Laveno (com. di 1200 ab. in distretto di Gavirate, prov. e dioc. di Como: con ricevit. dog. commiss. di polizia, presidio milit.; alb.
Stella, Posta, Moro). Giace allo sbocco di val Cuvia e del torrente Boesio, in fondo ad uno stretto golfo, formatovi dal lago a guisa di natural porto, del tutto sicuro dai venti di nord e mezzodì:questo golfo è, come a dire, la Spezia del Lago Maggiore.
Fu patria di GIO. BATT. MONTEGGIA, uno dei più celebri medici e chirurghi del nostro tempo, autore di pregiate opere, fra cui le
Istituzioni di Chirurgia, dettate nell’Ospedale Maggiore di Milano: morì in questa città nel 1815, e nel medesimo ospedale fugli eretto un monumento con busto in marmo, lavoro del Facetti.
L’abitato di Laveno si addossa alle scogliose radici di monte Boscero, le cui spalle rigogliosamente verdeggiano di una fitta boscaglia di frassini e lecci. Ma erta e fantastica sopra ogni altro monte che bagnasi nel Verbano, porta esso la cima e biforcuta; e dal suo seno manda una cascatella di pura linfa, che somministra al paese una fresca acqua perenne, in alcuni mesi dell’anno spumeggiante a guisa di fiume-latte.
Sui due promontori che difendono la baia da mezzodì e da settentrione, l’i. r. governo, che vi tiene presidio e armata flottiglia, ha fatto recentemente costrurre, con largo dispendio e lavorio di più anni, due fortilizi con ampie caserme, a cui è progetto d’aggiungere una corona d’altri fortilizi nelle più eminenti vicinanze. E già sulla rupe imminente al Forte detto di
S. Michele, da un’antica statua ivi innalzata al Santo di questo nome, vennero demoliti gli ultimi avanzi del vecchissimo castello per gettarvi le fondamenta d’un nuovo.
Le quali militari opere paiono destinate a proteggere l’i. r. flottiglia, che stanzia in questa rada, e componesi di num. 6 barche cannoniere, e tre piroscafi da guerra, uno dei quali fu ceduto alla società del Lloyd in servizio del commercio (V. pag. 46). Laveno, naturalmente difeso e cinto da promontori, da scoscesi ed altissimi monti, posto al centro e in riva alla più larga estensione del Lago Maggiore, a veggente delle frontiere sarda e svizzera, di fronte alla gran via pel Sempione accenna al cuore della Francia, mostrasi per verità la più acconcia posizione ad essere tramutata in piazza di qualche considerevol momento.
E già la ben accorta strategia degli antichi romani, a frenare le scorrerie delle genti alpine, aveva qui collocata in permanente guardia una poderosa legione, se dobbiam credere a quanto riferiscono il Galvagno Flamma, il Bescapè ed altri. E certo, non poche romane monete e iscrizioni con vasi cinerari, e tronchi d’aste e di spade, che di tratto in tratto si rinvengono in questi dintorni, gli estesi muraglioni e l’ampie cisterne con giro di fossati ultimamente scoperti nelle opere di demolizione e di scavi sull’anzi nominata rupe dell’antico castello, fan segno di romane origini, e d’antiche militari imprese.
Commercio.
Laveno fa considerevol traffico di legname; ha un’antica fabbrica di vetreria dei fratelli Franzosini d’Intra, una filanda di seta provvista di circa 40 bacinelle del signor Carlo Tinelli, proprietario di una bella casa in amena situazione; e nei giorni di mercato (il mercoledì d’ogni settimana) abbonda segnatamente di granaglie e stoffe.
Le sue più frequenti comunicazioni per via del lago sono con Intra e l’Isole Belle che ha di fronte, e coi mercati di Arona e Luino: per terra col Varesotto ed il Comasco, per dove, e viceversa, corrono ogni giorno periodiche vetture, in coincidenza alla Camerlata colla ferrovia di Milano, a Laveno coi piroscafi del Lago Maggiore.
Uscendo a levante del borgo, incontrasi a circa 200 passi sulla via postale per Varese, l’antica parrocchiale, ora convertita in polveriera. In questo luogo credesi che fosse fabbricato l’antico Laveno,
Labienum dei Romani.
Di là, volgendo a destra, ci si offre allo sguardo una nuova e più diffusa letizia di pianeggiante suolo, vagamente interrotto da feracissimi e dolci clivi, da ombrate vallicelle, e corso da una assai comoda via distrettuale, che, passando per Mombello, Legiuno [Leggiuno], Monvalle, Brebbia ed Ispra, conduce ad Angera, e di là, costeggiando il lago a Sesto Calende (22 chilom. Da Laveno).
Fonti bibliografiche:
L. Boniforti,
Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s. d. (ma 1858), pp. 217- 220.
- A Cura di:
- [Valerio Cirio]
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