Locarno (1975 ab. Capoluogo di circolo e distretto, ed una delle tre capitali del Canton Ticino nella diocesi di Como).
Cenni storici.- Se, come opinano alcuni scrittori (fra cui Gian Gaspare Nessi che non ha guari pubblicò le sue eruditissime Memorie Storiche di Locarno) di celtica origine da
Loc-ar-on, luogo dell’acqua, fosse veramente il suo nome, ben antica sarebbe questa città. Il Muratori arguisce da antichissime pergamene, che ai tempi dei Longobardi, nel VIII secolo, facesse parte della contea di Stazona (Angera), quarto dei nove contadi in che i Longobardi avevano diviso il milanese territorio. Nel 870 da Lodovico III, detto il Balbo, ebbelo in feudo con titolo di Real Corte la di lui moglie Engelberga. Per diploma di Lodovico IV del 901 funne data signoria ai vescovi di Como, e per lunga serie d’anni seguì le tempestose vicende di quella provincia. Nel 1210 a loro si tolse e diessi in imperial feudo in un con Ascona, Magadino, Minusio e Taverne alle nobili famiglie locarnesi Orelli, Muralti e Magoria. Nel 1262 fu presa ed arsa da una mano di fuorusciti nobili milanesi, guidati da un Giordano Rusca da Lucino. In quelle irose fazioni tra guelfi e ghibellini parteggiò quasi sempre per questi ultimi. Nel 1342 cadde in potere de’ Visconti, che vi ampliarono l’antico castello, creduto d’origine longobarda; lo fornirono di capace darsena con largo cinto di muro, e vi mantennero un militare presidio sino al 1410, in cui Luterio Rusca, per convenzione stipulata col duca Filippo Maria Visconti, ebbe la contea di Locarno con Brissago, la riviera di Gambarogno, Luino, Valtravaglia, ecc., in iscambio della signoria di Como.
Il suo castello riputato era a quei tempi una delle più importanti fortezze dello Stato milanese; nel 1502, per valorosa opera del generale francese Chaumont e del conte Giovanni Rusca, sostenne un formidabile assedio contro 18 mila Svizzeri, cui pose fine la pace segnata in Arona tra il governatore Baissoy ed il cardinale Schinner: pochi anni dappiù, nel 1518, in seguito alla seconda invasione ad alla pace perpetua tra Francesco I e i dodici cantoni elvetici conchiusa a Friburgo, veniva da questi ultimi quasi intieramente smantellato e distrutto in un colle fortezze di Muralto e di Ascona. Solo vi lasciarono in piedi quella porzione che vi sussiste per anco di presente, e serve ad uso di tribunale e carcere.
Nel 1513 in cui, per cessione di Massimiliano Sforza, incominciò propriamente la signoria degli Svizzeri in questa parte d’Italiana contrada, fino al 1798 Locarno fu capo luogo di una grande podestaria o baliaggio, che governato era da una specie di proconsole, detto in lingua alemanna landvogt, eleggibile ad ogni biennio.- E fu in sul principio di questa lunga epoca, e proprio nelle prime due metà del secolo XVI e XVII, che due pessime furie miseramente funestarono questa contrada, lo scisma religioso vo’ dire, e la superstizione scempia e feroce delle stregherie. Apparecchiarono i primi semi delle, religiose novazioni. Giovanni e Luigi Orelli e Giovanni Muralti, e più arditamente si fecero della riforma patrocinatori il prete Gio. Beccaria, maestro di scuola e fuoruscito milanese, e certo P. Benedetto da Locarno, fervido orator sacro dell’ordine de’ Minori Conventuali. Quindi scissure e scandali. Per ricondurre gli animi alla ortodossia della fede comune, il 5 agosto 1549 fecesi luogo a pubblica discussione; ma non si venne a capo di nulla. Laonde in marzo del 1555, per decreto dei cantoni d’Apenzello e di Glarona, ben 173 individui costretti furono di spatriare, e recatisi a Zurigo vi stabilirono una riformata chiesa italiana, con a capo a supremo ministro il nominato G. Beccaria, cui non guarì dopo sostituivasi il famoso Occhino sienese.
Quanto alla diffusa e sciagurata ubbia delle fattucchiere, già al cap. 93 degli statuti di Locarno era stabilito, che
Se uno farà malefici…o fosse stregone o strega, incantatore o fautore di simili diaboliche arti sia abbruciato talmente che muoia. E ben cinque volte nel 1626 e 1658 la piazza di Locarno fu spettatrice dell’orrenda cerimonia sopra cinque donne, che sottoposte alla tortura confessaronsi ree di essere ite col dimonio a balli e tresche, portatevi in certi luoghi, e per solito nelle vicinanze di Contra, su caproni o cavalle bianche, e di aver malefiziato uomini e cose; ondeché furono spente sul rogo.
Per l’atto federale del 13 marzo 1802 Locarno fu ammessa a far parte della sovranità cantonale della Svizzera ticinese, sancita colla mediazione del primo console N. Bonaparte: in segiuto, per la costituzionale riforma del 1814, venne dichiarata una delle tre capitali di tutto il Cantone, per cui ad ogni dodicennio essa è fatta sede del Consiglio di stato e del legislativo consesso.
Uomini celebri.- Di non poche illustri e antiche famiglie va Locarno fastosa. Tra le più antiche gli Orelli, i Muralti, i Magoria tengono il primo posto: quindi vengono, i Rusca, i Bologna, i Donati, i Marcacci. Dei tre primi casati abbiamo ricordo fino dal 1024, e già nel 1180 li vediamo designati con titolo di
Capitanei ereditari di Locarno e sue pertinenze, per diploma di Federico Barbarossa, in rimerito di ospitali onoranze e servigi da essi avuti nel suo transito dall’Alpi Retiche per di qua ai memori campi di Legnano.
Dal 1439 gli ORELLI si perpetuarono nel dominio di Brissago sino al cadere del secolo passato.
Dai MURALTI usci quel Simone, detto
da Locarno, che fu uno dei più valorosi capitani dell’età sua, e principale strumento della grandezza dei Visconti. Ei segnalossi primamente alla battaglia di Gorgonzola (1245), in cui fe’ prigione il condottiero del nemico esercito, Enzo, figliuolo all’imperatore Federico II, re di Sardegna. Caduto egli stesso in mano a’ nemici al passo del fiume Tresa, nel 1264, sostenne ben 12 anni di carcere dentro ferrata gabbia. Uscitone a libertà, strinse lega coll’esule arcivescovo Ottone Visconti; e da Cannobio movendo, e tutte levando in armi le vicine genti, vinse in notturno assalto i Torriani a Germignaga, e di nuovo pienamente sconfisseli l’anno seguente (21 gennaio 1277) alla battaglia di Desio. In questa riuscì anzi a trar prigione lo stesso Napo della Torre, cui alla sua volta, conforme il vezzo di quella età, fe’ chiudere in ferrea gabbia, e la gabbia sospendere per più aspra vendetta al sommo dell’esterno torrion di Baradello, donde a’ passanti, giusta un’antica leggenda, par tuttavia che s’oda fremere
….di torbida luna al mesto raggio
Squallida ed irta per grand’ugne e pelo
Del fier Napoleon la infelice ombra.
Nominato da Ottone alla prima carica di Capitano del popolo milanese, finì poscia i suoi giorni in Como sullo scorcio di quel secolo.
Dalla gente ROZOLIO uscì GUGLIELMO arcv. di Milano nel 1230, uomo di molta erudizione e nel maneggio della pubblica cosa versatissimo, e talmente infervorato che, rotta la guerra contro Federico II, fu primo a impugnare le armi e a dare insolito esempio di bellico valore, in difesa de’ suoi popoli della Chiesa.
I RUSCA, dalla signoria di Como in possesso della contea di Locarno trasferiti, anch’essi grandemente segnalarosi nella professione dell’armi. Appartengono a questa medesima famiglia GIORGIO, vescovo di Trento e cardinale nel 1411: il BEATO VINCENZO dei Minori Osservanti, morto nel 1640, specchio di austera penitenza e di santi costumi; e donna BEATRICE, che pure ebbe titolo di beata, moglie di RUSCA Franchino II, morta a Milano nel 1490 in seno alla religiosa famiglia terziaria di S. Francesco. Da lei si noma il ponte
beatrice, che dalla via di Brera in Milano mette a S. Marco.
Si aggiungano, tra altri più distinti locarnesi: GIANBATTISTA BOLOGNA, dottore il legge e poeta, che nel 1616 diede in luce a Milano una raccolta de’ suoni epigrammi con titolo
Corona poetarum:
FRANCESCO DONATO, dal ferrarese duca Alfonso d’Este creato palatino nel 1594; e suo figlio GIAN ANTONIO, del medesimo onore insignito da papa Clemente VIII: reduce da un viaggio in Terrasanta pubblicava questi nel 1603 una pregiata opera con titolo
Trattato di storia delle parti orientali:
E per ultimo il barone G. M. MARCACCI, già console gen. Presso l’i. r. governo di Lombardia, che morendo a Milano nel 1854 legò in dono alla patria ogni suo avere nel Cantone (circa 80,000 fr.), oltre fr. 2,000 a speciale benefizio dell’Asilo d’infanzia.
Cose Notevoli. - La popolazione di Locarno, che ai tempi del Morigia componevasi di 500 fuochi e contò già sino a 6000 abitanti, conserva anco oggidì una strana distinzione di classi, dette nelle vecchie carte
comunità od
università di
nobili, borghesi e
terrieri, con triplice ordine di terre e rendite in comune, dalle singole corporazioni particolarmente amministrate.
Esteso oltre il bisogno dell’attuale popolazione è il suo abitato, nobilmente disposto in piano inclinato, a piè di ben colti poggi e pittoreschi dirupi, e lunghesso un tranquillo seno di lago amorosamente aperto ai primi raggi del sole.
Bella e maestosa comparsa vi fa la gran piazza, cui fronteggiano in protratta curva le più ricche e nobili case con portici a vario disegno. L’attiguo spaziato lido è luogo opportuno alla costruzione di grossi navigli, e servì già di cantiere ai piroscafi dell’antica impresa sociale, ed alle prime barcacce e vaporiere della i. r. flottiglia.- Per più facile approdo e maggiore sicurezza delle navi comuni, praticossi in questa rada un ampio canale, a mo’ di darsena, cui venne più recentemente aggiunto un imbarcatoio a servizio de’ piroscafi. Ora quell’antico canale si va otturando, nel pensiero di stabilirvi un più capace porto conformemente ai bisogni del nuovo sistema della sarda navigazione, che qui è da credere farà capo, quando siavi condotta la progettata ferrovia pel Lucumagno.
Palazzo governativo. - Sempre in isolata parte e quasi nel centro della maggiore piazza testè designata. Fu compiuto nel 1839 su disegno dell’architetto Pioda, e per conto d’una società d’azionisti. Viene a ogni dodicesimo a risiedervi il gran Consiglio per sei anni consecutivi; e vi si trova a pian terreno l’ufficio postale e telegrafico.
Pubblici istituti. - In fatto di libere associazioni è vanto particolare di questa città quello di avere promossa e costituita nel 1812 la società patriottica che si nomina
degli amici di Locarno.
Possiede inoltre un ospedale, un ginnasio cantonale ed un asilo infantile. L’
Ospedale fu eretto nel 1550 ad uso di
poveri e pellegrini, sotto l’immediato patrocinio della Santa Sede. S. Carlo Borromeo, di cui posteriormente assunse il nome, recògli in dote i beni della sopressa casa e prepositura dei monaci Umiliati. Di presente è chiuso per dissesti finanziari, causati da soverchi dispendi per ricovero di trovatelli (V.
Rapporto sul ven. ospedale di S. Carlo in Locarno, 18 luglio 1854).
Il nobile Luigi Appiani fondò le prime scuole in Locarno, che fino al 1837 da due soli maestri venivano adempite. Dirigevanle ultimamente i PP: Conventuali di San Francesco. Sopresso il religioso ordine nel 1853, a spese del municipio e del governo stabilivasi nel medesimo convento un compiuto
Ginnasio cantonale, dove l’insegnamento è diviso in classi elementari maggiori e minori, in tre di grammatica latina, e due d’umane lettere.
L’Asilo d’infanzia, aperto nel 1846 da una società di benemeriti, ricovera circa 80 bambini di povera e di agiata condizione: questi vi contribuiscono una annualità di lire 30. L’istruzione è data da un direttore, che riceve onorario di annue lire 600, coadiuvata da una maestra a lire 300 e da una assistente; e il pubblico ne è soddisfatissimo.
Conventi e chiese.- Tre religiosi chiostri vi fiorivano in questi ultimi tempi: il convento dei Cappuccini, fondato nel 1602 accanto alla via che mette alla
Madonna del Sasso : quello dei Minori Conventuali, in capo alla via di S. Francesco, a pochi passi dall’antico castello; ed il monastero delle Agostiniane, non lungi dal porto. I primi due venivano poc’anzi aboliti per legge governativa (1852-53), e solo n’andò salvo il monastero delle Agostiniane, che vi ebbe origine nel 1616, e vi raccoglie una famiglia di circa 30 religiose.
Attigua al sopresso chiostro dei Minori Conventuali e la
Chiesa di S. Francesco, edificata nel 1230, ricostrutta nel 1300, e successivamente nei secoli XVI e XVII cogli avanzi dell’antico castello maggiormente ampliata e resa adorna di bel colonnato in pietra di Moscia. Vi si conservano alcune pregiate tele, ed una serie di grandi ritratti de’ sommi pontefici, vescovi e cardinali usciti dalla medesima religiosa famiglia. La fondazione di questo tempio si attribuisce alla zelante opera di S. Antonio di Padova, che nel vicin chiostro per alcun tempo prese dimora.
Chiesa collegiata di S. Antonio. - A questo santo è dedicata la chiesa parrocchiale, che sorge innanzi a grandiosa piazza nella più alta regione della città. La si eresse nel 1674 sulle ruine d’altra più antica al medesimo santo consacrata fin dal 1354. Oltre la bella e vasta architettura si ammira in essa, fra altre buone tele d’ignoti autori un quadro rappresentante una tentazione vinta dal santo patrono, egregiamente disegnata da F. Orelli locarnese. Gli altari delle cappelle che corrono in giro alle isterne pareti offrono in borominesco disegno una profusa ricchezza di marmi, pei quali è notevole soprattutto l’altar maggiore e la balaustrata davanti al medesimo.
Costumi e commercio. - “Locarno è doviziosa di acri ingegni, scivemi un egregio amico di colà, e possiede moltissimi elementi di prosperissimo avvenire; ma, è uopo il dirlo, e’ trascorrono di spesso dietro utopie, e discussioni verbose e talora aeree di miglioramenti nel solo campo intellettuale, e si affannano sovente con troppo di passione dietro la politica strettamente detta. Gl’interessi vitali e fecondatori del ben essere materiale, senza cui anche la mente non può avere pascolo, hanno troppo scarsi interpreti e zelatori. Di qui, per rapporto a quello che avviene in altre contrade, la stazionarietà commerciale ed artiera. Oh venga, venga presto il momento di potere, mediante la progettata ferrovia da Locarno per il valico delle Alpi, risvegliare l’azione e l’energia de’ miei concittadini…”
Non è però che ella sia all’intutto senza importanza di industria e commercial movimento, come più innanzi confessami il medesimo egregio patriota. Chè non vi mancano ben provvisti magazzini di merci, e case di spedizioni di buon polso, quali la ditta Pedrazzini G. B. e comp., Fanciola Giacomo e figli, ed altri. L’industria poi vi novera una buona fabbrica di birra in amena villetta presso la città; e, a due chilometri circa della medesima, una ragguardevolissima cartiera della ditta Franzoni, che nulla ommise perché i trovati dell’arte e della industria più raffinata vi avessero la più larga e soddisfacente applicazione, sia per le diverse ragioni delle materie prime, come per la scelta accurata e grandiosa degli opifici.
Oltre un’unica fiera a San Martino, ma oggimai quasiché andata in oblio, evvi da immemorabil tempo in fiore un mercato il giovedì d’ogni quindici giorni, mercato che riesce di speciale interesse al forestiero pel curioso e bizzarro quadro di differenti costumi che vi rappresentano negli abiti, nel linguaggio e nei modi gli alpestri abitatori delle svizzero-ticinesi vallate coi riverani del Piemonte e della Lombardia. Grosso è il commercio che vi si fa in tale occasione, segnatamente in grani e vini che si traggono dalle due anzidette province limitrofe, in formaggi e grascine, legna, carbone e armenti, a cui si aggiungono speciali manifatture di qualche sua valle, come trecce e cappelli di paglia, pentole di laveggio, ecc.
Come terra poi di antico e facile transito dalla Svizzera all’Italia e viceversa, come terra partecipante alla severa bellezza delle montagne e vallate elvetiche, e insieme giocondata dal bellissimo sole d’Italia, dal suo dolce clima, dal suo più dolce e armonioso linguaggio, è dessa pur di continuo nelle belle stagioni della state e dell’autunno frequentatissima da viaggiatori d’ogni contrada, che vi si recano a diporto, ed a studiose indagini e utili ricognizioni.
E a comodo di questi trovansi in Locarno tre grandi
Alberghi, la
Corona, lo
Svizzero e il
Lucumagno, che quantunque non siano da pareggiare alla squisita eleganza e ricca sontuosità di que’ tanti più recentemente stabilitisi quasi in ogni elvetica cittadetta, pur non lasciano gran fatto a desiderare in ordine ai primi agi e bisogni del vitto e della politezza. La
Corona primeggia per bel fabbricato, per amenità di vedute e per diligente servizio: di recente ampliato colla giunta di uno stabilimento per bagni, egli può fornire a’suoi ospiti ogni più ricercato conforto.
Mezzi di trasporto. - Molto acconciamente infine provvedono qui alla comunicazioni per acqua e per terra i frequenti approdi dei piroscafi tanto governativi sardi, che della società del Lloyd; le due federali messaggerie che ogni giorno vi provengono da Bellinzona e ne ripartono alla stessa volta, in ugual tempo (ore 2) e pr ugual prezzo (fr. 2) che da Mogadino; una terza per quotidiana e periodica vettura che conduce per valle Maggia sino a Bignasco in quattro ore di viaggio, ad una quarta che corre ogni due giorni per valle Onsernone sino a Loco, capo circolo della vallata (ore 2,30), senza dire d’altri più mezzi di trasporto che vi si trovano a tutte l’ore del giorno, a comodo dei richiedenti.
Dintorni.-Ad ostro da Locarno il territorio si dilata in estesa pianura di ubertosi campi, di verdi selvette, di praterie fiorite tra cui il Maggia per più rami corre a metter foce nel lago: lo circonda alle spalle, da mezzodì sino al bacio dell’onda presso l’estremo lido settentrionale, una serie di vaghe montagnole, disposte a guisa dì ventaglio, leggiadramente vestite di ben colti vigneti, e qua e qua e là ingemmate di casini, di palagi, d’eleganti ville, che d’anno in anno vannosi per tutto moltiplicando, massime là, donde si apre il litoreo cammino per a Bellinzona. Davanti gli si ripiana con dolcissime curve un diffuso bacino d’acque, cui le gigantesche ombre delle opposte montagne selvose più vivamente tingon d’azzurro, e che più geografi e statisti con peculiar nome di
locarnese lago designano. Più lungi sovrasta da tergo l’estremo gruppo degli elevatissimi monti, che alle due latistanti vallate del Maggia e del Verzasca s’interpongono.
Questo territorio poi è d’ogni altro ricchissimo di rare specie botaniche, tra le quali indichiamo le seguenti:
Festuca Lachenalii, Spenn.;
euphorbia lathyris, L. ;
laurus nobilis, L.;
punica granatum, L.;
diospyros lotus, L.;
orobus tenuifolius, Roth.;
vinea major, L.;
cistus salvifolius, L.;
limosella acquatica, L.;
peplis portula, L.;
isnardia palustris, L.;
panium undilatifolium, Ard.;
calamintha grandiflora, Moench.;
elematis recta, L.;
centaurea nigrescens, Wild.;
splendens, L.;
hipparis, L.;
rynchosporca fusca, Val.;
eyperus fuscus, L.;
eragrostis pilosa Beauv.;
briga minor, L.;
heleropogon Allionii, R. S.
andropogon gryllus, L.;
pteris cretica, L.;
notholacna marantac, R. Brwn.;
corsinia marcantioides, Raddi;
peuccdanum alsaticum, L.;
carex piulifera, L.;
punctata, Gaud.;
isoctes lacustris, L.;
najas major, L.;
androsemum officinale, All.;
fimbrrystilis annua, R. S.
Quindi è che da Locarno di molte gite ne si offrono, non pure a semplice diporto, ma altresì a studio di natura, di paesaggio, di naturali produzioni, ed utile e insieme a diletto di caccia, a sublimi emozioni, e, aggiungasi, a refrigerio e conforto di pii credenti.
Fonti bibliografiche:
L. Boniforti,
Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s.d. (ma 1858), pp. 169-181.
- A Cura di:
- [Valerio Cirio]
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