STRUMENTI CULTURALI

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La leggenda dei Castelli di Cannero (da ”L`eco della Selva”)

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Primo Autore:
Armando Chirola
Secondo Autore:
 
Titolo:
La leggenda dei Castelli di Cannero (da ”L`eco della Selva”)
Testo Completo:
Alcuni documenti storici del XV sec., riferentisi all’Alto Verbano, rinvenuti in un vecchio archivio di provincia, narrano:

«Erano già lunghi anni da predatori que’ luoghi infestati e miseramente vivevano d’infra terrore e fame senza essere liberi li abitanti d’uscir dalle lor case per tema di rapine e della lor vita stessa; per la quale cosa il commercio del lago morendo e morendo anco ogni piccola industria, la popolazione era per essere gettata nella più ottenebrosa miseria.
Appresso le cose fino a qui narrate, essa insorgendo, prese a ricercare e a perseguitare li capi dei masnadieri che erano li 5 fratelli Mazarditi, e per paesi li cacciò disperdendoli nelle terre propinque. Uno di essi loro, nomato il Carmagnola, che già da qualche tempo prevedendo era per costruire una rocca sopra una isola che un quarto di miglio dalla riva distava, per forza condusse uomini alla [...] costruire di poi loro pagare promettendo, il che non fece per causa che tutti appresso li uccise.
Era questo lo anno 1403 dopo la nascita di Cristo, e da quello tempo e da quello luogo piratando, il Carmagnola, sopranomato Malpaga, predava le coste, li barconi, e fino anco la sacralità delle case, ai padri strappando le figlie, ai mariti le spose.
Invocato l’aiuto delli Visconti, signori dei luoghi, questi accorsero con galere, apportate dal mare, per potere assedio alle isole porre, essendo che queste resistevano, et non è manifesto in qualo modo.
Solo dopo alquanti mesi cedettero e Malpaga giusta fine ebbe ad una trave del suo soffitto impiccato»

Ora narra la leggenda che il Malpaga fece rapire da Luino una bellissima fanciulla di nome Bianca Maria, nascondendola nel castello dell’isola.
Subito lo stesso giorno, al calar della notte fra un vero diluvio d’acqua, di lampi e di vento una spedizione di animosi giovani, guidati da Eliseo, che fortemente amava la fanciulla attaccò l’isola per liberare la prigioniera. Ma dopo poche ore il tristo corsaro, vedendo la situazione farsi sempre più pericolosa ed il livello del lago in forte aumento, mise in atto un terribile espediente.
Col favore delle tenebre fece incatenare Bianca Maria al ceppo d’uno scoglio isolato,1 per distrarre la furia degli assedianti dalla sua fuga.
Nel frattempo Eliseo, riuscito a penetrare nel castello, non trova più tracce né di Malpaga né di Bianca, e, disperato, non udendo più neppure le grida dei compagni, solo, in una piccola barca, parte alla ricerca della fanciulla.
Le onde intanto già coprono lo scoglio travolgendo chiunque tenta di liberare la prigioniera, ma essa, dopo tanto aver pianto e gridato invano, fra uno squarcio di nubi ha visto la luna, ed immobile nel suo disperato dolore ha levato ad essa le bianche braccia e, mentre il suo corpo irrigidito viene lentamente sommerso, le braccia, le tremanti pallide dita, i capelli sciolti dal vento e dalle acque, resi fosforescenti nella fosforescente spuma dell’onde, seguono la superficie mobile nella danza della morte, allungandosi nel supremo desiderio di stendersi al cielo.


All’alba la bufera s’acqueta, il sole torna a brillare sul luogo di tanta sciagura; il lago giunto al massimo della piena incomincia a defluire scoprendo lentamente un esile tronco che la primavera adorna di verdi fronde.
Alcuni pescatori notturni hanno poi asserito che nelle notti lunari, l’esile pianta del solitario scoglio si scuote dal suo torpore alla brezza montiva, e intona un triste ma dolce canto alla luna.



1 lo scoglio, di cui si fa cenno, è il cosiddetto ”Melgonaro”, che affiora a qualche decina di metri al largo dei Castelli di Cannero, in direzione di Luino / Maccagno. Su di esso cresce una pianta, che probabilmente Armando Chirola vedeva nelle sue veleggiate giovanili, e che gli diede spunto per immaginare l`intera leggenda della giovane luinese Bianca Maria.
Note Bibliografiche:
da L’eco della selva, 1941
A Cura di:
   [Nicola Menepento]

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