La famiglia
Franci, detta anche
Francio o
de’ Franci, oggidì scomparsa da Pallanza, è una delle più antiche e celebri del nostro borgo. La sua origine è da
Corrado Castiglione, feudatario sino dal 1279 di Cassano in Valcuvia e signore del Castello di Castiglione nel Contado di Seprio. Questi in principio era fautore grandissimo del partito de’ Torriani in Milano, ma poi venuto in odio a Napo della Torre, si accostò a quello de’ Visconti, e vidde per questo arso e distrutto il suo castello e proscritta la sua famiglia. Dopo la battaglia di Desio nel 1277 rividde la patria: ma nelle contese tra i Visconti e i marchesi di Monferrato di nuovo si gettò a favorire i Torriani: era sul punto d’incorrere nuovamente nell’altra de’ Visconti, quando poco dopo morì l’anno 1280. Questi dalla moglie sua
Isola di Luigi Lampugnani, ebbe quattro figli maschi, cioè
Guido, Lampugnano, Albertone e
Francio e due femmine –
Giulia, che fu moglie di Francesco della Torre, che rimase ucciso nella battaglia di Desio sunnominata, e
Polissena, moglie di Uberto da Landriano. I figli incorsi nella indignazione dei Visconti vennero nel 1285 banditi da Milano. Uno di questi,
Francio, si portò allora ad abitare in Pallanza, e divenne il capostipite di questo ramo tra noi, il quale abbandonando l’antico nome de’ Castiglioni, si chiamò
Franchino o
de’ Francio, o più semplicemente
Franci, da non confondersi però con quello de’
Franzi, altra famiglia nobile di Pallanza, della quale parlerò più avanti.
Francio ebbe col tempo a ricuperare i propri beni; ma pochi anni appresso morì nel 1318 lasciando della propria moglie più figli, ricordati nelle
Tavole genealogiche di questa famiglia presso il co. Pompeo Litta. Di questi però niuna memoria è tra noi; per la qual cosa non poca oscurità ne rimane sugli individui di questa famiglia in Pallanza, i nomi de’ quali sono diversi affatto da quelli che sono registrati nelle memorie nostre locali. Pertanto nell’incertezza in cui sono, non mi resta, che trascrivere quanto trovo ricordato nei
Cenni storico-statistici accennati di sopra, lasciando alle altrui investigazioni la conferma o la confutazione dei medesimi. Ecco pertanto quello che leggiamo nei detti
Cenni.
Otteneva questa famiglia da Filippo Maria Visconti, con diplomi 6 marzo 1422 e 2 agosto 1425 titoli e onorificenze, fra i quali quello dell’imp. Sigismondo accordato ai nobili Castiglioni con diploma 15 agosto 1417 di legittimare bastardi, creare dottori e notai, e di portare lo stemma antico della famiglia con di più di tre monti e le tre stelle d’oro in campo azzurro con fascia per traverso in memoria delli tre monti fortificati con tre torri dalli loro ascendenti per difesa del borgo di Pallanza e luoghi circonvicini, e tutto ciò anche in ricompensa dei loro meriti, come si esprimono i diplomi di concessione summentovati. Di questa già celebre famiglia accrescevano lo splendore l’imp. Carlo V. Col suo motuproprio 20 marzo 1541 accordava alli fedeli e diletti suoi Pietro e Bartolomeo padre e figlio de’ Franci da Pallanza cittadini di Milano singolare privilegio, in cui confermati i precedenti sovra accennati, di nuovo li creava conti palatini e del Sacro Romano Impero, confermando inoltro loro la facoltà di portare il summentovato stemma gentilizio. Godeva essa pure del diritto di decima nel territorio di Gemonio e di Brenta in Val Cuvia concessole dal vescovo di Como a titolo di nobile, gentile ed onorifico feudo con istrumento dei 14 agosto 1747.
Riuscirebbe l’articolo di soverchio prolisso se annoverar si volessero li distinti personaggi, che per cinque e più secoli resero illustre questa prosapia con impieghi ecclesiastici, militari, governativi e diplomatici, tra i quali meritano particolare menzione li suddetti Pietro e Bartolomeo, capitani generali del Lago Maggiore, che risiedevano con tale qualità in Pallanza.1
Nella celebre assemblea di Toscana del 1777 figurava in qualità di Vescovo in Grosseto mons. Antonio Franci ed alla fine del secolo XVII occupava la sede d’Oria nel Regno di Napoli mons. Tommaso Maria dell’istesso cognome e famiglia.
Entrarono in questa famiglia Francesca Barbavara, Malgarola Pozzobonelli, Donnina Omodea, Giovanna Borromea, Elisabetta ed Aurelia Visconti, Maddalena Moriggia, Beatrice Baglioni, Giacobina Ruffini,2 Caterina di Roasenda, Maria Viani, Laura Tinelli, Lavinia Prata.
Continuò questa famiglia a qualificarsi di Pallanza ed a tenervi nobile abitazione e privativo sepolcro nella Chiesa de PP. Cappuccini,3 finché per ragione d’impiego il co. Giovanni Capitano di Circolo in Ungheria alienò oltre la casa in Pallanza ogni suo avere sul Lago Maggiore a favore dell’avv. Giuseppe Antonio Guglielmazzi, vice prefetto, e vice intendente generale della provincia. Esiste però ancora in S. Sebastiano una cappellania laicale di patronato della famiglia.
Tali sono le notizie che di questa famiglia ci offrono i
Cenni suddetti. A queste aggiungerò le particolari, che ho potuto raccogliere d’altronde.
Il Bianchini nella citata dissertazione ricorda di questa famiglia il p. Francesco da Pallanza agostiniano, il quale fu creato lettore di Teologia scolastica l’anno 1389. È stato generale del suo ordine e si rese celebre non meno per la sua dottrina, che per la santità della vita.
Ricorda inoltre un
Adriano Franci che fu del gran Consiglio di Milano e pubblicò un libello col titolo
Il Polito di Adriano Franci; ed un
Andrea de’ Franci, il quale prese per moglie una
Domenica de Sales [= forse, meglio,
Salis: ndr], e trasportò il suo domicilio nella Rezia, dove si acquistò fama di grande capitano. Suo figlio
Giovanni pure si segnalò nella guerra Svevica l’anno 1499.
Si segnalarono pure di questa famiglia due
Sebastiani distinti dal Bianchini col titolo di
Seniore e di
Giuniore. Il primo fu capitano d`infanteria di S.M. Cattolica, creato colonnello l’anno 1578, del secondo nulla ci ha lasciato scritto tranne il nome.
Visse però in Milano un terzo
Sebastiano di questa stessa famiglia, il quale applicatosi ivi al commercio in grande concorso con altri celebri scienziati alla redazione del giornale letterario denominalo il
Caffè,
4 e v’inseriva eccellenti articoli riguardanti il soggetto de’ mercantili suoi studii.
Finalmente tra quelli, che si resero di questa famiglia benemerita della patria, dobbiamo ricordare il co.
Francesco Franci, il quale col suo testamento del 2 dicembre 1724 lasciava lire 700 di Milano per la ricostruzione della chiesa di S. Giuseppe, un tempo detta di S. Caterina degli Umiliati, e il co.
Giuseppe Maria Franci, il quale con istrumento del 7 marzo 1731 fondava nella chiesa di S. Sebastiano una cappellania laicale di messa quotidiana colla riserva del patronato alla sua agnazione a patto però, che sino a tanto che non fosse terminata la fabbrica della detta Chiesa, questa cappellania fosse applicata alla chiesa di S. Giuseppe.
1 Il Bianchini nella citata Dissertazione ricorda Capitani del contado d`Angera negli anni 1436 e 1437
Antonio e
Bartolomeo. È probabile che il
Pietro dei nostri
Cenni si chiamasse anche
Antonio quando non si voglia dire che l`uno o l`altro sia caduto in errore, ovvero ammettere che in luogo di due fossero stati tre i capitani del Lago scelti da questa famiglia, la quale interpretazione è forse la più sicura.
2 Questa fu moglie del suddetto Bartolomeo Franci, capitano generale del Lago Maggiore.
3 Casa Franci ebbe il merito di concorrere di preferenza alla fondazione della chiesa e del convento detto di S. Francesco pei cappuccini. Questa chiesa fu consacrata da mons. Volpi vescovo di Novara e sulla porta principale di essa vi si leggeva la seguente iscrizione:
DOM
MDCXXIX DIE VII IULII ILLUST.mus ET REVEREN.mus
JO. PETRUS EPISC NOVAR ECCLESIAM HANC
PP CAPPUCCINORUM AD MEMORIAM SANCTI
FRANCISCI CONSECRAVIT ET INDULGENTIAM
XL DIERUM ANNIVERSARIAM CONCESSIT
EAM VISITANTIBUS DIE VII IULII QUAM
CONSECRATIONIS DIEM ESSE STATUIT
Ora questa chiesa, già sino dai primi anni di questo secolo profanata, è ridotta ad altri usi.
4 Questo interessantissimo Giornale, fatto sul modello dello
Spettatore Inglese, si pubblicava in Milano distribuito in fogli periodici dal giugno del 1764 a tutto maggio del 1765. Era composto da una società di giovani, che di adunavano nella casa di Pietro Verri, lo storico. Erano
Alessandro Verri, Baillon, Cesare Beccaria, Sebastiano Franci, Giuseppe Visconti, Giuseppe Colpani, Alfonso Longhi, Luigi Lambertenghi, Pietro Verri, Pietro Secchi, Paolo Frisi. Gli articoli di questo giornale, che durò solo un anno, comparvero riuniti insieme in Brescia nel 1765 e 1766 in due tomi in 4
o e di nuovo in Venezia nel 1766 in due volumi in 8
vo, e finalmente vennero riprodotti col titolo
Articoli tratti dal Caffè, Milano, 1829, vol. 4, in 16
mo.
- Autore:
- [Vincenzo De Vit]
- A Cura di:
- [Anna Elena Galli]
- e con modifiche e integrazioni di:
- [Gioacchino Civelli]
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