STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Elenchi di funzionari e cariche pubbliche in «LUINO»

Denominazione:
Luino
Breve Abstract:
Giovanni Giuseppe Vagliano, Le rive del Verbano 1710: la descrizione di Luino
Abstract:
Luino
Capo XXVIII

È luogo nobile, sì popolato, che nel suo circuito, contiene più di cento cinquanta fuochi. Questo fa prospetto alle rive del Verbano, che con acque sue limpide gli fa specchio. Si stende per lungo tratto a` que` lidi, corteggiato dal sole meridionale. Lo scuote con le sue bufere il Settentrione, e giacendo in piano nel mezzo di monti altissimi, che gli fan corona, si mostra luogo ameno, ripieno di delizie, poiché abbonda di pescagioni, di cacce, e d’ogn’altro piacere, che porge nella villa il colle, il piano, il monte, la valle, il bosco, il prato, ed il cespuglio.
La sua campagna è delle più ampie, che faccia pompa delle costiere del Lago, altretanto coltivata, quanto fertile, che dona d’ogni spezie di frutta. L’aria, che respirano in quello ambiente gli abitanti, è sì purgata, soave, e nobile, che mantenendosi il sangue nella sua purità, conserva molti individui fino a cent’anni, di sì colorati, e vaghi aspetti, che non invidiano quelle genti a parti più perfetti della natura. A questo luogo fa maestosa apparenza il sontuoso palagio de’ Signori Conti Marliani, ridotti di presente in un sol pupillo, figlio del fu Sig. Conte Cristoforo e della Signora Contessa Donna Giovanna Salazzari Marliana, dama di spirito sìngolare, e santi costumi.
I gentiluomini del detto luogo hanno diviso il loro Sale da’ Rurali, e fu sì favorito quello Feudo, che i Duchi di Milano gli accomunarono tutti i medesimi privilegi, esenzioni, ed ogn’altra prerogativa, che godeva il Contado della Città d’Angera.
Questo è luogo, che serve di passaggio per Lugano, Como, e Varese, per ferro, rame, grani, ed altre spezie di continue mercanzie. Qui si fa Mercato ogni quindici dì il mercoledì.
Lo stesso luogo è Capo di Pieve; e quella dì Valtravaglia vien divisa in cinque squadre, cioè quella di Consiglio Maggiore, altra detta di Mezzo, la di Valvedesca [= Veddasca], e la squadra di Marchirolo; e quelle ultime quattro con le loro Terre, Fiumi, Monti, e Giuridizioni formano il nobil Contado di Casa Marliani oltra Luvino; e la quinta squadra di Valtravaglia, che pervenne in casa Marliani, dopo che fu estinta la linea de’ Signori Conti Ruschi per morte del Conte Bernardino, che morì di colpo d’archibuso proditoriamente assassinato ed ora detto Feudo di Valtravaglia viene pacificamente posseduto dalli signori don Gio. Battista, e sig. abbate don Francesco fratelli Morigia Cavalieri sì savi, e d’ottimi costumi, che fanno specchio alla stessa virtù. Fu sempre segnalato questo luogo, non solo per l’antichità, ma per molti casati Nobili, che lo abitarono, e di presente stanno. Qui fa sua continua residenza il Podestà, e suoi ufficiali, tenendovi Tribunale, Collaterale, Carceri, ed ogn’altro comodo per esercitare gli atti di giustizia, sì nel criminale, come nel civile. Si vedono per questo luogo erette quattro Chiese, ricche di suppelletili ecclesiastiche, argenterie, pitture, ed altri arredi.
V’è altresì un comodo Monastero de’ Padri Carmelitani, tempio antico sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie; in quella chiesa giace sepolto il corpo del Beato Giacomino Eleuterio, religioso del medesimo Ordine, per li meriti del quale il Signor Dio più volte preservò il detto luogo dal morbo epidemico, e da orribili tempeste.
A quello devoto religioso successe un caso memorabile, che nell’atto d’ubbidienza di questuare a Canobio, giunto di ritorno vicino al Convento, lasso di forze, di notte, si pose a riposare fuori del cenobio, e da barcaruoli osservato, levatogli dalle tasche il pane, quelle riempierono di sassi, e per virtù divina furono conversi in pani, come pure levato il vino da’ fiaschi questi furono empiuti d’acqua, che subito fu mutata in ottimo vino. Quella chiesa in memoria della lunga abitazione di Maria Vergine Nostra Signora sopra il Monte Carmelo, dopo la morte del Nostro Salvatore, è di molta divozione, e chi la frequenta ne ritrae grazie insigni, di cui io profèsso d’esser divotissimo, e col rifugio in essa ne’ più atroci travagli di mia vita d’aver ricevuti sollievi indicibili, oltre all’essermi in istante rifiorite le forze una volta languenti avanti l’Altare di quella Miracolosa Statua di Nostra Signora, a cui con viva fede ebbi ricorso, ch’ora di settantadue anni mi ritrovo grazie a Dio, ed alla mia Gran Protettrice ancor in forze d’applicare, e lungamente scrivere a gloriadi S.D.M. e della sua Santissima Madre.
In questa Chiesa v’è la Confraternita de’ Disciplini d’esso Ordine, in essa si vedono le cose sì ben di sposte, e guernite con tanti polizia, che niente si può desiderare di più. La Parochiale fu di nuovo rialzata d’ordine di S. Carlo Borromeo con vago, e sodo difegno del famoso Peregrino, consiste in un sol Corpo con ampia nave d’ordine dorico, in cui stanno molte Capelle tenute con polizia da quel Sig. Curato, che di presente è il Sig. Andreetta. In essa Parochiale si ritrova eretta la Compagnia del Santissimo, e per fregi di detta nobile architettura, vi sono ricchi arredi, argenterie, preziosi paramenti sacri, e tutta la vita di S. Pietro Appostolo, sotto il cui titolo sta eretto detto Tempio in grandi Quadri, gloriose fatiche del Zoppo di Lugano.
Altra Chiesa di Nostra Signora si vede di S. Pietro in Campagna, arricchita di stucchi, e preziose pitture dello stesso Zoppo di Lugano, e del Luvino celebri Pittori di que’ tempi.
Vi si vede anco nuovamente alzato con sontuoso fasto sacro, ricco di Statue, ed altri fregi, con nobile atrio avanti, l’Oratorio di S. Giuseppe, fabbrica molto cospicua, ch’ha la sua fronte verso il Lago, da’ fondamenti eretta dalla pietà, e divozione del fu Sig. Conte Rugiero Marliani Juniore; Vi sono tre Capelle ornate con regia magnificenza, di figura ottangolare, e d’ogni comodo Cavalleresco.
Verso l’Isole di Luvino fu parimente alzato con nobile architettura l’Oratorio di S. Onofrio, ed ivi annesso un luogo proprio per un eremita, che in solitudine eleggesse l’abitazione solitaria, e termine di sua vita.
Quanto alle famiglie nobili di detto luogo io porrò qui senz’ordine di precedenza, od anteriorità quanto m’è stato suggerito con scritture autentiche, per confermazione del vero a perpetua memoria di quelle genti il di cui vecchio sangue, e fatti eroici illustrarono per tutta la durazione de’ secoli i loro descendenti.
Tra quelli vi fu la famiglia Rossi, e quanto ella fosse nobile, si può bastantemente argomentare dall’ingresso della casa, che fu lungo tempo loro abitazione, ove nella parte esteriore, che serve in figura d’atrio alla porta di detta Casa, si mirano dipinte più armi, o siano gentilizie insegne delle famiglie, che ne’ secoli andati s’imparentarono con la medesima de’ Rossi, e fra l’altre la Toscana, e Besozzi, al piede delle quali v’è fraposta la descrizione in carattere gotico col millesimo, cioè del mille, e novanta. Di quella anticaglia fa menzione il Morigia nella descrizione del Lago Maggiore quando parla di Locarno, e spezialmente della Famiglia Bologna, imparentata con quella de’ Rossi, come pure ne fa menzione il Macagno.
Da questo ceppo in più tempi ne derivarono persone illustri, e tra l’altre un segretario de’ duchi di Milano, come da molte scritture, e privilegj antichi, che si confervano nell’Archivio del Venerando Luogo Pio di Santa Corona di Milano.
Parimente da questa stessa famiglia derivò il Regio Fiscale Generale Don Pietro Antonio Rossi.
Il Conte Antonio Rossi Residente del Sereniss. di Parma, a cui successe nella Carica stessa il Conte Bartolomeo fuo figlio, uno de’ Signori Decurioni della Città di Milano, ch’oggidì è Ducale Castellano di Parma.
Da quella stessa famiglia ebbe origine Paolo Gerolamo Rossi, che per li meriti propri, e de’ suoi Antenati presso la Corona di Polonia, meritò d’esser promosso alla carica di Segretario del Re Uladislao Quarto, come per Privilegio dato inVarsavia l’anno 1631, nel quale la stessa Maestà Sua chiama detta Famiglia Nobile, e benemerita.
A quella Famiglia per ragione materna si congiunge l’altra pure antichissima de’ Signori Confalonieri, che con la medesima ragione abitano la sudetta casa de’ Signori Rossi, e questa è una di quelle Famiglie, che per antichissimo privilegio ha la prerogativa di servire a’ Signori Arcivescovi di Milano nel loro solenne ingresso , e di dar loro il Possesso del Trono Ambrosiano; di quella famiglia ne parlano diverse Istorie, ed in que’ tempi fiorirono persone riguardevoli, come da essa ne derivano in origine per retta linea il Sig. Dottor d’ambe le leggi Don Teodoro Confalonieri, Avvocato nella Città di Milano, Auditore del detto luogo di Luvino, sua giurisdizione, e d’altri insigni Feudi, che in Milano serve di Residente per la Repubblica de’ Signori Vallesani, i Signori Giulio Cesare, Gerolamo, Bernardino, e Padre Gio Battista capuccino, suoi fratelli.
La famiglia Luvini di questo luogo, fu sì nobile, che si ritrova registrata nella Matricola, la quale si conserva nell’Archivio del Duomo di Milano tra le case Nobili, ed anticamente si chiamavano Luvini Valvasori. Per intelligenza del lettore: questo nome Valvasore era dignità, che conferivano gl’imperadori, non ad altri, che a persone di vecchia nobiltà, e di sperimentata fede, mentre era ufficio di chi stava alla portiera della camera, ove immediatamente, soggiornava, o dava udienza il prencipe; di più questi erano continui assistenti alla persona dell’imperadore, come di tutto ciò fa distinta menzione il Corio nella sua Storia di Milano; e soggiunge il detto Autore, che l’Imperadore Federico Barbarossa diede a’ Valvasori per singolar regalo l’Aquila Imperiale da alzarsi, o d’incidersi ne’ loro Stemmi Gentilizj, la quale anche oggidì si porta, e si mantiene dalle Genti di detta Famiglia, che vivono in detto luogo. Da quelli Signori discese il beato Anselmo arcivescovo di Milano, del quale si trova scritto nel quarto decreto del Concilio Provinciale, celebrato da S. Carlo l’anno 1574 con queste parole: Anselmus Quartus Valvasorius Luvinus Mediolanensis, Archiepiscopus Mediolani anno Domini 1096 in festo Sancti Thomae Apostoli venit ad Sedem honorifice Comitatus, sicut de aliis dictum est, vir cattolicus, qui pro fide itineribus multis faticatus Constantinopolim secessit. Sedit annis quatuor. Obiit b. Anselmus in exilio pro fide Domini 1100, pridie Calendas Octobris. Iacet Constantinopoli in Ecclesia Sancti Nicolai; e questo beato arcivescovo fu quello, che consacrò la chiesa di S. Sepolcro di Milano.
Conferma la Nobiltà di quelli Signori l’essere stati accettati a pieni voti molti d’essi nel Collegio de’ Signori Dottori di Milano, per entrare tra quali si richiedono indubitate prove autentiche di quattro etadi, o siano quarti ex parte Patris.
Tra questi fu Gio. Marco Luvino del 1487, nativo dello stesso luogo, e famiglia, come appare dalle memorie antiche nelle membrane dello stesso Collegio.
Giovanni Corradino Luvino, che con le testimonianze pubbliche di Francesco Sforza Visconti duca di Milano, e Pavia, Conte d’Angera, Signore di Genova, e di Cremona, come appare da un privilegio da esso sig. duca soscritto di propria mano, e suggellato col suggello ducale dato in Milano li 12. febraro 1465 da me veduto, e diligentemente osservato, nel quale si spiega, e s’ammette, ch’egli fosse nobile per molte etadi superiori de’ suoi maggiori, come dalle medesime parole del privilegio sudetto :«Qui praeter majorum suorum nobilitatem, singularem modestiam, ea nobis, statuique, nostro, fide, ac devotione affectus est, ut non immerito nobis carus, ac gratus esse debeat». Questo soggetto fu creato nello stesso tempo cittadino, e patrizio della Città di Milano, con tutti i privilegi, grazie, ed immunitadi, prerogative, comodità, uffici, benefici, onori, ed esenzioni, che sogliono godere le genti nobili ab antiquo della medesima Città, e Stato dichiarandoli esso Duca, che la sua volontà era, è, e sarà, che tutte queste preminenze, e privilegi, passino ne’ suoi figli, e descendenti, veri, naturali, legittimi, e di legittimo matrimonio nati, e procreati usque infinitum. Vive anco di presente di questa linea il Sig. Tullio Luvino, che attendendo alla pratica delle leggi, viene impiegato nelle Preture biennali, nelle quali con molto onore sostiene le bilance d’Astrea: tradendo unicuique suum, e fortemente difendendo il diritto dal torto ne’ criminali.
Qui fiorirono in ogni età persone d’alto ingegno, le quali portarono molto onore alla Patria, e tra questi vive ancor fresca la memoria espressa nelle tavole di Bernardino Luvino rinomato pittore, che nell’idee de’ volti angelici de’ suoi coloriti disegni, immortalò la virtù esercitata dal suo pennello; diede ancora alla luce un libro dell’Arte di sua professione, stimato tesoro dagl’intendenti. Così. Evangelista, ed Aurelio suoi legittimi figli, che con grido universale professarono l’Arte medesima. Un’ altro Giovanni Luvino, eccellente pittore, che riempieva di stupore i sensi, e le potenze a chi ammirava il dolce giro del suo pennello, nel formar si vagamente al naturale l’ombra del vero. Troppo sarei lungo, se più volessi diffondermi in far distinte memorie d’innumerabili soggetti degni di lodi perpetue lascierò dunque, che lo stesso sublime procedere nella virtù parli da se stesso ne’ perpetui encomj dell’opere medesime de’ virtuosi di questo luogo. Non tralascio però di ricordare, che in detto luogo abitò lungamente la famiglia Sormani, la quale, benché non originaria di Luvino, ma d’Osten, in essa però fatti abitatori di Luvino, fiorirono uomini infigni in virtù morali, e lettere, tra quali il sig. Enea, monsig. Sormani canonico ordinario di Milano, e visitatore della provincia di Valtravaglia, Valerio Sormano, che lasciò molti effetti all’Ospital Maggiore di Milano.
La Casa Strigella fu sempre ferace di soggetti qualificati, tra quali il fu sig. dottore d’ambe le leggi Gio. Antonio, avo de’ viventi, il sig. Gio. Francesco, Regio Coadiutore nella Cancelleria Segreta di Milano, il Sig. Giulio Antonio, e Sig. Giuseppe architetto, ed ingegnero collegiato di Milano, ed il sig. Bernardo ora curato di S. Raffaello di Milano.
A Cura di:
   [Carlo Alessandro Pisoni]

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Magazzeno Storico Verbanese

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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