STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Frino
Breve Abstract:
Giovanni Giuseppe Vagliano, Le rive del Verbano 1710: la descrizione di Frino. Parte 04 - Signoria dei Morigia su città italiane e personaggi morigi dei sec. XIV-XVII
Abstract:
Colla testimonianza d’autori classici antichi, abbiamo, che questo ceppo fu signore di sei cittadi, cioè Vicenza, Verona, Ferrara, Modena, Faenza, e Monza; ed il Corio asserisce che Galeazzo Visconti duce di Milano, volendo servirsi di signor grande per la nobiltà ed intelligenza ne’ negozi ardui, in certo importante affare col duca di Parma, non sapendo a chi meglio appoggiar l’impresa, pregò ad assistergli il sig. Giovanni Morigia prencipe, e signore di Monza, a lui ben noto quanto fosse singolare nelle lettere, nella prudenza, e nel maneggio delle armi; però gli scrisse, dicendo:
Dilecto Ioanni Morigio Modoeciensi domino.

E ciò fu l’anno 1324.
Come un’altra volta trovandosi molto travagliato da’ nemici esso duca, tra gli altri suoi cari scrisse a Giovanni Morigia, ed a Buonincontro Morigia, come a suoi più fidi, e carissimi amici signori di Monza, che non l’abbandonassero; però Giovanni s’adoprò assai con la forza, e con l’autorità, e per mezzo del sommo pontefice, parzialissimo de’ Morigi, seguì la pace tra ‘l duca, e suoi nemici.
Il nominato sig. Bonincontro Morigia, fu segnalato capitano de’ suoi tempi, ed oltre al proprio valore nella milizia, col quale prestò grandi aiuti al duca, era uomo dottissimo, e diligente scrittore de’ successi del suo tempo; di ciò fanno fede gli autori da me sopra allegati.
Mafiolo Morigio l’anno 1340 fu assunto tra cavalieri, e decurioni della Repubblica di Milano, ed in essa fe’ risplendere la sua jurisprudenza negli atti di giustizia, come nella gravità de’ suoi ottimi costumi congiunta con la dottrina.
Questo signore fu altresì eletto da Giovanni Visconti arcivescovo, e prencipe di Milano tra Dodici Decurioni a riunire, e rinovare gli Statuti dell’uno, e l’altro Foro. Così lo citato Fanian. Paolo Morig. nell’Hist. dell’antichità di Milano.
Furono molto intrinseci de’ Duchi di Milano Bernardo, e Simone Morigj negli anni 1393, e 1425, per li propri meriti, e per le loro singolari virtudi, riconosciuti con ampissime immunitadi e privilegi.
Come altresì furono carissimi al duca Francesco Sforza, Antoniolo, Jacomino, Luchino, Petrolo, Franceschino, ed Ambrogio fratelli Morigi; soggiunge lo stesso Faniano, rimunerati con privilegi molto larghi per li presenti, e per li posteri eredi, fregiati de’ più alti onori
Da questo secondo ceppo di tanti Signori, sollevati a dignitadi sì sublimi non con gli arbitri della fortuna, ma da’ meriti della virtù, discesero Franceschino, Giovanni, Lorenzo, Molo Jacobo, Bernardo Gio. Marco, Minolo,ed Antonio Consoli, e Decurioni della Città di Milano negli anni 1388, e 1389. Testimoni ricordati dal medesimo Fanian. fol. 288, e da Paolo Morigia.
Damiano Morigia l’anno 1537.
Ambrogio Morigia, e Gio. Ambrogio del 1541 parimente fiorirono nel Governo della Città di Milano li medesimi Scrittori come sopra.
Di quella famiglia furono molti Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano, che in difesa della nostra Cattolica Religione, lasciarono col sangue la vita, tra quali Francesco, e Cesare, con altri quattro rammemorati da Paolo Morigia, che nell’assedio di Rodi, fortemente combattendo, con gloriosa morte coronarono i loro fatti egregj.
Del medesimo Ordine fu Antonio Morigia, che per li suoi luminosi meriti Gregorio XII Sommo Pontefice, lo assunse al Priorato di detta Eminentissima Religione, come dalla Bolla del medesimo Pontefice si legge. Sono gloriose le memorie d’Alessandro, Pinello, Giovanni, Aliprando, Francesco, ed Ercole, che feguendo l’Aquile Austriache, sotto il padrocinio di Filippo Secondo, in quelle sanguinose guerre, consegrarono la loro vita all’immortalità per servigio del loro Sovrano. Il medesimo Paolo Morigia nell’Hist. della Nobiltà, lib 4. c. 5.
Siegue poi a’ sudetti Signori il Nob. Pietro Morigia investito del Feudo Gentilizio delle Dagagne de’ Santi Martiri Martino, e Maurizio con la squadra d’Ogebio, con tutte le Regalie, e Dazi, eccettuata la Gabella del Sa!e con ampie prerogative di mero, e misto impero, e coll’autorità di gladio, donato a’ meriti della stessa famiglia dal duca Filippo Angelo [sic, per Anglo] l’anno 1449 giugno, titolo gratuito et ex benemeritis.
Dal detto Pietro nacque Giovanni Morigia, e da Giovanni, Francesco, a quali fu confermato il privilegio del detto Feudo l’anno 1484. 2. gennaio. Come dagli atti pubblici d’Antonio Gerardi Notaro, e Cancelliero d’esso sig. Duca.
Dallo stesso Francesco nacque altro Giovanni, e da quello Gio. Battista. Da Gio. Battista altro Francesco, dal detto Francesco altro Gio. Battista, e dal medesimo il dottor collegiato sig. Carlo Cesare, che dell’anno 1678. fu Prefetto della Città di Milano, e fu si ben servita la Città sudetta nel suo Governo, che li Sessanta lllustrissimi Decurioni d’essa, nuovamente lo chiamarono alla medesima Prefettura, ma il Grande Iddio coll’altissimo suo dominio lo chiamò nello stesso tempo a trionfar su le stelle in premio eterno delle sue sempre gloriose fatiche.
Gio. Paolo, fratello del sudetto signore, fu prima capitano nelle terribili guerre contro de’ Francesi, poi sargente maggiore della Milizia Urbana. Finalmente fatto Governatore di Sabioneta, per portarlo poi a’ gradi più elevati, in detto governo lasciò la spoglia mortale, e volò a goder il premio immortale delle sue virtudi.
Altro fratello fu il sig. don Francesco, che dottore d’ambe le leggi sempre attese, con singolar ritiramento di se stesso, giovar a’ prossimi; fatto poi sacerdote dopo alcuni anni, nell’ età più fiorita, passò all’eterne dignitadi.
Siegue l’eminentiss. sig. Cardinale Giacomo Antonio Morigia passato a miglior vita, che congiunto di sangue, fu figlio spirituale di quel santo regolare, che fu uno de’ fondatori della Congregazione di S. Paolo, il padre don Giacomo Antonio Morigia, ch’ora gode il premio immortale di sue virtudi.
Questi giovane d’illibati costumi volle consagrar sua vita nello stesso chiostro; dopo fu chiamato alla Corte di Firenze teologo, e confessore di Cosmo de’ Medici Gran Duca di Toscana, dal quale fu nominato al Vescovado di S. Miniati, d’indi all’arcivescovado di Firenze, dove per molti anni con incessanti fatiche, riformò la Disciplina ecclesiastica, illustrò la Città con ordini sagrosanti, e visitò più volte la Diocesi con molto frutto dell’Anime commesse alla sua curia, onde conosciuto l’alto suo merito da Innocenzio XII, fu promosso alla porpora, creato cardinale del titolo di Santa Cecilia il giorno 19. Novembre l’anno I698, e dallo stesso Sommo Pontefice l’anno feguente dichiarato Arciprete della Basilica Liberiana, fotto il Titolo di Santa Maria Maggiore. L’anno poi 1701 da Clemente XI eletto vescovo di Pavia, uno de’ quattro più insigni Vescovadi di tutta la Chiesa Cattolica, che per singolar privilegio tiene l’uso del Palio, della Croce, ed immediatamente soggetto alla Santa Sede; la cui scienza, integrità, spirito, e valore con la santità di sua vita sempre illibata, lo constituirono arbitro de’ prencipi, tanto che i suoi consiglj furono venerati dallo stesso Vicario di Cristo Signor Nostro nelle presenti torbide emergenze, e da S.M. Cesarea, che lo eleggeva suo Confidente per disporre tutto ciò, che sul tavoliere di quelli umani ravolgimenti fosse portato; oltra le singolari sue parti nella prudenza, con la quale sempre tenendo nel cuore, e sotto gli occhi la maggiore gloria di Dio andava con sommo spirito, ed attenzione studiando la disposizione della Pace universale.
Fu da S.D.M. osservato, come in Davide, le sue sante, ed eroiche azzioni essere giunto al colmo de’ meriti, e lo richiamò al premio di sue lunghe, ed incessanti fatiche li 8 ottobre 1708, singolarmente in aver dirizzate alla gloria due grandi ovili di Cristo Signor Nostro, in altretante chiese si luminose ben rette, e con profusi sudori ben governate nel Cattolico Impero; ove adesso, piamente credendo, farà a procurarci con più alto, ed autorevole patrocinio ogni bene nell’Empireo.
Lo seguiva il fratello, il qual fu il sig. don Gio. Angelo Morigia dottore collegiato di Milano, passato per la maggior parte de’ gradi della Toga, è stato ultimamente promosso alla catedra di Questore di questo Magistrato Ordinario. Passò egli poscia agli eterni riposi sul principio d’aprile del 1708. Signore dì tanta bontà di vita, rettitudine, pietà cristiana, jurisprudenza, ed incorrotti costumi, ch’ogni più grande Panegirico, che sì facesse all’opre sue, dopo d’aver detto il possibile, non sarebbe bastante a comprenderle tutte; l’averà egli ottenuto da Dio, come piamente si può credere nell’alta sua gloria giusto conoscitore de’ meriti sublimi. Passiamo al sig. don Gio. Battista nipote de’ sopra nominati Signori, che come Patrizio Milanese, viene alle occasioni più rilevanti impiegato dal prencipe, dal Senato, e dalla Città, o da chi tiene le loro veci, conosciute la sua abilità per le cose occorrenti, che riguardano il Pubblico, Deputato dell’ Ospital Maggiore, della Fabbrica della Metropolitana, e d’altri Luoghi Pii.
Già il Signor Dio ha dato successione a questa Casa in due maschi, ed altre tante femine, che saranno, a Dio piacendo, ottimi cavalieri, e dame di molto lustro, e singolar aspettazione, tutti figli del mentovato Signore, e della signora donna Violante Rescalli Dama d’illibati costumi, segnalata divozione, e d’altre parti di qualificate virtudi.
Quivi ha suo nicchio il sig. abbate don Francesco Morigia fratello d’esso don Gio. Battista, che con molta modestia, e ritirarnento in se stesso, dà a conoscere d’aver il disinganno delle cose del Mondo, mentre attende all’Anima sua, ed al servizio del prossimi [sic].
Da questa casa uscirono molti protonotarj apostolici, vescovi, arcivescovi, abbati, fondatori, e generali di Religioni, molti Cavalieri di Malta, ed ambasciadori a’ prencipi.
La stessa si ritrova imparentata con la prima nobiltà di Germania, con le prime famiglie nobili di Milano, con casa Visconti, Pusterla Castigliona, Besozzi, Busca, Archinta, Biuma, ed altre; sendo ancor in piedi per trofeo di quello antichissimo cafato in Milano la Torre de’ Morigi, antichissima sopra mille trecento venticinque anni.
Alla metà del Ponte, che fa corona al Fiume d’Intra, detto di S. Giovanni, Comenda de’ signori Cavalieri di Malta, termina la situazione del Dominio Feudale de’ signori Morigi tutto quel tratto di lago, colli, e monti, che si chiamano terre Morigie, e Signoria de’ medesimi; oltre al feudo di Valtravaglia, che sta qual all’incontro delle sudette terre, divise dall’acque verbane.
A Cura di:
   [Gioacchino Civelli]

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Magazzeno Storico Verbanese

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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