Dopo la collegiata vi sono le seguenti chiese, o siano oratori.
S. Antonio, monistero claustrato di monache agostiniane.
S. Giuseppe, S. Gio. Battista, Santa Marta, Santa Croce, S. Rocco, e S. Sebastiano.
Questo borgo è così nobile per l’antichità, che come affermano gli antichissimi commentari d’Annio sopra Beroso Caldeo, fu fondato da successori d’Ercole Libio, o sia Ofiri, che edificò Novara medesima più antica di Milano, la quale fu edificata da Beloveso nipote d’Ambigato re de’ Celti, come narra il Corio prima della nascita di Cristo Signor Nostro seicento anni, e lo conferma nella sua Istoria Univerfale il P. Paolo Morigia.
Fu poi distrutto quello luogo più volte dalla barbarie degli Oltramontani, come nell’Istorie d’Italia fu esposto da molti scrittori di grido. L’anno poi 1270 i Novaresi s’accinsero a nuovamente riedificarlo, ed ampliarlo, come dissero ne’ loro codici: Ad magnum tutamen ipsius Civitatis Novariae, totius Vallis Intrasche.
Ha statuti, e leggi municipali concessigli da’ duchi di Milano, che sono in verde osservanza anche oggidì. Uno de’ principali empori, e scala de’ traffici del Lago Maggiore, e delle provincie vicine, ove ogni quindeci giorni vi si fa un mercato, che non invidia alle fiere, donde per acque correnti continuate si fanno passar ne’ mari le mercanzie.
Nel territorio d’Intra sta situato il convento de’ padri della Riforma di S. Francesco, con chiesa antica e secondo l’Ordine di S. Bernardino da Siena con vestibolo prima di giunger all’altare maggiore, in fronte al quale si vede dipinta tutta la Passione, e Morte del Nostre Redentore. Ha claustri, e cene comode per molti religiosi e l’anno passato vi fu inalzato un quarto capace per molti giovani, chiamati alla Religione, ed ivi depositati per lo tempo del noviziato, come solitudine d’eremo, e clima purgatissimo, che porge gran sollievo a’ corpi, e conserva compiuta salute. A quello tempio, e cenobio contribuì molto con l’oro, e con l’opera il popolo del borgo, e della Valle Intrasca, come appare da scritture autentiche antiche.
Ha parimente detto borgo un convento di monache agostiniane chiuse in clausura con bolla pontifizia, li quali arrivano al numero di cinquanta.
Un’ Ospitale per li Poveri con tutte le cose necessarie alla più esquisita caritade.
Vi si dotano ogn’anno in perpetuo quattro zitelle nubili con lir. 200, ed altre 8 con lir. 50, per ciascuna delle quali pagano li signori Rosignuoli ogn’anno lir. 400 ad otto zitelle native del borgo, e lir. 100 a’ poveri, che si distribuiscono in ciascuna vigilia di Natale.
Nel primo giorno di Quaresima in perpetuo v’è una fiorita elemosina di distribuzione di pane di fromento, che arriva sopra 8000 m. pani a’ poveri, oltre a diversi altri legati pii perpetui in somme rilevanti, medicinali, abiti, e denari.
Vi sono quattro confraternite molto numerose, che portano abiti, ed altre tre, le quali hanno tutte i loro particolari oratori, ciascuno de’ quali puo servire di parochiale con molto decoro, ed onore.
Oltra li sudetti proposto, e canonici, vi sono attualmente nel borgo quatordeci capellani, ed alcuni chierici, ch’attendono alli studi.
Risiedono nel luogo dieci dottori, parte teologi, e parte leggisti, due fisici, che servono al pubblico, molti procuratori, causidici, e notaj, ed alcuni di quella patria sono del collegio di Milano.
Quivi è la residenza del podestà del luogo, e della valle, che dee necessariamente esser laureato in università famose, tenendo quivi la curia, collaterale, fanti, e carceri.
Nel solo distretto del borgo abitano di continuo 285 famiglie, e comprese le sparse ne’ soborghi soggetti alla chiesa matrice, ed al borgo sono in tutto 200 che fanno il numero d’otto mila anime.
In fine qui fioriscono, e s’esercitano quasi tutte l’Arti, sendovi ancor l’officina de’ vetri, che dà gran dispaccio, la scuola pubblica oltre altre quattro particolari.