STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Elenchi di funzionari e cariche pubbliche in «LAGO MAGGIORE»

Denominazione:
Lago Maggiore
Breve Abstract:
Giovanni Giuseppe Vagliano, Le rive del Verbano 1710: Etimologia di ”Verbano” e di ”Lago Maggiore”
Abstract:
Dell’etimologia del nome
del lago Verbano.
Perché si chiami Maggiore.
E come sia maggiore di tutti i laghi
d’Italia.

Capo XXVIII

Plinio e Strabone chiamano il nostro lago Lacus Verbanus e dissero per la diversità delle pronunzie usate anticamente, e continuate sino al giorno d’oggi dagli abitatori delle spiagge, e su i monti vicini, che fanno spalla alle rive d’esse acque, se bene per lo continuo trafficar insieme una sola dovrebbe esser la lingua, e le parole de’ medesimi.
Altri scrittori hanno lasciato memoria, che acquistasse questo nome da un gran capitano nominato Verbano, altri vogliono, che così fosse detto dall’erba verbena, di cui abbondano le sue rive. Altri, che fosse chiamato con simil nome da una temperie d’aure soavi, che d’ordinario spirano nell’ambiente, con le quali tripudiano d’ogni stagione l’erbe, ed i fiori, sembra il paese fiorito albergo delle grazie, o l’orto d’Eden nello stato della primiera innocenza, in cui si vedono, e si godono l’erbe verdeggianti, i pomi d’autunno e le rose d’aprile anche nel cuore dell’agghiacciato gennaio.
Alcuni poi hanno dato il titolo di Maggiore a questo lago, non per la copia dell’acque, ma perché il suo continente è posto in tal sito, che con l’acque proprie porta e conduce ogni qualunque spezie di mercanzie, senza trasporto di terra, per tutte le parti dell’Universo. Prerogativa sì sublime, che supera l’essere d’ogni altro lago, o fiume, mentre con le navi di questo lago si sbocca nel Tesino, s’entra immediatamente nel Po, e da esso nel mar Adriatico, d’indi nel Tirreno, e passando per lo Ligustico allo stretto di Gibilterra, entrano nel vasto Oceano, per cui passando per altri mari, s’oltre passa sotto la linea equinoziale, e dall’Artico si tocca il Polo Antartico.
La lunghezza di questo lago, secondo Domenico Macaneo, e il dottor Giulio De Giuli, è di miglia quarantacinque, la larghezza non è eguale, perché sendo in forma di ciocciola [= chiocciola] ha molte rivolte; onde in alcuni siti è più largo, in altri più stretto; però la maggior sua larghezza è di miglia sette, cominciando dalla terra, che sta su la foce del canale la qual’ esce dal lago di Margozzo e quella della Toce, navigando per diritta linea alle rive, che si trovano tra Cerro, e Santa Cattarina, misura squisitamente fatta dal nominato Giulio de Giuli. In altri luoghi si ristringe a miglia quattro, in altri a tre, e la maggior sua strettezza è da Canobio alla riva di contro; secondo però hanno scritto alcuni autori classici maggior di questo lago non si trova in Italia.
Quelli di Garda e di Como s’oppongono, e fanno competenza; pure evidentemente si comprende esser quello più lungo di quello di Como e più largo; perché secondo Strabone quello di Como non è più lungo di miglia trentasette e mezzo, non misurando il canale stretto che va da Sorgo a Sommo Lago, il quale per la sua strettezza più tosto ha forma di fiume, che di lago, e colà cominciando, non è più navigabile, per la copia di sassi, che gli fan letto; ciò confermando il padre Leandro nella sua descrizione d’Italia, come l’Aretino, e Tomaso Procaccio da Castiglione, però si vede chiaramente che Cassiodoro, ed Angelo da Castiglione hanno compreso il detto Canale nelle loro misure di sessanta miglia, mentre formando il detto lago un triangolo, ha due braccia: per uno si passa a Como, per l’altro a Lecco, e quell’acque, ch’escono dal lago di Como, servendo al Fiume Adda si chiamano il Lago di Lecco; però quegli scrittori, che lo fanno sì lungo, misurarono tutte le rivolte d’esso, col ristretto, che non si può navigare, quando in fatto con la comune de’ naviganti pratici di quel lago, la più giusta misura è quella del mentovato Strabone; la sua larghezza maggiore è di cinque miglia, benché lo stesso Strabone la restringa a quattro.
Se poi conduciamo sulla scena il lago di Garda, come lo hanno descritto su le mappe Tolomeo, Georgio Bergani, e Giulio De Giuli, lo misurano per linea diritta in lunghezza di miglia trentacinque, cominciando da Peschiera dalle parti di mezzogiorno, ed a Riva da settentrione.
La sua larghezza dalla parte occidentale da Salò fino a Garda, è da quatordici in quindici miglia; di modo che più largo è quello di Garda, ma il nostro è più largo, e più lungo di quello di Como.
Molti laghi si vedono in Lombardia, nella Toscana, nelle parti della Romagna, nello Stato Veneto, e per tutta l’Italia, ma niuno d’essi pareggia, né in misura, né in qualità nobili al nostro; però con ragione, l’antichità più assennata lo chiamò Maggiore, cioè Re, e monarca de’ Laghi.
Avendo fatto capo con le nostre descrizioni e narrati successi nel continente Verbano, dell’alto natale dell’acque limpide del bel Ticino, d’indi calati ad osservar la nobile scala de’ traffici d’Alemagna in quell’angusto passo di Belinzona, passiamo a vedere, e favellare del primo borgo, che vien bagnato dall’acque del Verbano.
A Cura di:
   [Gioacchino Civelli]

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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