Stresa (820 ab). -
Albergo Reale, uff. post. E dog., staz. di carab.), donde il lago per più miglia diverge nella direz. di O-N-E, formando il golfo di Feriolo, così detto dal villaggio che siede in fondo al medesimo.
Cenni storici.- Su questo paese pubblicò non ha guari il pregevole opuscolo di notizie storiche il sacerdote Vincenzo Devitt [= De Vit]. Dal medesimo impariamo, come per breve intervallo di tempo, dal principio cioè del XIII a quello del XIV secolo, il borgo di Stresa venisse disgiunto dalla signoria del Vergante, e dato in potere ai Barbavara, feudatari di Pallanza, Intra e Vallintrasca, che lo munirono di castello. Indi seguì le vicende del suo capoluogo fino al XVI secolo, in cui il feudale dominio dell’abitato di Stresa e del suo territorio fu diviso per metà fra le case Visconti e Borromeo; infine, per cessione di A. M. Visconti d’Aragona, l’intero feudo passò in esclusiva proprietà della famiglia Borromeo, che vi si mantenne fino alla pace d’Aquisgrana (1748), quando colla contea d’Angera e le provincie dell’alto novarese vennero alla Monarchia Sarda aggregati i paesi del Vergante non solo, ma e di tutta la occidental riva del Verbano sino a Cannobio.
Particolarità.
Dell’antico castello non vi rimane quasi nissun altro avanzo che il nome, a distinguere la Stresa-castello situata sul declive del colle a mezzodì, della
Stresa-villa che volge da O-N., intersecata dai due torrenti
Creè e
Pizzo. Si presume che in antico vi potesse essere sul primo di questi torrenti, nella valle per cui si dichina, poco oltre al cimitero, una considerevole manifattura di pannilana, stabilitavi forse dai PP. Umiliati, che vi possedevano un convento innanzi al 1398. Le antiche memorie del luogo portano che nei vecchi tempi l’abitato si estendesse molto più alle falde del monte, dove ancora si scoprono ruine di antichi edifizi, e dove alcune case che pur vi sussistono con pitture a fresco sulle esterne pareti, ci offrono indizi di una assai remota antichità. “E’ local tradizione, scrive il Casalis, che il villagio di Stresa fosse altre volte men esteso, e che la maggior parte del suo abitato esistesse in collina, e che quasi tutte quelle case che erano poste sul colle venissero abbandonate nel secolo XV per cagione della pestilenza, che v’infierì. La dilatazione quindi dell’abitato verso le sponde del lago ebbe luogo gradatamente dopo quell’epoca, e dalla semplice ispezione de’fabbricati lungo la pubblica strada del Sempione (qui condotta a termine nel 1807 (sic!) si scorge che la più parte di essi sono di costruzione recente,” (Devitt [= De Vit]) –Tra queste primeggiano la Chiesa parrocchiale, il palazzo Bolongaro e la villa De Martini.
Chiesa parrocchiale.
Nel 1790, e precisamente per opera della famiglia Bolongaro, fu essa condotta a termine su disegno del cav. ab. Zanotti [=Zanoja), a forma di croce greca e di bel ordine corintio.
Il quadro che vi rappresenta il Crocefisso, è pregiato lavoro del Morazzone; l’organo costrutto nel 1843 può dirsi dei migliori che siano usciti dalla fabbrica di Eugenio Maroni-Biroldi di Varese; l’uno e l’altro sono dovuti alla generosità di Anna Maria Borgnis, ultima dei Bolongaro, morta nel 1848.
Le sei statue che adornano le interne pareti a destra ed a sinistra dell’ara maggiore, dello scultore Somajni modellate a stucco; il bel dipinto in vetro colorato del cel. Bertina [= Bertini], rappresentante il battesimo di Gesù Cristo; il ricco pavimento a piastrelle d’invenzione del Morier, e i due angioli in bianco marmo scolpiti da G. A. Labus sulla esterna fronte del tempio, furono posteriormente fatti eseguire a spese dell’ab. Branzani
Il
di vasta mole, con vago giardino di dietro a allato, e maestoso piazzale sul davanti, fu fatto erigere nel 1771 da G. F. Bolongaro, che itone povero sui mercati di Olanda e di Germania, e datosi ivi al commercio dei tabacchi, tornossene ricco di parecchi milioni. Possedevalo ultimamente la signora Anna Maria Bolongaro, lodata per esempio di religiose opere e di gentile odspitalità: da essolei nel 1848 passava in retaggio all’abate Rosmini .
Di seguito al medesimo palazzo, e più rasente alla via del Sempione, sulla quale apresi l’accesso per fioriti margini chiusi da ferrea cancellate a colonne di granito, fa ridente mostra di sé la Villa De–Martini, di men grandioso, ma non men bello, e di più moderno disegno.
Chiesa e Convento dei PP. Rosmoniani. - Sulla costa del monte, a dodici minuti dal paese, col quale si unisce per bella strada fiancheggiata da vigneti, da boschi e ruscelletti frescosi, levasi con nobile e candido aspetto la Chiesa e il convento dei PP. Rosminiani. Quella su verdeggiante spianato volge ad oriente la fronte coll’epigrafe: JESU CRISTO MUNDI SERVATORI S. Essa non è per anco del tutto internamente finita, mancandovi, secondo il disegno del suo architetto G. Moraglia, il compimento di alcuni altari.
Il divin Crocefisso, che si vede dipinto sulla pala aderente alla parete del coro, con a lato la Vergine e S. Giovanni, e a’ piedi S. Carlo Borromeo, usci dallo studio di F. Owerbeck: la cena in Emmaus sulla portella del tabernacolo, fu dipinta da G. Crafonara di Riva di Trento; e l’altare di marmo Carrara, disegnato dall’architetto A. Molli, e ricco di bronzi dorati, è opera del Thomas di Milano. La tela rappresentante S. Anna con S. Gioachimo e la Beata Vergine ancor fanciulla, nella cappella a destra dell’altare maggiore, è lavoro di L. Zuccoli; la Sacra Famiglia, nella cappella a sinistra, è del francese Drivet.
Per ornamento alla chiesa sonovi anche lavorate in istucco dal Somaini cinque statue, che vi rappresentano i quattro principali santi del Lago Maggiore, S. Carlo, San Arialdo, il b. Alberto Besozzi e la beata Caterina da Pallanza, con San Pietro nella nicchia di mezzo, rimpetto al pulpito.
Disegno del Moraglia è pur anco l’attiguo grandioso fabbricato, compiuto in due riprese nel 1842 e 1847 e che serve di casa matrice ai membri dell’Istituto della Carità (1) di cui fondatore e patriarca fu l’illustre filosofo roveretano, Antonio ROSMINI-SERBATI,
Quel savio maestro che nutrito al seno
Dell’itala Sofia, le formidate
Frecce acuendo, sgominò le insigni
Nordiche fole: antica anima ei scrisse
Per la fede de’ padri e il diminuto
Nome d’Ausonia, e vendicò gli affanni
Della patria e del ciel.
Nato a Rovereto, nel Tirolo, il 15 marzo 1797, ei finiva di lento malore i suoi giorni, il primo luglio 1855, nell’anzidetto palazzo Bolongaro, in Stresa dove formato avea suo domicilio sino dal 1840. “Allorché negli anni scorsi il viaggiatore si recava a diporto nella stagione autunnale lungo le amene rive del Verbano, passeggiando per la strada che da Belgirate mena a Stresa, era certro d’incontrare un sacerdote ed un vecchio, che insieme facevano la strada amichevolmente. Quel sacerdote era Antonio Rosmini, quel vecchio era Alessandro Manzoni. Un’amicizia sviscerata e tenerissima stringeva da parecchi anni il sapiente filosofo al nostro maggiore poeta… In tutta la sua persona erano raccolte la semplicità del pensatore, l’austetrità del filosofo, la carità del sacerdote, la dignità del gentiluomo. “ Così di lui scriveva G. MASSARI in luglio del 1855.
Prospettive.-
Dall’erto e ben colto podere che circonda il religioso cenobio, e dal verde spianato che allieta l’ingresso al vicin tempio, è mirabile e oltremodo gioconda la vista che divaga dal sottoposto lido di Stresa su pel lucido specchio su l’una o l’altra opposte piagge della triplice frontiera, fra cui a grandissime distanze il lago s’insena. E guardando a tergo più in alto la precipitevol punta del Sasso di Sisifo, e gli opachi dossi del Monterone [=Mottarone]; quindi a manca il solitario Mont’orfano [=Montorfano] e le ignude bizzarre creste della Moncirica catena e degli ossolani gioghi; in seguito il Pizzo Marone levato dietro le dicrescenti montagne di Pallanza e d’Intra; e su queste per ogni dove il bianciccar di casini e paeselli senza numero; e nello sfondo di prospetto i castelli di Cannero, Luino e la conica rupe di Caldiero, circuita dalla sfogata laguna, e superiormente signoreggiata dall’Alpi nevose; ed a mano destra i nereggianti forcuti pizzoni di Laveno accanto alle verdi convalli ed agli arridenti poggi di Cerro e di Mombello….oh da quale e quanta meraviglia non sentesi ivi l’anima solennemente toccare!
Pubbliche beneficenze.-
Alla estinta famiglia Bolongaro, delle più antiche e diffuse in questo comune, debbesi fra l’altro beneficenze la fondazione d’un’ Opera Pia, che ne porta il nome, e provvede segnatamente alla istruzione elementare di ambo i sessi. La scuola maschile dal 1° aprile 1840 venne affidata ai membri del menzionato Istituto di Carità, che in seguito vi stabilirono un collegio-convitto, con insegnamento delle tre classi elementari. La scuola femminile è tenuta dalle Suore della Provvidenza, le quali anche vi dirigono l’ Asilo infantile, aperto nel 1850, e mantenuto a spese di una benemerita società, di cui l’abate Branzini fu sollecito promovitore. Uscendo da Stresa, lasciasi a destra la villa Casanova, posta di mezzo a ben ornato podere dal lago, ed entrasi in territorio di
Chignolo (1350 ab.), ultimo comune nel mandamento di Lesa, ai confini con quel di Pallanza. Dalle vette del Mergozzolo per la Selva lunga si estende oltre il lido sino alle tre isole Borromee; lo compongono le frazioni di Campino, Someraro, Levo, Carciano, l’Isola Bella, l’Isola Madre, e l’Isolino, detto de’ Pescatori: queste ne formano la più vagheggiata parte, e sono anzi il più nobile ornamento di tutto il lago, e, come scrisse un illustre viaggiatore, il più incantevole soggiorno d’Italia.
(1) Questa religiosa congregazione, fondata nel 1828, venne approvata da Gregorio XVI nel 1830: la prima casa era stata aperta alcuni anni dianzi sul monte Calvario presso Domodossola; di là alcuni membri passarono in Inghilterra nel 1838. E già nel 1843, scrive il ROHRBACHER (Hist. De l’Englise, tom. 28) vi tenevano pubbliche scuole, in cui educavano in modo ammirabile più centinaia di giovani. Furono dessi i primi a vestire pubblicamente in Inghilterra l’abito talare.
Fonti bibliografiche:
L. Boniforti, Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s.d. (ma 1858), pp.94-100.
- A Cura di:
- [Valerio Cirio]
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Biografia Carlo Alessandro Pisoni
Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo,
dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio
Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a
disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago
Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi
passati dal lago, condividendoli con la sua gente.
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