Ascona e suo Collegio
Capo IV
Questa Terra fu già molto grande, ricca, e ripiena di popoli, come dalle vestigia antiche de’ diroccati edificj, alte mura, e rovinose anticaglie, tra le quali ancor si vedono le fondamenta, e dirizzati contrastano contra l’etadi alcunj pezzi di sfasciate mura di quattro castelli; d’onde si può argomentare quanto fosse forte questa Terra.
S’ha per tradizione, e per antichi instromenti si prova, che la sua erezione fosse avanti la venuta di Giesù Cristo, e se ne conservano autentiche scritture nell’Archivio della Comunità.
Se poco appresso il navigante l’osserva sul lago gioisce in vedere appianata su le rive in forma semilunare sì vaga fascia di strutture, che hanno assai del nobile.
Serve di parochiale a questa terra un tempio in tre ordini fabbricato sotto l’invocazione del Prencipe degli Appostoli.
Ma sopra tutto rende luminoso questo luogo un Collegio, la di cui struttura fu studio del famoso Peregrino de’ Peregrini, e si servì S. Carlo nella sua fondazione d’una chiesa già edificata fino del 1397, in cui sendovi prima eretti due beneficj di capellanie, vi si lascia libero l’antico loro jus, e dispotica padronanza di celebrare, quando vogliono, a’ beneficiati, e così se l’intese il gran cardinale Borromeo con monsig. Vescovo di Como ordinario di quel luogo.
Nel primo ingresso dunque del Collegio si soddisfa l’occhio in ampio cortile di forma quadra, guernito da tutte quattro le parti di nobili portici, sostenuti da elevate colonne di marmo, sopra le quali si vedono alzati altretanti portici pure sostenuti da eguali colonne.
Nel piano inferiore nel mezzo al detto cortile si scorge ben disegnato pozzo, che colle sue fredde acque ristora, e nella struttura alletta.
Da un lato diritto del piano terreno entrando si scorge ampia sala, ed altre stanze annesse per ricevere personaggi d’ogni più alto grado, come appresso altri luoghi per servizio del Collegio.
Dalla detta sala si passa ad un diritto, e lungo viale, nobile, coperto da vago pergolato, che risiede in vasto giardino ripieno di frutta, ed erbaggi, intorno al quale sono per tutto altri viali per delizioso passeggio degli alunni di detto Collegio.
Ne’ piani superiori vi sono quarti nobili per lo Rettore, e Maestri, come per qualsivoglia Superiore, che annualmente visiti detto Collegio, eziandio, che fosse il sig. Cardinale Arcivescovo, o altro prencipe.
Ha sufficiente libreria propria del luogo, e nella chiesa ogni suppelletile per ornamento della medesima, come nella sagristia mute d’ogni colore di broccati, come pianete, piviali, e palj, oltre altre mute d’essi di damasco d’ogni colore per uso de’ giorni feriali trinate d’oro fino. Resta qualificatamente arricchita la detta sagristia di molte argenterie, cioè croce grande, sei candelieri nobilmente lavorati, lampadario sontuoso, turibolo, e navicella, calici, patene, ed altri fregi d’altare tutti d’argento. Su lo stesso piano delle stanze nobili vi sono dormitori de’ collegiali studenti, continenti, che bastano per settanta alunni, e più quando bisogni.
Risiedono in esso il Rettore oblato della Congregazione de’ SS. Ambrogio, e Carlo. Stanno poscia in esercizio di maestri due altri soggetti, con pari virtù qualificate.
Governano questo Collegio superiormente i signori Cardinali Arcivescovi, che sono per tempora, da’ quali vengono sostituiti i Preposti di S. Sepolcro di Milano, che visitano ogni anno, e vedono i conti dell’amministrazione.
Questo Collegio fu fondato da Bartolomeo Papi asconese, che povero, partito dalla patria, per vivere in Roma delle proprie fatiche, si fe’ poscia ricco coll’oneste sue industrie, e di esse ne compartì tanto bene alla gioventù di sua patria, come ad altri alunni, che colà s’allevano civilmente, e si fan dotti nelle scienze, sendo per dote di detto Collegio depositati venticinque mila scudi romani sopra que’ Banchi, con le rendite de’ quali danari si mantengono dodeci giovani nativi d’Ascona, a’ quali lo stesso Collegio distribuisce ogni anno, oltre il vitto scudi dodeci per ciascuno, educandosi tutti nell’amore, e timor di Dio.
Fu questa fondazione l’ultima fatica, in cui s’applicò il gran cardinale arcivescovo S. Carlo Borromeo l’anno 1584. 30. ottobre, mentre dalla sua divozione chiamato, come più volte fu solito, alla visita de’ luoghi sacri del Monte di Varallo, in cui si rammemorano, e mirano in sontuose capelle i Misterj principali della Passione, e Morte del nostro Salvatore, ivi orando, ebbe dall’Angelo suo custode la faustissima nova, che fra tre giorni sarebbe stato a godere il premio delle sue fatiche. Egli però con quel suo gran zelo dell’onor di Dio, volle terminar i brevi periodi di sua vita attualmente nel servigio di S.D.M., e prima di morire, fe’ seguire l’atto pubblico di detta fondazione, send’egli in persona sul fatto, come di propria mano gettò la prima pietra a’ fondamenti dell’edificio; poiché prima di questo viaggio, partito dal Monte suddetto a cavallo, benché agitato dalla febre, e giunto ad Arona, lasciati gli onesti agi de’ parenti, volendo alloggiare nell’angusta abitazione del paroco per poc’ore, ordinando una panata di quattr’oncie condita con acqua, e sale, volle portarsi contra il vento impetuoso tra l’ombre della notte ad Ascona, ove terminò gli atti pubblici, e privati di quella fondazione, entrato in quella chiesa parochiale adorò il Santissimo, ed asceso il pergamo, spiegò al popolo ivi concorso l’importanza di quella fondazione e l’animò a vivere nel santo amore, e timor di Dio, sole delizie dell’anima nostra, e subito imbarcato, giunto di ritorno ad Arona, preso poco riposo nella medesima stanza di quel paroco, serviti contro a sua voglia da’ parenti, partì per Milano. Colà sorpreso dagli ultimi deliquj un sol giorno sostenuti, ricevuti i Santi Sagramenti cogli occhi intenti nell’Imagine del Crocifisso Signore volò al cielo, dal quale la fede de’ popoli, e la pietà del Santo ben si vede, che riguardano questo luogo, e Collegio con somma clemenza, ed amore, come l’ultima delle sue gloriose azioni, e con sua protezione, e patrocinio conserva illeso da ogni sinistro.
In Ascona vi sono Statuti vecchi particolari, riformati già trecento anni sono. Sopra la detta terra verso la Maggia si vede eretto un tempio magnifico, d’ordine jonico, col titolo della Beata Vergine Assunta detto della Fontana, e sotto detta chiesa scorre un fonte, le cui acque a chi devotamente ne bee, influiscono salute.
Passate le rive d’Ascona qualche tratto, si scorgono due isolette tra quell’acque, che in altri tempi si dicevano l’Isole de’ Coniglj, perché ivi se ne annidavano in molta copia, tanto che servivano a’ passeggeri di delizioso trastullo, osservandosene le centinaja usciti tra l’erte dalle loro sotterranee caverne ad alimentarsi, ed accortisi poi d’esser veduti rifuggirsi ne’ loro covili, ora per le frequenti inondazioni distrutti.
- A Cura di:
- [Sergio Monferrini]
- e con modifiche e integrazioni di:
- [Gioacchino Civelli]
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