STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Elenchi di funzionari e cariche pubbliche in «ARONA»

Denominazione:
Arona
Breve Abstract:
Giovanni Giuseppe Vagliano, Le rive del Verbano 1710: la descrizione di Arona. Parte 01 - Notizie su Arona e sugli assedi della rocca
Abstract:
Arona
CAPO XXI

Borgo, ed antico feudo di casa Borromea, forte antemurale dello Stato di Milano dalla parte de` Monti di S. Bernardo e fortezza famosa per tutta Europa. Ha un castello fortissimo col vantaggio d`esser situato sopra d`alta rocca, in cui risiede il castellano con molti soldati. Cotesto borgo fu cinto di mura da` signori Borromei a proprie spese, nelle quali consumaronvi più di dugento mille scudi, che ora per esser così alterata la moneta sarebbero più di seicento mille. Questo forte sostenne diversi assedi, tra quali grande fu quello del 1522, quando l`Almirante Generale del Re franzese, vi mandò sotto Renzo Orsino con sette mila soldati, ma il P. Leandro scrisse, che furono quattordici mila; l`assedio durò trentasette giornate, sempre battendo, ma non fu possibile espugnarlo, partendo l`esercito nemico con egual danno, e vergogna.
L`anno poi 1706 sul principio d`ottobre convenne a quella piazza sostener nuovo assedio, il quale coll’affermazione sincera di testimonio di vista, noteremo qui succintamente coll’esito, in cui terminò.
Liberato Torino dall`assedio, entrata in Novara, ed in Milano l`Altezza Serenissima del sig. prencipe Eugenio di Savoia, coll’armi di Cesare, si pensò all`acquisto di quello forte, e nello stesso tempo fu ordinato dal feudatario del luogo alle terre vicine, che poste in armi le milizie si proibisse l`entrata nella piazza ad ogni spezie di viveri, e merci. Questa veniva governata dal brigadiere don Ferdinando Suarez di Figueroa, e dal Maestro di Campo don Bartolomeo Carbonara, quando ritrovandosi nel prefidio solo ottanta granatieri spagnuoli, quarantacinque cavalli rimontati del Reggimento di Triulzi, la solita Guardia della Rocca di quaranta, e forse dugento soldati italiani di nuova leva, con poca munizione da guerra, pochissima artiglieria, e stretti dalla scarsezza de` viveri, s`attendeva a` momenti l`assedio, per lo quale a` 9 del già detto ottobre su lo spuntar del sole, seguì impensato successo di sortita improvisa dalla piazza d`alcuni capitani di fanteria italiana, che prima custodivano la Porta di Novara, donde s`incaminarono a Dormelletto, ed ivi dalle milizie delle terre si accompagnarono a Borgo Tesino, ove dagli Alemani furono ricevuti come amici. Fu detto, che a ciò fossero spinti da certo Editto fatto pubblicare dal Prencipe suddetto, con cui minacciava la confiscazione de` beni, ed altre pene a` Sudditi dello Stato, che avessero servito contra la Maestà Imperiale dopo la resa di Milano; onde trovatosi il brigadiere abbandonato da sì buon numero di difensori, comandò al popolo di prender l`armi, e con eloquente discorso gli persuase a difender la Patria, la riputazione, l`onore delle mogli, i figli, e le cose proprie.
Alli 10 si cominciò a scoprire qualche assalitore alla campagna, ed appunto già erano arrivati al numero di novecento (oltra le milizie del paese) sotto il comando del colonnello, e generale di battaglia barone di Luminionghen. Ma stante lo scarso numero de` difensori non fu possibile il far sortite; perciò la stessa sera fu cominciato dagli Alemani l`attacco, che fu con ardore sostenuto dagli assediati tutta la notte, per modo che agli assalitori, non fu modo d`approcciarsi alla piazza, ne d`alzar più che due palmi di terra in lontananza di dugento passi tant`era la tempesta delle palle degli archibusi, delle granate, e delle scariche di quelle poche artigliere, che loro fulminavan contro.
La mattina de` 11 si giuocò un pezzo co` moschettoni a cavalletto, e spingarde, tanto dall`una, quanto dall`altra parte, ma considerata l’impotenza di resistere, l`impossibilità del soccorso alla chiamata della piazza, quella fu resa ad oneste condizioni, ritirandosi il presidio nella rocca con patto reciproco, che né il Borgo, né la Rocca si danneggiassero.
Entrarono dunque gli Alemani nella piazza la sera dello stesso giorno con parte delle loro truppe, il sig. generale barone di Luminionghen, e i signori conte Carlo, e Giovanni Borromei accolti da` sudditi nazionali con allegri viva.
Si seguitò poscia l`attacco della Rocca, in cui per lo fito favorevole riuscito facile agli Alemani di piantar l`artiglieria, e dato principio ad abbatter la Torre di S. Pietro per esser nuova fabbrica, cominciò ad inchinar alla breccia, per lo che impauriti i difensori, con gli ultimi sforzi fecero volar col fuoco de` loro pezzi alcuni gabbioni, che coprivano l`artiglieria nemica, ma sempre più vedutisi a le strette, né avendo modo di sostenersi, mancando loro la munizione da bocca, e da guerra, molto più i necessari soldati, successivamente fu resa anche la rocca a patti di buona guerra, e ne sortì il giorno seguente il presidio con tutti i militari onori.
A Cura di:
   [Valerio Cirio]

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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