STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Mottarone
Breve Abstract:
“Merinos” tra Santa Maria del Monte e Mottarone
Abstract:


Notissimo al bibliofilo verbanese è il saggio di Vincenzo Dandolo, «Del governo delle pecore spagnuole e italiane e dei vantaggi che ne derivano», pubblicato a Milano dalla Tipografia e Stamperia di Luigi Veladini stampatore nazionale nel 1804; il volume è ambito per una serie di graziose incisioni, tra cui una che mostra l’organizzazione di un ovile modello; sullo sfondo di prati, recinzioni e edifici si intravedono – segnati da didascalie – il lago Maggiore visto alla foce della Tresa, «Luvino», «Montegrin», Cunardo. Il Dandolo (Venezia, 22 o 26 ottobre 1758 – Varese, 12 dicembre 1819), oltre che scrittore (sui suoi testi si formarono Giacomo Leopardi e Carlo Cattaneo) e partigiano spesso estremista delle idee rivoluzionarie giacobine, fu scienziato e traduttore (1791) del Traité élémentaire de Chimie del Lavoisier e di altre importanti opere di scienziati e filosofi francesi suoi contemporanei (A.F. Fourcroy, C.L. Berthollet, L.B. Guyton de Morveau); avversario delle teorie chimiche “flogistiche”, il Dandolo fu anche grande innovatore anche nel campo dell’economia rurale, dando mano a studi sulla produzione e conservazione del vino, sulla produzione dello zucchero dall’uva, sull’introduzione della patata in Lombardia. Avendo riconosciuta a partire dal 1802-3 la mancanza in Lombardia di moderne tecniche di allevamento e la necessità di rifornirsi di lane pregiate sentita nella repubblica milanese, mise rapidamente a frutto la propria intuizione, acquistando vari capi in Piemonte dalla Società Agraria di Torino, da tempo «depositaria d’una greggia nazionale di pecore di razza pura spagnuola». Rinforzando senza sosta le sue greggi, il Dandolo arrivò a contare su una popolazione animale di 189 capi, a cui si aggiunsero, intanto che scriveva il proprio saggio, altre ottanta bestie «razza pura di Spagna», provenienti dall’allevamento d’Oltralpe dell’amico e collega Giovanni Antonio Giobert (1761-1834). L’ovile modello del Dandolo era situato alle pendici del Sacro Monte di Varese («nei prati del Faì»), in vista del Verbano; il Dandolo non vi si limitava a far allevamento; egli infatti commerciava in capi, e prima del 1804 aveva già fornito pecore, arieti e agnelli all’intrese Carlo Aluisetti, a un Rota parroco di Soresina, a un Tagliabue di Lainate, a un Visconti d’Aragona (in luogo non dichiarato, ma forse presso il Verbano, a Oleggio Castello o Massino nel Vergante?), a Francesco Gambara di Brescia, a un bolognese e a un Manzotti di Milano. Tra 1803 e 1804 il Dandolo dovette rifiutare – almeno temporaneamente – altre richieste, intendendo non «impoverir la greggia» sua; egli inoltre concedeva ovini solo agli acquirenti disposti ad applicare le tecniche di allevamento da lui propagandate.
Il saggio del Dandolo costituì un manuale assai utilizzato negli anni che seguirono. Tra gli entusiasti lettori pare di poter annoverare anche Giovanni Polli, agente dei Borromeo all’Isola Bella. Egli, con lettera 1809 marzo 20 ringraziò il conte Giberto V Borromeo Arese per un testo inviatogli da Milano dal nobile: con alta probabilità si tratta proprio del libro di Dandolo. Abile gestore di un vasto patrimonio fondiario ed immobiliare, il conte dovette fiutare una buona possibilità di far rendere i pascoli che la famiglia da secoli possedeva sul Mottarone, tradizionalmente sfruttato da alpari e per il taglio di legname d’opera. A tali attività si pensò di aggiungere dunque l’allevamento di ovini di nuova razza, che, oltre a rinvigorire le esistenti, producessero lana di qualità: la lana merino, cosiddetta appunto per essere delle «pecore spagnuole» o merinos. Scriveva dunque il Polli al Borromeo: «Ho ricevuto il libro che, letto, collocherò nella libreria. Questo mi accresce il desiderio di vedere anche nell’ecc.ma Casa un gregge di queste pecore spagnole; a buon conto io scrivo immediatamente a Varese ove tai contratti si possono fare con maggior vantaggio: primo perché i contratti colà sono frequentissimi, epperciò il venditore acquista molto anche su di una vendita fatta a minor prezzo; secondo, avendo questo venditor molto smercio, non può aver nel suo ovile che peccore di fresca età, vendendo le vecchie prima delle giovani; renderò poi di tutto ciò intesa v.ra Ecc.za e mi darà quegli ordini che saranno del caso. Desidero che v.ra Ecc.za sia pienamente persuasa di tutto l’interessamento che avrò nella compra e nello sciegliere fra i pascoli del Margozzolo i più adattati» (ABIB, Politica e Guerre, 1809. Giovanni Polli a Giberto V Borromeo Arese, 1809 mar 20). Cosicché, in mancanza di maggiori dati documentali e notizie sull’esito della trattativa, pensiamo di non andar lontano dal vero sostenendo che tra gli acquirenti degli ovini del rivoluzionario Vincenzo Dandolo vi fossero pure i “codini” Borromeo Arese.

A Cura di:
   [Carlo Alessandro Pisoni]

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Magazzeno Storico Verbanese

A tutti gli amici e studiosi che nel tempo avete condiviso o vi siete interessati alle attività della Associazione Magazzeno Storico Verbanese, dobbiamo purtroppo comunicare che in seguito alla prematura scomparsa di Alessandro Pisoni, la Associazione stessa, di cui Alessandro era fondatore e anima, non è più in grado di proseguire nella sua missione e pertanto termina la sua attività.

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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