STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

La scheda che stai visualizzando è visibile GRATUITAMENTE.

Elenchi di funzionari e cariche pubbliche in «ANGERA»

Denominazione:
Angera
Breve Abstract:
Cenni storico geografici
Abstract:
[…] Proseguendo il nostro cammino fra ubertosi campi e vaste brughiere di recente dissodate; ove apparisce un terreno riccamente torboso; e lasciando a destra sul lido il comune di Ranco (con Uppone 420 ab., tutti coloni e pescatori), noi giungeremo in brev’ora al capoluogo e borgo di
Angera (2050 ab., capoluogo di distretto, in provincia di Como, dioc. di Milano, con comiss. di polizia, uff. di posta e ricevitoria di finanze; - alb. Due Spade) .
Cenni storici. - Fu, per quanto narran le cronache, in antichissimi tempi illustre città, e capo di vasta contea, del cui titolo si fregiarono duchi, re e imperatori. Ma ignorasi quando e da chi primamente edificata fosse. Il nome di Angera vuolsi per taluni siale derivato da Angerona, dea del silenzio, a cui i romani [Romani], dicesi, aveano qui dicato statua e delubro – parola, che sarebbesi poscia bipartita, a significare Angera ed Arona. L’antichissima città sorgeva ad un miglio più lungi del moderno abitato: essa venne distrutta dal re dei Goti Ataulfo.
Più tardi, riedificata da’ longobardi [Longobardi], ebbe nome di Stazzona, probabilmente dalle stazioni che quivi facevano i soldati posti a difesa di questa parte d’Italia contro le incessabili incursioni degli ultramontani. Quando sugli ultimi tempi dei longobardi [Longobardi] tutto il milanese [Milanese] territorio fu diviso in contadi, quello di Stazzona formava in numero d’ordine la quarta contea, e ne dipendevano quasi tutte le terre dell’una e dell’altra riva del lago, e talora sino alle vette del Sempione e del S. Gottardo.
Celebri nella storia milanese furono i conti di Stazzona o di Anghiera il primo di cui siane ricordo, fu Bernardo, figlio di re Desiderio. L’ebbe quindi per forza d’armi, in un col castello di Arona, l’arciv. di Milano Arnulfo, ed a suoi successori dagli imperatori d’Allemagna veniva in feudo conferito; poi si succedettero i Visconti, duchi di Milano, che solonnemente ne furono investiti dall’imperatore Vincislao nel 1397, con titolo di Conti d’Angera. E primo anzi della viscontea famiglia, per quello che narrano il Morigia ed altri, fu UBERTO, luogotenente del vicario imperiale, ossia conte d’Italia, epperò detto viceconte, da cui secondo il medesimo autore, la demnominazione e l’origine del casato Viceconti. Ne ricorda infatti la storia di quei tempi i nomi di Aliprando Visconti d’Angera e di Ottone suo figlio, che fu alla conquista di Gerusalemme, di cui parla il cantor di Sorento:
Il forte Otton, che conquistò lo scudo,
In cui dall’auge esce il fanciullo ignudo.
Sullo scorcio del XIII secolo, per cagione di guerre intestine, e più specialmente dopo la disfatta dei Visconti alla battaglia data loro da Cassone Della Torre sul vicin fiume Guassera, Angera notevolmente scadde dall’antico suo lustro, e venne anzi in gran parte guasta e ridotta alla condizione di semplice borgo, soggetto alla città di Milano (1).
Ludovico Sforza con due decreti del 1493 e 1497 curò tornarla all’antico decoro; e nuovamente fregiavala del titolo di città, e fecevi coniare monete, che per testimonianza di Giulio Salerno aveano sul diritto l’effigie della Madonna, e sul rovescio la città di Angera, colla iscrizione Ludovicus Sfortia, Angleriae Comes.
Il cardinale Federico Borromeo, la cui famiglia già dianzi era stata investita del feudo di Angera dal duca Filippo Maria Visconti, ricuperollo una seconda volta da Filippo IV re di Spagna. Finalmente pel trattato di Worms il titolo e la più gran porzione della antica contea di Angera posta sulla occidental riva del lago, passò ai re di Sardegna. Ma i Borromei vi mantennero lor signoria fino alla soppressione di tutti i feudi, avvenuta colla invasione dei francesi [Francesi]; ed essi ne ritengono pur anco la proprietà del castello, in un con buona parte del territorio ed un bel palazzo in vicinanza del porto.
Castello.- L’ampio Castello con torri, e prolungate cortine a merli e feritoie, che romanticamente sublimi si levano a specchiarsi nell’onda d’in su la vetta d’una squarciata rupe, cui da tre lati rivestono pomposi vigneti fra più verdi macchie di castani e di pini, gli è uno dei monumenti più insigni e più scenici a vedersi, che in questi dintorni sia stato meno altraggiato dalla vastatrice mano dell’uomo e del tempo.
Nel 1308 Francesco da Parma, arciv. di Milano, vi si rifugiò, e vi morì. Giovanni Visconti arciv. e signore di Milano lo riedificò nel 1350 sulle ruine d’altro più antico castello, e nelle interne pareti fecevi dipingere le gesta del belligero suo antecessore Ottone, che in qualche parte ancor sonosi conservate. Il card. Federico Borromeo lo ampliò e lo arricchì di alcune pregiate tele, ritraenti alcuni dei principali fasti di sua famiglia. Quel gran pozzo, che sta sotto la torre a nord , ad anco oggidì porta il nome di pozzo Rolando, formava già parte dell’antichissima rocca, fatta ivi costrurre da Rolando Visconti.
Silenzio, solitudine e obblio or d’ogni intorno lo possiede: un povero e vecchio contadino, pienamente inconscio delle cose che furono, e solo intento alle agresti bisogne del breve orticello e del più carreggiato vigneto, n’è il solo custode… Per poco anzi una fulminea saetta, cadutavi nella state del 1855, non ne abbatteva e inceneriva quelle altissime solitarie mura.
Cose notevoli. – Fa nobile e lieto il prospetto d’Angera verso il lago un amplissimo sterrato con ombroso viale, e bel porto costrutto nel 1820: in faccia a questo si eleva la chiesa della Madonna delle Grazie d’incompiuto disegno, che fa singolar contrasto coll’attiguo moderno palazzo del conte Renato Borromeo. Superiormente, a capo della via che attraversa in lungo il paese, fa di sé nobile mostra la villeggiatura Paletta, il cui delizioso giardino si estende su per le falde della Rocca in assai vaghi prospetti. All’altro capo della medesima via sorge la prepositurale chiesa, d’antica struttura; ed ivi sul circostante piazzale veggonsi infissi nel suolo, a mo’ di pilastri, non poche reliquie di romane antichità, come capitelli, e scannellati tronchi di marmoree colonne, coperti di geroglifici, di sfingi e mezze figure. Più il là eravi un convento di monache Carmelitane, soppresso ai tempi di Giuseppe II, ed ora convertito in pubblica locanda.
Negli andati tempi fiorironvi già due annue fiere, ed un mercato il lunedì d’ogni settimana: ora non vi resta che un fioco indizio di quelle, ai primi di giugno e settembre.
Dintorni. – Il territorio è ben colto e ricco di biade, vini, fieni, e gelsi: il ricolto de’ bozzoli vien lavorato sul luogo dalle due filande Simonelli e Vedani: il vino della rocca è di prelibato gusto e riputatissimo nelle mense delle più ricche case lombarde.
Anche la calce che traesi dal nocciolo della medesima rocca, è di buona qualità:di questo sasso, che è un marmo calcare di colore giallognolo, anticamente facevasene molto smercio per rivestimento e fregi d’edifizi.
La ricca miniera di torba, ond’ è sparso quasichè tutto il territorio da Angera ad Ispra, può credersi formata dal lago medesimo quando in antichissimi tempi copriva, ovvero dalla famosa inondazione dal VI secolo che divelse, trascinò e seppellì immense selve, e della quale parla la cronaca di fra Jacopo d’Acqui (mss. della biblioteca ambrosiana di Milano).
Da qualche anno se ne imprese la coltivazione, e si spedisce in considerevole quantità pel Ticino a Milano.
Una sorgente d’acqua epatica trovasi a 25 minuti dall’abitato, sotto la collina di Barza, là donde s’incominciarono gli scavi della torba (V. p. 226-27).
Isolino. – Restaci a dire di quella verde isoletta che sorge in vista dell’abitato di mezzo al picciol golfo, che vi fa il largo a mezzodì. Misura essa appena un perimetro di 350 metri all’incirca, e non ha altro ornamento fuor che una marmorea lapide, a forma di tempietto, fattavi erigere dal conte Crivelli tra bei filari di pioppi.
Pensano alcuni autori che a questo isolino fosse dagli sgherri della barbara Oliva condotto a morte il diacono Arialdo, e di quinci con lungo lubibrio trascinato e sepolto a pie’ del vicin colle di S. Quirico (V. p. 53).
Clima.- In ordine al clima, anche qui come Varenna sul Lario, vi ha un proverbio che dice:
Scelga chi vuol provar pene d’inferno
D’estate Angera, ed Arona d’inverno.
Il che è falso per rispetto al clima generale dell’uno e dell’altro paese, che non differenzia punto da quanto abbiam detto nella prima parte del libro, §III; ma ha pur qualche faccia di vero rispetto a certe località dell’abitato d’Angera a pieno mezzodì, e di quello di Arona dal lato nord.
Angera capo distretto.- Stanno nel distretto d’Angera, oltre i nominati comuni di Ispra e Ranco, quelli di Tajno e di Lissanza, sorgenti l’uno in prospetto, l’altro sulla riva del lago, e di cui diremo in seguito; e quelli di Barza con Monteggia (200 ab.), Cadrezzate (563 abitanti) sul laghetto di Monate, Barzola (200 ab.), Osmate (241 ab.), Capronno (190 ab.), Comabbio (543 ab.) sul laghetto del medesimo nome, di basse acque, largo circa mezzo miglio, lungo due; Lentate (190 ab.) e Marcallo (462 ab.), tutti più nternamente dal lido situati in ben colti piani, o su dolci e fertili colli. Intorno a’ quali paeselli nulla evvi d’interessante a notare, tranne la buona coltura, e natia fecondità del terreno.
Memorabile nei luttuosi fasti delle fraterne guerre lombarde è il fiumicello Guassera, che decorre fra Capronno a Barzola, e mette foce poco oltre di Ronco: poiché condotti alle sue rive nel 1276 i popolari milanesi da Cassone Della Torre, e venuti ivi a combattimento coi nobili Visconti guidati da Langoscio, signor di Pavia, ne riportarono sanguinosa vittoria, seco traendo dei nobili 34 prigionieri, che passarono a fil di spada nel vicin borgo di Gallarate.
Da Angera è breve, e non sarà certamente senza diletto una gita al Varesotto e ai laghetti di Bardello, di Monate e Comabbio, tutti copiosi di pesce e contornati da lande torbose e ricche di selvaggiume, per chi ama la caccia. Evidentemente questi laghi non formavano che un solo col Verbano; ma chi potrebbe indicarne l’epoca, e misurare i tempi del successivo disgiungimento? Nessuna conoisciuta cronaca ne fa menzione.
(1) Civitas Angleriae et civitas Briantiae in nostra oppida rediguntut. GALV. FLAMMA.



Fonti bibliografiche:
L. Boniforti, Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s.d. (ma 1858), pp. 227-233.
A Cura di:
   [Valerio Cirio]

La scheda che stai visualizzando è visibile GRATUITAMENTE.

Magazzeno Storico Verbanese

A tutti gli amici e studiosi che nel tempo avete condiviso o vi siete interessati alle attività della Associazione Magazzeno Storico Verbanese, dobbiamo purtroppo comunicare che in seguito alla prematura scomparsa di Alessandro Pisoni, la Associazione stessa, di cui Alessandro era fondatore e anima, non è più in grado di proseguire nella sua missione e pertanto termina la sua attività.

Leggi di più

 

Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

Leggi la biografia

 

Ra Fiùmm - Associazione Culturale Carlo Alessandro Pisoni

Vai alla pagina facebook Ra Fiùmm