Macagno Imperiale e Superiore
CAPO XXXX
Caminando all’insù per la riva, breve tratto, si giunge a Macagno Imperiale, detto di sotto, feudo donato dagl’imperadori a’ signori conti Mandelli.
Settecento, e quarant’ anni sono, dalla clemenza di Otto, primo imperadore di questo nome, fu fatto la prima donazione del feudo sudetto a’ detti signori nell’anno 962, ritornato Otto da Roma a Pavia per vendicar la barbarie di Berengario re d’Italia, e de’ suoi figli, che crudelmente travagliavano la Chiesa, e tutta l’Italia, mandò nello stesso tempo parte del suo esercito nell’isola di S. Giulio, entro del picciol Lago di S. Giulio (volgarmente chiamato di Orta) per aver nelle sue forze Uvilla moglie del detto Re, ritirata in quella fortezza, la quale assediata si rese nel termine di due mesi, ed in quel tempo visitando l’imperadore tutto il Lago Verbano, dimorò alcuni giorni nella Terra di Macagno di sotto, trattando ivi tutti i negozj di pace, e di guerra; onde servendoli di tal fortuna la prudenza singolare di que’ terrieri, onorò quella Maestà con le più squisite finezze, e valendosi della liberalità per primo elemento de’ loro generosi tratti con la Corte, e co’ forestieri, che accorrevano a servire, ed a corteggiare l’Imperadore, vive trombe d’oro della fama. Con quelle voci si dispose Sua Maestà a mostrarsi grato per simil procedere, perciò onorò la Terra con titolo di Corte Imperiale, poscia la consegnò in Feudo con titolo di Contado a Tazio, e Roboconte fratelli Mandelli, ed a’ loro descendenti, con privilegio di mero, e misto Impero, con la ragione del gladio, di batter Monete, ed ogn’altra giuridisdizione in ricompensa de’ servigi fatti da essi allo stesso imperadore, contra il Re Berengario, della Regina Uvilla, e suoi figli.
L’anno poi 1110 Onorio IV imperadore, dopo, che fu coronato in Milano della Corona di ferro, confermò lo stesso privilegio al conte Otto Mandello.
Poscia l’anno 1158 l’imperadore Federico Barbarossa, dopo aver fatto pace co’ milanesi, e pubblicato le leggi de’ feudi alle Roncaglie, confermò i detti privilegi al conte Anselmo, ed al conte Roboconte, e conte Guido suoi nipoti, e figli del conte Tazio, all’ora generale della cavalleria de’ milanesi, predicato da tutti li storiografi di que’ tempi per lo più famoso capitano di quel secolo.
In quelle tenute hanno sempre continuato fino al giorno d’oggi i medesimi signori, con molta gloria del loro nobilissimo procedere amoroso verso i loro sudditi, sendo cavalieri per ogni parte luminosì nelle loro azioni sublimi; quindi Carlo V imperadore confermò detti privilegi al conte Giacomo Mandello nell’anno 1536, send’egli duca di Milano, data la linea de’ duchi Sforza, e ritornato il Ducato al Sacro Romano Impero, nel qual privilegio non solo confermò i passati, ma di più separò detto luogo, in ogni caso di bisogno, dallo Stato di Milano, ordinando, ch’ esso conte Giacomo, figlj, e successori in infinito fossero onorati come conti del Sacro Romano Impero, e godessero tutti i privilegi, dignità, onori, grazie, ed esenzioni senza alcun impedimento, che godono tutti gli altri Conti dell’Impero.
Di più diede autorità allo stesso conte Giacomo d’instituire nella detta terra di Macagno il mercato d’ogni animale, merci, biade, ed altre cose un giorno della settimana, destinandolo esso conte, che assegnò il mercoledì; e chiunque persona fosse intervenuta al detto mercato per vendere, o comprare, fosse libero, e sicuro sotto la protezione, e salvaguardia del Sacro Romano Impero.
Fu poi questo mercato concesso dall’Imperadore, col consenso del detto conte Giacomo, al luogo di Luvino per lo medesimo mercoledì d’ogni due settimane, riservandosi l’altro esso conte nella stessa terra di Maccagno, come dal detto Privilegio del 1541, da me veduto, e diligentemente osservato.
Ultimamente tutti gli accennati privilegj con quello di Carlo Quinto furono confermati l’anno 1580 dalla Cesarea Maestà di Rodolfo Secondo al conte Tazio Mandello, primogenito d’esso sig. Conte Giacomo, dalla quale nobile famiglia si godono anche di presente con molto splendore di questa lunga successione, che il Signor Dio per sua infinita clemenza, ed in premio temporale degli ottimi costumi di questi cavalieri, faccia sia durabile fino al fine de’ secoli.
- A Cura di:
- [Nicola Menepento]
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