Ascendendo poi circa due miglia verso l`Ossola, si ritrova la Villa detta Gandoglia, che posta al piede d`altro monte, da cui si svenano bianchi marmi, serve questa di Pietraja alla Fabbrica del Duomo di Milano.
Piu avanti sempre salendo, v`è altra Gandoglia, e vi si cava nuova spezie differente di bianco marmo per lo Duomo di Pavia.
All`incontro di questi stretti passi, scorre il Fiume Toce, ove nella sola distanza di mezzo miglio si ritrova la Terra d`Ornavasso Signoria de` Signori Visconti di Castelletto, ove si cavano altri marmi bianchi, e servono per la famosa Fabbrica di Nostra Signora presso S. Celso di Milano.
Scendendo poscia si vede l`alto monte Orfano, bagnato da più parti dal Lago di Margozzo, dall`altra dal Fiume Toce.
Il detto Monte di sostiene dalla pietra detta Miarolo, e viene corteggiato da molti prati abbondanti di fieni, detti di Piano Pizola, pascoli de` bestiami degli Abitanti su le rive del Lago Verbano.
In fine si vede Ferajolo, tra questa Terra, e Baveno s`osserva alzato un monte tutto di pietre Miarole, da cui al tempo di S. Carlo furono tratte le altissime Colonne, ch`ora servono di fastoso trionfo sagro all`elevato Tempio di S. Fedele di Milano, come molt`altre in alcune Città dello Stato, oltra quelle, che si vedono alzate in Milano, sì in pubblico, come ne` privati Palazzi della detta Città.
In Baveno v`è la Chiesa Propositurale, il cui Proposto è Vicario Foraneo con alcuni Canonici Prebendati, ch`assistono alla cura dell`Anime.
Sopra il già nominato monte Orfano v`è una Villetta di dodici fuochi, in mezzo alla quale si vede un picciol Tempio dedicato a S. Gio. Battista, e per tradizione, come dall`antica sua struttura, s`ha che fosse inalzato sino al tempo degli Apostoli, in cui vi sono molte Reliquie de` Santi; e detto luogo è membro della Cura di Margozzo, sopra cui si vedono anche oggidì le vestigia di forte Castello, come pure quelle d`antico Monastero.
Lasciate quelle oscure Riviere, e ritornando avanti verso il Verbano, mentre io barcheggiava tra gli ozj di quell`acque, alzando gli occhi mi venne avanti un altissimo prospetto di monti così sublimi, che il lume delle pupille si stancava tra quelle altissime orridezze; quello mi fece rammentare l`ardimento de` Giganti di Flegra, ma piu della favolosa rimembranza dell`Onnipotenza del vero Dio de` Dii in aver cumulati tanti monti sopra monti altissimi, quanto mai possa perdersi nel proprio acume occhio mortale; e per dir vero quello è un Prospetto, il cui vago, il cui grande, il cui terribile, è degno di passar dall`occhio alla nobile umana mente per contemplarvi
ex ungue Leonem le grandezze incomprensibili del Divino lavorìo d`un solo dito, d`una sola parola. Chi misurò disse Dio a Giobbe, le fondamenta per inalzar machine sì tremende? Chi diede tanti materiali? Chi la fatica ad opere sì sublimi? Ed in questi pensieri, giungendo all`Isole Borromee, toccammo le mete di que` fortunati Scoglj.
- A Cura di:
- [Fabio Copiatti]
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