequie. Del resto devo anche dire, che nulla mi consta del luogo e dell`anno della sua morte. Aggiunge l`Oldelli che un altro ritratto della Ven. Antea si conservava al suo tempo colla medesima sottoposta iscrizione presso il Prevosto di Angera.
Si ha poi, scrive lo stesso Oldelli, per costante tradizione delle suddette religiose di Arona, che la Ven. Antea abbia fondato in Sesto Calende una Confraternita delle Anime del Purgatorio, che è stata soppressa in questi ultimi tempi, cioè a dire verso la fine dello scorso secolo.
Altre poche notizie si possono trarre ancora dalla Relazione, che si legge nell`accennata tavoletta, la quale fu pubblicata dall`Oldelli (l.c. pag. 23 e seg.) e che perciò stimo opportuno di riferire qui sotto,(1) acciocché nulla manchi di essa in tanta scarsezza di memorie.
(1) In un Monastero, si legge ivi, della città di Lucca visse già una religiosa di straordinaria bontà e perfezione, a cui, mentre ella stava orando con gran fervore, si lasciò sensibilmente vedere il Salvatore del mondo Gesù Cristo, ma in quella forma e figura, nella quale riscattò l`universo dalla schiavitudine dell`inferno, cioè in forma di appassionato e dolente. Finita l`orazione si diede subito colle mani a lavorare un Busto del Signore somigliante a quell`idea che per opera celeste le era stata impressa nel cuore e nella mente, e di primo tratto le riuscì la cosa sì bene, che parve a lei il lavoro non tanto effetto dell`arte, quale possedeva in fare simili statue, quanto dono del cielo, massime il vedendo, che per quante altre volte si adoperasse, non potè giammai fare altro Busto simile a questo primo. Questo divino simulacro il conservò appresso di sé la Religiosa in fino a tanto che arrivò al di lei monastero quella donna sì famosa in Italia per le sue molte virtudi e singolarmente per la pietà e tenerezza verso le anime e dei morti, chiamata Antea da Brissago, sua patria, quale in premio della sua non ordinaria perfezione aveva licenza d`entrare anche ne chiostri delle religiose claustrali.
La detta monaca, di cui parlammo, in vedere Antea entrata nel suo monastero, al primo incontro le disse: ”Voi siete quella, alla quale io devo dare un gran tesoro, e non posso darlo ad altri”: il tesoro era questo Busto dell`appassionato Signore. Antea gradì molto il dono, e lo ricevette con grandissimo affetto, e poi in varii tempi ebbe sentimento e pensiero di deporlo e lasciarlo in diversi luoghi, e massime in monasteri di religiose, dove fosse tenuto colla dovuta riverenza ed onore, ma sempre il Signore con interna scontentezza le faceva conoscere, che ancora non si era ritrovato il luogo, cui era dal cielo destinato questo preziosissimo dono.
Finalmente dimorando essa in Arona, entrata un giorno carica di questo dolce peso in casa delle Madri della Congregazione della B.V. Maria, ch`era non molto prima stata eretta nel luogo di Arona sotto il titolo della di lei Purificazione, senza trattenersi conforme al solito a ragionare colle dette Madri, corse subito all`Oratorio di questa casa, e posto il sacro Pegno sopra l`altare, escludendo tutte, si chiuse sola nell`Oratorio, e inginocchiatasi avanti di questo Busto del Signore, stette alquanto in orazione e fu udita dalla madre Clemenza fondatrice di questa congregazione, che parlando familiarmente col Salvatore gli dicea: ”Orsù, Signore, questo è il luogo,dove voi avete voluto venire: statevene pur contento tra le spose vostre, vi metto dove m`ispiraste”.
Da tutto questo si argomenta che l`Oratorio di questa congregazione sia stato scelto dal Signore non solo per istanza del suo prodigioso Ritratto, ma ancora per conceder ivi delle sue grazie e favori, come già tante volte ha fatto vedere in effetto; non mancando giammai né cera, né olio per accendere candele e lampade avanti a questo divoto simulacro, come costumano le dette Madri al tempo dei loro uffizii ed orazioni, portate da quelli, i quali ricorsi nei loro bisogni a questo pietoso Busto dell`appassionato Redentore professano con tal tributo di essere stati dalla divina pietà graziosamente esauditi.
Del Monastero delle Figlie della Purificazione, della quali è qui parola, vedi quanto ho detto di sopra alla pag. 290.
- Autore:
- [Vincenzo De Vit]
- A Cura di:
- [Anna Elena Galli]
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