STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Elenchi di funzionari e cariche pubbliche in «CANNOBIO»

Denominazione:
Cannobio
Breve Abstract:
Giovanni Giuseppe Vagliano, Le rive del Verbano 1710: la descrizione di Cannobio
Abstract:
Canobio borgo insigne
Capo VI

Quel continente, che si vede alzato in più case civili, e nobili edificj, dopo un lungo passeggio a que’ lidi, è Canobio borgo antichissimo, nobile, e mercantile.
È capo di pieve; vi comanda in spirituale l’arcivescovo di Milano, nel temporale dominio è signoria de’ signori Borromei.
Trasse l’etimologia del suo nome, per quanto riporta l’antichità, dalle canne, delle quali un tempo tanto abbondava, ora tutte disperse; pure anche al presente, l’arme gentilizia d’esso borgo, porta la croce rossa in campo bianco, ed in ciascun angolo d’essa una canna fiorita.
Quest’Atlante delle facende, godendo anticamente sua libertà, fatto repubblica, si reggea da se stesso, e governava sua pieve, riconoscendo per sovrano l’imperadore, sotto i cui auspici eleggeva il podestà autorevole signore per amministrar la giustizia.
Così il p. Leandro nella sua Italia. Questi furono in ogni tempo personaggi di molta venerazione, tra quali sederono su l’alto seggio Arnoldo, ed Ugone, o come altri vogliono della nobile famiglia Mandella patrizia milanese. Di più per maggior gloria di detto borgo, fu podestà il magno Matteo Visconte, vicario imperiale di tutta la Lombardia, e capitano generale nello Stato di Milano, come da scritture autentiche, che si conservano nell’archivio della Collegiata d’esso borgo.
Dopo poi, che detto feudo fu dato a casa borromea, proseguirono essi signori ad eleggere per loro podestà persone qualificate nell’alto ministero di dar buon luogo alla giustizia, però di costumi incorrotti, e laureati in università famose, tra quali vi fu residente il sig. dottor Gio. Domenico Vagliano, fratello cugino di chi scrive, le di cui buone parti anche oggidì si rammemorano con gloria da que’ popoli, e fu sì amato, e tenuto in tanta stima da’ padroni eccellentissimi, che per ventidue anni continui, sempre si tenne in residenza sino alla morte per l’ampie podestarie della Casa, nelle quali passò a miglior vita, sendo podestà d’Angera del 1683.
Poscia nel novembre del 1342 si diedero volontariamente a Luchino, e Giovanni arcivescovo, fratelli Visconti, in quel tempo signori di Milano, e continuarono sotto quel dominio sino al 1441, in cui poi dal duca Filippo Maria, fu dato in feudo sì ampio continente a Vitaliano Borromeo conte d’Arona, dal qual ceppo a diritta linea sono discesi gli eccellentissimi signori conti Borromei, alla cui giurisdizione sempre furono sudditi fedelissimi, e sono di presente detti popoli.
Si divisero anticamente questi popoli in due ordini, come ancor’oggi si pratica dalla comunità, cioè in vicini, e forestieri. Vicini sono quelli, che discesero da’ fondatori del borgo, ed hanno tra loro privilegio di nobiltà antica, sin quando erano in libertà, reggevan questi a loro arbitrio il borgo, e tutta la vasta sua pieve, ordinavano leggi, pubblicavano statuti, e come padroni volevano esser’ubbiditi al primo cenno sotto le pene intimate ne’ loro editti, le quali s’eseguivano alla tedesca, acclamandosi signori a bachetta. Si conservano ne’ loro archivj, anche oggidì, le dette leggi in autentica de’ privilegi dell’antichità, e proprie prerogative.
Il borgo suddetto, come capo di pieve, ha sotto di sé molte terre, e ville, cioè Formeno, Marchillo, Rondonio, Sparurio, Loro, e Giazzo, le quali posano verso settentrione, chiamandosi queste il Piaggio di sopra. Sant’Agata, Socrano, Tinzago, Ronco, Campelio si dicono il Piaggio di Sotto. Trafiume, Cavalio, Gurono, Spozia, Orasso, Corsolo, Gurro, e Falmenta stanno verso occidente, e tutte nella Valle Canobiina, fuor che Trafiume. Vigiona, Chegio, Chelio, Tranco [= Trarego], Canero, Ogionio, Donico, Cassino, Punto, e Toliano sono guardate dal mezzogiorno.
Vi sono ancora Carmeno, e Lignago, le quali fanno un sol comune con Canobio.
Ma plausibile fu, e sarà sempre la memoria dello spirito di queste genti, quando l’anno 1276 con somma prudenza, e cautela ricevettero in Canobio Otto Visconti arcivescovo di Milano, che in quel tempo guerreggiava contro a’ Torriani, che all’ora possedevano la medesima città, e suo gran dominio. Otto, come molte volte succede, fu rotto in battaglia, e malamente trattato, fuggì a Como, ma ritrovatevi chiuse le porte, ritirassi a Zornigo, luogo di qua dall’Alpi; indi pensata la maggior sua sicurezza, si portò a Canobio, all’ora forte, e molto sicuro, sì per lo castello fortissimo, di cui parlerassi più basso, come per la situazione del borgo, e benché il popolo di Canobio alla prima richiesta ricusasse d’accettarlo, mosso poscia dal cortese trattare, e soavi parole del medesimo, benignamente l’accolse, e l’introdusse nel borgo, ove non solo l’accarezzarono, e lo fecero sicuro, ma lo sovvennero di danari, di gente, navi armate, e vettovaglie per rinovar la guerra contro de’ medesimi Torriani; come ne hanno lasciate distinte memorie il Giovio, il Sigonio, ed il Corio nella vita d’esso Otto, e nel libro quinto del Regno d’Italia; che però guarnito di simili ajuti, e col rimanente del suo esercito, Otto assediò Angera, ed Arona, che a quel tempo erano ne’ dominj de’ Torriani. Fattosi poscia Otto signore di Milano in temporale, e spirituale, volle co’ fatti più generosi mostrare sua gratitudine a’ popoli di Canobio per lo segnalato beneficio da essi ricevuto, colmandoli di molti privilegi in generale, e particolare, tra quali creò cittadini di Milano Uberto, e Giovanni, della nobile famiglia del Sasso con la loro discendenza, concedendo loro l’inquartazione dell’arme Visconte nel loro stemma gentilizio.
Vien nobilitato anco da varj edificj, sì pubblici, come privati, tra quali si vede anch’oggi l’antica Collegiata di S. Vittore, le cui mura restan coperte da marmi; scorgesi da un lato l’antica canonica, che serve di sufficiente abitazione per lo sig. preposto, ed a sette canonici.
La sagrestia è fornita di paramenti necessari alle funzioni ecclesiastiche; capo di questa collegiata è di presente il sig. preposto Pietro Giacomo Ghislovi [sic, per Ghisloli], soggetto elevato, molt’anni sono, dal merito a quella sede, e che sempre diede a conoscere col suo zelo, qual debba essere il buon pastore, a cui vien consegnata la cura delle pecorelle figlie di Dio, che sono l’anime nostre.
Vedesi altra chiesa di moderna struttura, altamente elevata sotto l’invocazione della Santa Pietà, sì nobile nel disegno dorico, e nel lavorio, che non cede a’ più vaghi di que’ contorni.
Evvi ancora in Canobio il monastero de’ Padri Cappuccini, con la chiesa sotto il titolo di Santa Maria Maddalena, fabbricata l’anno 1636.
Anticamente in Canobio v’era un Collegio di molte vergini ivi raunate per vivere santamente sotto gli auspizj, e protezione di Santa Justina, eretto con autorità ordinaria, l’anno di nostra salute 1608, dopo commutato in monastero d’Orsoline dal sig. cardinale Federico Borromeo, e poi dal sig. cardinale Monti ordinata, e posta in pratica la clausura.
V’è il tempio di Santa Marta, ove prima era quello di S. Pietro principe degli Appostoli, con altre chiese molto ben tenute, ed offiziate.
Evvi in detto borgo il palazzo, ove si fa ragione, vedendosi alzata vicino una torre elevatissima, che serve per le campane, opere tutte magnifiche incrostate di marmi, e molto stimate per aver resistito all’antichità di molti secoli.
Trionfo della pietà di que’ popoli è lo Spedale de’ Poveri comodo, e ricco per soccorrer alle miserie de’ nostri prossimi.
Il porto a’ lidi del Verbano, oltre all’esser comodo per lo ricevimento di molte navi, è sicuro dalle fortunose borasche del lago, è ampio, e forte per tutte le parti.
Ne’ tempi andati scorgeasi con molta magnificenza un castello, le cui vestigia ancor appaiono; sì che per tante parti qualificate detto borgo si può paragonare a molte città d’Italia.
Luogo poi sì mercantile, e ripieno di traffici, che ha pochi pari. Altre volte fioriva in esso il nobile lavoro delle lane, ora s’è mutato ne’ corami, e coperte di lana grossa. Le zitelle, e donne tutte pur potessero tesser merletti, che gran quantità se ne spaccia ogni momento da’ mercanti, i quali ne provedono i luoghi vicini.
V’è anche in questo luogo l’artifizio del sale, che per mezzo del fuoco s’accresce, e s’imbianca, il quale serve per le solite distribuzioni a’ Paesi svizzeri.
Da questo clima d’aria purgatissima uscirono in ogni età uomini insigni in santità, e lettere.
La famiglia Omacini diede molti dottori alle leggi, ed alla Teologia, ed un Giacomo fu uno de’ vicari generali dello stato di Milano.
L’antichissima famiglia Galli, produsse nel suo ferace ceppo molti laureati nelle leggi civili, e canoniche, come pur molti fisici.
La Luvati tra gli altri soggetti riguardevoli ebbe il sig. Bartolomeo, uomo di lettere greche, e latine, e nell’arte del dire a niun secondo.
La Poscolonna ebbe vari soggetti in santità, e dottrina degni d’ammirazione.
La Gallerina diede alle religioni molti soggetti qualificati, tra’ quali il sig. Bartolomeo, che dopo d’aver passato con gloria molt’impieghi gravissimi, fu inalzato alla sede prepositurale di sua patria.
La Carmena, ch’ebbe tanti jureconsulti, ed in specie Gio. Francesco Sasso, detto Carmeno, che fu lettore pubblico di leggi in Torino, antiquario dottissimo, che scrisse l’istoria di questo borgo sua patria con molto applauso degl’intendenti, l’anno 1600.
La Mantella sempre fregiata di soggetti illustri nelle scienze, nel secolo passato ebbe il fu sig. Sebastiano proposto di quella collegiata, ed il sig. dottore Sebastiano avvocato nella città di Milano. Oggi vive il padre don Pio, monaco olivetano, regio lettore, primario nell’università di Napoli, consultore del Sant’Officio, figlio, che fu del Caus. Colleg. Luigi Mantello, e fratello di Gio. Battista, ora caus. collegiato di Milano, protettore dei carcerati.
Vivono ancora in Milano molti procuratori collegiati nativi di Canobio, e sua pieve, molto ben noti senza nominarli.
Molti piantarono le lor famiglie in Milano, Cremona, Novara, e Bologna, ove il sig. dottore Giulio De Giuli fu lettore pubblico di leggi, e s’acquistò l’amore e cittadinanza di que’ signori, vivendo i suoi successori, anche oggidì, con molto lustro cavalleresco, avendo contratta parentela con le prime famiglie di Bologna, con vescovi, cardinali, e nipoti di papa Gregorio XIII.
Molti scrittori, anco con libro particolare hanno fatto memoria del gran miracolo che fece il signor Dio per suoi imperscrutabili segreti nell’anno 1522, con gettar sangue da un’immagine di membrana, che avea dipinta la figura di Cristo Signor Nostro, mezzo coperto, nel Sepolcro, ed uscir una costa dal Costato di detta pittura, a me però basta d’accennarlo, lasciando che la curiosa pietà de’ leggitori l’ammiri, ove sta descritto il caso distintamente con molta diligenza.
Ma ritornando a far memoria dell’istoria di Canobio descritta con tante distinzioni de’ luoghi, tempi, successi e successioni d’uomini di quel borgo e suo vicinato dal nominato sig. Gio. Francesco Sasso, non voglio tralasciare a gloria della virtù dell’autore, ad onore di sua patria, e morale istruzione di chi legge, che passano l’età, e più non si rammentano, ne pur i nomi delle famiglie portate a volo nell’oblivione de’ tempi passati. Per grazia però di questo Signore abbiamo la famosa memoria infame de’ fatti di Giovanolo, Beltramino, Simonelli, Petrolo, ed Antonio fratelli Mazardini di Ronco, de’ fatti de’ quali più basso si farà rimembranza, e che in questo borgo teneano in molta osservanza i loro monasteri i nobili monaci umiliati, e monache pure umiliate nell’anno 1160.
E quanto alle famiglie di que’ tempi antichi, all’ora in Canobio vivevano l’Allegra, Baciocca, Bada, Boisia, Bombella, Bonacina, Branda, Caldarona, Cannobia, Milanese, Novarese, Cremonese, Modonese, Bolognese, Destriera, Ferantina, Fontana, Galla, Gallarina, Galbarola, Ghiaccia, Omacina, Legnaga, Luvata, Mantella, Mazzirona, Marca, Mentasca, Pairana, Planta, Pizzala, Ponzia, Porola, Poscolona, Pugnetta, Reschinia, Romeria, Saffo, Carmena, Tassana, Tenca, Terotta, Terinanzia, Veolla, Zacchea, Zagagna, e Zamaretta. Di tutte queste famiglie, oltre le prime nominate, o non v’è prestigio, o memoria se non presso autori antichi, o pur restano soppresse dalle proprie miserie.
Impari dunque, e sappia l’assennato mortale, che solo le praticate virtudi sono il balsamo, che mantiene robusta, ed incorrotta la memoria degli uomini, e come prudentemente scrisse Tacito, benché gentile:

Insatiabiliter parandum prosperam sui memoriam (lib. 4 Annal.)

Passato Canobio, s’arriva ad un’orrida rupe, dopo la quale sopra d’alto colle, ombreggiato da frondosi alberi, si vede il monastero di S. Eusebio, ed ivi contiguo un’ antico tempio dedicato al santo, ove per esser eretto in abbazia, altre volte abitava un’ abbate de’ monaci dell’ordine di val’Ombrosa, la quale nell’anno 1481 con decreto appostolico eretta in comenda perpetua, fu conferita al sig. cardinale Schiaffinato vescovo di Parma, e dopo d’esso a diversi altri prelati.
Nel 1579 poi fu data dal pontefice Pio IV a s. Carlo Borromeo suo nipote ex sorore, il quale aggiungendo sempre alla Chiesa di Dio maggior lustro, e comodo alle Collegiate di servire a S.D.M., l’unì con rescritto pontificio alla collegiata di Canobio.
Passando poco più oltre, sopra d’alto colle si vede una picciola terra, che forma un gruppo di case; questa è Carmeno, nella cui fronte sta alzata la chiesa di S. Gottardo; quivi s’ha per antica tradizione, che vi fosse fabbricato un forte castello per maggior sicurezza del borgo, quando viveva in libertà, e ciò fu fatto da una nobile famiglia di casa Sassi nativa di Canobio, che poi con molto splendore abitò lungo tempo in Milano, restando sempre questa terra incorporata al borgo di Canobio.
A Cura di:
   [Sergio Monferrini]
   [Gioacchino Civelli]

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Magazzeno Storico Verbanese

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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