STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

Onsernone, paradiso di acque e di pietre. Sogni e Rievocazioni

UN`ONSERNONE. RIEVOCAZIONI

Topografie affettive di Stefano Spinelli

Immobilità apparente di Alessandro Vicario

Mostra fotografica a cura di
Veronica Carmine e Antonio Ria

Da un`idea di Flavia Zanetti-Ambrosini

Museo Onsernonese (Loco),
29 marzo - 21 giugno 2009

Vernice: domenica 29 marzo 2009, dalle 16.00

orari: me/gio/sa/do 14-17

e su appuntamento tel.
+41/91 797 10 70, cell. +41/79 800 33 84


Catalogo trilingue (italiano, francese e tedesco), a cura di Veronica Carmine e Antonio Ria: coedizione Museo Onsernonese / ELR Edizioni Le Ricerche di Losone, con testi di Veronica Carmine, Vasco Gamboni, Riccardo Carazzetti, Flavia Zanetti-Ambrosini, Antonio Ria, David Vogelsanger (Console Generale di Svizzera a Milano). Artdirector Jean Olaniszyn.
Dal 29 marzo al 21 giugno è esposta nel Museo Onsernonese di Loco la mostra fotografica Un`Onsernone. Rievocazioni, composta da due sezioni: Topografie affettive di Stefano Spinelli e Immobilità apparente di Alessandro Vicario. I due autori offrono una visione molto personale e ”creativa” di questa valle montana del Locarnese, soffermandosi rispettivamente sull`energia/magia dei luoghi - tra quotidianità e utopia - e sulla immobilità/trasformazione degli elementi primari che ne hanno ”segnato” la storia: l`acqua e la pietra.




Onsernone. Una valle della patria
di David Vogelsanger, Console generale di Svizzera a Milano

Conosco la Valle Onsernone sin dalla mia prima giovinezza, quando i miei genitori di tanto in tanto in estate passeggiavano con me da Aurigeno, in Valle Maggia, a Loco attraverso il Passo della Garina. Al più tardi a dodici anni ho poi cominciato a intraprendere questo cammino da solo o con amici coetanei. Se allora la Valle Maggia era per me il mondo ordinato sotto il controllo dei genitori, con piccoli doveri nei dintorni di casa, orari dei pasti da rispettare, vicini conosciuti, ferrovia e strada, sulla Garina iniziava la grande avventura. Una salita faticosa, in cima assoluta solitudine, soprattutto con il brutto tempo, come magistralmente descritto da Max Frisch nell’Uomo nell’Olocene, e poi la lunga discesa fino a Loco, il primo paese nel mondo sconosciuto dell’Onsernone. Più tardi, da adolescente, si sono aggiunti il caffè corretto e i toscani nel ristorante del posto dove era appesa la fotografia di Walter Schirra. L’astronauta americano, scomparso da poco, aveva visitato una volta in quegli anni il paese dei suoi antenati e in quell’occasione avrebbe detto che era stato più facile volare sulla luna che andare in auto da Locarno a Loco. Altre immagini, che affiorano nella memoria, sono un soggiorno invernale a Mosogno o l’incontro in estate su una delle montagne tra la Valle Maggia e l’Onsernone con un vecchio pastore che ci confessò con grande naturalezza che nella sua vita non era mai stato a Locarno. Al posto della sensazione di vivere di volta in volta una piccola avventura nella Valle Onsernone, che ancora oggi non è del tutto scomparsa, è subentrato col tempo l’apprezzamento per la storia e la cultura incredibilmente ricche di questa valle, che tra quelle abitate delle nostre montagne svizzere è una delle più ripide. I libri di Karl Viktor von Bonstetten e Aline Valangin a suo tempo mi hanno dato per primi un’idea di questa ricchezza. Indimenticabile la prima impressione dei Bagni di Craveggia, molto prima dell’alluvione distruttiva del 1978, da me stesso vissuta. Mio padre volle mostrarmi il luogo dove i bravi ticinesi della Compagnia granatieri 30, sotto il comando del suo amico Bruno Regli, prematuramente scomparso, il 19 ottobre 1944 mostrarono orgogliosamente i denti al Reich tedesco e alle sue truppe ausiliarie italiane. Regli era per mio padre il miglior ufficiale svizzero che avesse mai conosciuto. Quali ufficiali ticinesi c’erano del resto presenti anche il futuro Sindaco di Locarno Carlo Speziali e il Consigliere federale Nello Celio. Questi Bagni di Craveggia sono uno dei luoghi in Ticino che, nonostante dal punto di vista geografico siano collocati sulla parte svizzera, il caso storico ha unito all’Italia. Lo stesso vale d’altronde per l’ultima parte della Valle di Campo o della Valle di Muggio. Poche settimane fa con mia moglie americana ho guidato attraverso la Valle Onsernone profondamente innevata, ho passeggiato con lei fino ai Bagni, le ho raccontato di quel 19 ottobre 1944 e le ho mostrato l’Isorno, uno dei nostri più bei fiumi di montagna. L’Isorno ha creato la valle, ma solo alla sua fine, al confine con l’Italia, è facilmente accessibile al visitatore. Non è possibile che questa bellezza misteriosa venga distrutta solo perché dall’altra parte della montagna e del confine si pensa di poter spremere in questo luogo ancora un po’ di elettricità dalla natura. Ancora oggi torno nella Valle Onsernone quando, dalla mia cascina in alta montagna sopra la Valle Maggia, in estate o in autunno giungo in Valle di Vergeletto attraversando la Bocchetta di Doia. Qualcosa è cambiato, molto è rimasto simile. Resta lo stupore del bambino di allora di fronte a tanta bellezza, magistralmente fotografata da Stefano Spinelli e Alessandro Vicario, e il rispetto per gli uomini che, durante i secoli, con duro e pericoloso lavoro hanno reso questa valle una parte preziosa della nostra Svizzera.
La Valle Onsernone come ogni vera patria è un “Sonderfall”

Onsernone. Ein Tal der Heimat
von David Vogelsanger, Generalkonsul der Schweiz in Mailand

Ich kenne die Valle Onsernone seit meiner frühesten Jugend, als meine Eltern mit mir jeweils im Sommer von Aurigeno in der Valle Maggia über den Passo della Garina nach Loco wanderten. Spätestens mit zwölf Jahren nahm ich diesen Weg dann ganz allein oder mit gleichaltrigen Freunden unter die Füsse. War die Valle Maggia für mich damals geordnete Welt mit elterlicher Aufsicht, kleinen Pflichten ums Haus, Essenszeiten, die zu respektieren waren, bekannten Nachbarn, Eisenbahn und Strasse, begann auf der Garina das grosse Abenteuer. Ein mühsamer Aufstieg, oben komplette Einsamkeit, vor allem bei schlechtem Wetter, von Max Frisch im Holozän meisterhaft beschrieben, und dann der lange Abstieg bis nach Loco, dem ersten Dorf in der unbekannten Welt des Onsernone. Später, als Halbwüchsiger, kamen dann der Caffè corretto und die Toscani im Dorfrestaurant dazu, wo das Bild von Walter Schirra hing. Der vor kurzem verstorbene amerikanische Astronaut hatte das Dorf seiner Vorfahren in jenen Jahren einmal besucht und soll damals gesagt haben, es sei einfacher gewesen, auf den Mond zu fliegen, als mit dem Auto von Locarno nach Loco zu fahren. Andere Bilder, die in der Erinnerung auftauchen, sind ein winterlicher Aufenthalt in Mosogno oder die Begegnung im Sommer auf einem der Berge zwischen Valle Maggia und Onsernone mit einem alten Hirten, der uns mit grosser Selbstverständlichkeit bekannte, er sei in seinem Leben noch nie in Locarno gewesen. An die Stelle des Gefühls, in der Valle Onsernone jeweils ein kleines Abenteuer zu erleben, das aber bis heute nicht ganz verschwunden ist, trat mit der Zeit das Verständnis für die unglaublich reiche Geschichte und Kultur dieses Tals, das unter den bewohnten eines der stotzigsten unserer Schweizer Berge ist. Die Bücher von Karl Viktor von Bonstetten und Aline Valangin haben mir von diesem Reichtum seinerzeit als erste etwas mitgeteilt. Unvergessen der erste Eindruck von den Bagni di Craveggia, lange vor der von mir selber erlebten zerstörerischen Ueberschwemmung von 1978. Mein Vater wollte mir den Ort zeigen, wo die braven Tessiner von der Grenadierkompanie 30 unter dem Kommando seines frühverstorbenen Freundes Bruno Regli am 19. Oktober 1944 dem Deutschen Reich und seinen italienischen Hilfstruppen stolz die Zähne zeigten. Regli war für meinen Vater der beste Schweizer Offizier, den er je gekannt habe. Dabei waren als Tessiner Offiziere übrigens auch der spätere Sindaco von Locarno Carlo Speziali und Bundesrat Nello Celio. Diese Bagni di Craveggia sind einer der Orte im Tessin, welche, obwohl sie geographisch gesehen auf der Schweizer Seite liegen, der historische Zufall zu Italien geschlagen hat. Das gleiche gilt übrigens für die hintersten Teile der Valle di Campo oder der Valle di Muggio. Vor wenigen Wochen fuhr ich mit meiner amerikanischen Frau durch die tiefverschneite Valle Onsernone, wanderte mit ihr zu den Bagni, erzählte ihr von jenem 19. Oktober 1944 und zeigte ihr den Isorno, einen unserer schönsten Berg- flüsse überhaupt. Der Isorno hat das Tal geschaffen, aber erst dort zuhinterst, an der Grenze zu Italien, ist er dem Besucher auf einfache Weise zugänglich. Es darf nicht sein, dass diese geheimnisvolle Schönheit zerstört wird, weil man auf der anderen Seite der Berge und der Grenze meint, hier noch ein wenig Elektrizität aus der Natur herauspressen zu können.
Auch heute komme ich ins Onsernone zurück, wenn ich von meiner Hütte in den Bergen hoch über der Valle Maggia im Sommer oder Herbst über die Bocchetta di Doia in die Valle di Vergeletto komme. Einiges hat sich geändert, vieles ist ähnlich wie damals. Es bleibt das Staunen des damaligen Kindes über soviel Schönheit, von Stefano Spinelli und Alessandro Vicario meisterhaft photographiert, und der Respekt vor den Menschen, welche dieses Tal während Jahrhunderten mit harter und gefährlicher Arbeit zu einem wertvollen Teil unserer Schweiz gemacht haben. Die Valle Onsernone, wie jede echte Heimat ein „Sonderfall“

Onsernone. Une vallée de la patrie
de David Vogelsanger, Consul général de Suisse à Milan
Je connais la Valle Onsernone depuis mon enfance, lorsque mes parents allaient avec moi en été de temps en temps d’Aurigeno dans la Valle Maggia à travers le col de la Garina jusqu’à Loco. Au plus tard à douze ans j’ai commencé à parcourir ce même chemin tout seul ou avec des amis de mon âge. Si alors la Valle Maggia était le monde ordonné sous la tutelle parentale, de petites tâches à accomplir autour de la maison, des heures de repas à respecter, des voisins bien connus, le chemin de fer et la chaussée, sur la Garina commençait la grande aventure.Une montée fatigante, sur le col solitude absolue surtout par mauvais temps, magistralement décrite par Max Frisch dans l’Holocène, et après la longue descente jusqu’à Loco, le premier village dans le monde inconnu de l’Onsernone. Plus tard, désormais adolescent, j’appris à apprécier le caffé corretto et les cigares Toscani au restaurant du village où la photo de Walter Schirra était accrochée au mur. L’astronaute américain, récemment décédé, avait une fois durant ces années rendu visite au village de ses ancêtres et aurait dit en cette occasion qu’il avait été plus facile de voler sur la lune que de monter en voiture de Locarno jusqu’à Loco. D’autres images qui surgissent de la mémoire sont un séjour hivernal à Mosogno et la rencontre, en été sur une montagne entre la Valle Maggia et l’Onsernone, avec un pasteur âgé qui nous avoua tout naturellement que dans toute sa vie il n’avait encore jamais été à Locarno. À l’impression de vivre chaque fois une petite aventure dans la Valle Onsernone, impression qui jusqu’aujourd’hui n’a pas totalement disparu, succéda avec le temps l’appréciation de l’incroyable richesse de l’histoire et de la culture de cette vallée qui, parmi celles qui sont peuplées, est une des plus raides de nos montagnes suisses. Les livres de Karl Victor von Bonstetten et d’Aline Valangin ont étés les premiers à me donner une impression de cette richesse. Inoubliable la première impression des Bagni di Craveggia, beaucoup avant l’inondation destructrice de 1978 que j’ai vécue personnellement. Mon père voulait me montrer le lieu où les braves tessinois de la Compagnie Grenadiers 30, sous le commandement de son ami Bruno Regli, prématurément disparu, le 19 octobre 1944 ont avec fierté montré les dents au Reich allemand et à ses troupes auxiliaires italiennes. Regli était pour mon père le meilleur officier suisse qu’il n’avait jamais connu. Etaient présents en qualité d’officiers tessinois aussi Carlo Speziali, futur maire de Locarno, et Nello Celio, futur Conseiller fédéral. Ces Bagni di Craveggia sont un des lieux au Tessin que le hasard historique a placés en Italie malgré leur situation géographique du côté suisse. Cela vaut aussi pour les parties ultimes de la Valle di Campo et de la Valle di Muggio. Il y a quelques semaines, avec mon épouse américaine nous avons traversé en voiture la Valle Onsernone profondément enneigée et marché jusqu’aux Bagni. Je lui ai raconté de ce 19 octobre 1944 et lui ai montré l’Isorno, un de nos plus beaux fleuves de montagne. L’Isorno a formé la vallée, mais c’est seulement là haut, à la frontière avec l’Italie, qu’il est facilement accessible au visiteur. Il ne doit en aucun cas arriver que cette beauté mystérieuse soit détruite, seulement parce que de l’autre côté des montagnes et de la frontière on pense pouvoir encore arracher un peu d’électricité de la nature.
Aujourd’hui je retourne dans l’Onsernone lorsque depuis ma cabane en montagne, au-dessus de Valle Maggia, en été ou en automne je descends dans la Valle Vergeletto à travers la Bocchetta di Doia. Des choses ont changé, d’autres sont toujours comme elles étaient. Ce qui reste, c’est l’admiration de l’enfant d’autrefois pour tant de beauté, magistralement photographiée par Stefano Spinelli et Alessandro Vicario, ainsi que le respect pour les hommes qui ont fait de cette vallée au cours des siècles, avec leur travail dur et dangereux, une partie précieuse de notre Suisse. La Valle Onsernone, comme toutes les vraies patries, un “Sonderfall”.
Comunicato Stampa per la Mostra Onsernone 2009 Documentaz.

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