Della bontà dell’aria, fertilità delle terre, la sanità,
e limpidezza dell’acque, l’abbondanza delle robbe
et altre nobili qualità di questo lago
Cap. IIII
Non minor nobiltà, e nome di maggioranza, deve dar a questo lago, la bontà dell`aria, e la fertilità delle terre, di quanto habbiamo detto. Onde non è dubbio niuno, come gran gloria, e nobiltà arreca ad un luogo la sua nobile positura, la benignità dell`aria, la fertilità delle terre, la copia, e bontà de` vini, la chiarezza, e sanità dell`acque, l`abbondanza de frutti, e delle vittuvaglie. Il che tutte queste nobilissime qualità sono possedute da gli habitatori di questa riviera, con gran gloria, e util loro.
Onde il Cielo è stato liberalissimo, e favorevole a questo lago. Percioché, primieramente l`aria è temperata, sanissima e felicissima. Quivi l`acque sono sanissime, e limpidissime, a sembianza di acque stilate, il verno è piacevole, però secondo la stagion degli anni. L`estate quanto più il sole abbruggia la terra, e travaglia il giorno, e la notte i mortali: in questi luoghi si trova l`aria mitigata da soavissimi ventarelli, e coperti dall`ombre de gli fronduti alberi, che la rendono temperata, e delicata, che sembra una primavera; e quindi è, che sempre si veggono in quella riviera le verdeggiante, e vezzose herbette.
Vedesi poi d`amendue le riviere del lago, tutte piene e ripiene de vigne, con innumerabili piante de vite, e pergolati fino sopra le strade, e del lago medesimo, con abbondanza de frutti delicatissimi. E quindi è, che questa riviera abbonda grandemente de vini d`ogni sorte, e delicati, per la gran copia delle vite, e pergolati che si veggono, così ne` colli, come ne` piani. Apresso, oltre alle olive, naranzi, cedri, e limoni, e altri soavi frutti, si vedono ancora le cime e coste de` monte, che sono tutti increspati dalla spessezza delle castagne, come da certi capelli, che paiono tutti pinti da gli ornamenti della natura. Ancora le sue riviere, e monti vengono ornate da vagante praterie circondate da perpetua verdura, come da certa cinta della selva di Pallade. Vedesi poi in molti luoghi callar con furia al basso le relucenti acque, che sembrano per la lor chiarezza cristalli de monte. Le terre vengono benissimo coltivate e producono de tutti i beni secondo i seminati. I pascoli sono abbondevoli, et ottimi, e si raccolgliono gran quantità di fieno, e perciò si nodriscono gran copia di bestiame, così grossi come minuti, perilché, quivi sai trova grand`abbondanza di butiro, e formaggio delicato, e di più sorti, per li pascoli delicati, ripieni d`herbette odorifere. Percioché, oltre alle bestie grosse e minute, che nodriscono ne` loro monti, ne vengono ancora alli loro mercati gran numero da terra tedesca, che gli sta vicino. Ci sono ancora molti boschi, e selve appropriati alle cacciagioni, e luoghi da uccellare, ne` suoi monti, e colli, con ombrosi, e freschissimi ridotti, scaturendo fuori li freschissimi, e chiarissimi fonti d`acque con il cantar de gli uccelletti, che il tutto alletta altrui a ricrearsi, e rinfrescarsi.
Onde gli habitatori di questa riviera, e de` suoi contorni non hanno invidia, ne cedono a niuna città d`Italia, della bontà, delicatezza e abbondanza, e varietà de pesci, ne di haver carni delicate di tutte le sorti, oltre alle carni quadrupedi di cacciaggioni, e uccellami in abbondanza. Il medemo dico del butiro, formaggio, et altra grassina. Senza ch`io dichi della gran copia de` i soavissimi frutti, che nascono in questa felice riviera tra questi cedri, naranzi, limoni, et altri frutti, che farebbero invidia e scorno a` gli orti delle Hesperidi custoditi dal vigilante Drago, et ai giardini d`Alcinoo. E se Hippomene havesse havuto di questi aurei pomi del nostro lago Maggiore, se ne sarebbe Atalanta più invaghita, che de gli altri non fece. Se la Discordia havesse gettato uno de questi nella mensa de i Dei, sarebbe tra Pallade, Giunone, e Venere nato bisbiglio più grande, e più intricata lite di quella, che il Pastor di Troia decise. E se tutti gli Dei che finge Homero andar al convitto dell`Occeano, sarebbero più lietamente venuti alla mensa del nostro lago Maggior, dove haveriano gustato la delicatezza di queste nobili qualità che habbiamo raccontate.
Ancora non è da passar, che non si dichi, che questa riviera viene talmente or nata, e nobilitata d`amendue le parti da gli spessi casamenti, terre, e borghi, che non si può (per così dire) veder meglio; essendo poi tra un luogo e l`altro adornate di spesse vigne, et altri frutti, di modo tal che gli occhi non si facciano mai di contemplare con gran curiosità, così vago, delitioso, fruttifero e ben calato sito, di mirabile veduta. Le quali proprietà e nobiltà non si trovano nelle riviere de niuno altro lago, e ben che se ne trovano alcuna non però tutte, come ha questo. E però ragionevolmente, io concludo (servando l`honore de tutti gli altri) che questo si deve dimandar l`imperator de` gli altri laghi della nostra Italia, e più oltre ancora, per le ragioni potentissime c`habbiamo addotte, delle sue rare e singolare prerogative, e nobiltà.
Apresso, in alcuni monti, oltre alle sorti di marmo, et altre pietre, che si cavano (delle quali si favellerà di ciascuna a` suoi luoghi) si cava ancora quella terra nera dove si fanno i croscioli corrigii, de ` quali li orefici adoprano per fondere l`oro e l`argento. E con essi si fondano tutte le sorti di metallo sino all`azziaio. Oltre ad alcune minere, et anco in quelle vallate si cava il christallo, dove si fanno con essi lavori preciosi, et degni d`essere veduti. Ci sono ancora monti, che producono semplici di gran virtù, apresso si trovano acque di virtù sanative, et un`acqua nella cima d`un monte di Dugmenta, la qual uscisse d`una fessura d`un grossissimo sasso, et in tanta abbondanza, che farebbe maccinar un molino, la qual nel maggiore caldo dell`estate, è di tanta freddezza, che non si può bevere, e vicino et all`intorno di detta fonte ci nasce il napello, herba molto velenosa, e la fontana chiamasi la Cavalliera.
E vicino ancora a questa terra si vede un`altra fontana detta la Valcina, la qual in ugual quantità pesa quattro onze meno di tutte le altre acque. Et però essa si da cruda a gl`infermi. E cosa mirabile, e secreto della natura, che non si può vedere dove ella scaturisca né dove scorre essendo il luogo dove ella viene molto stretto, nondimeno né per grand`asciutto, né seccaggine, né etiandio per molta pioggia mai cresce né calla.
In altri monti si prendono gli astori, et sparaveri di bonissima riuscita, quali si portano ne i loro mercati a vendere. Si fanno ancora formaggi delicatissimi, e speciosissimi per la delicatezza, e nobiltà de semplici, dove si pascano i detti armenti, e giumenti.
Ancora ci sono diverse antichità degne di memoria, tra le quali per non raccontarle tutte dirò, come nella Val Divedro da` romani fu tagliato un gran sasso e fattovi una apertura capace, e commoda a transitarvi. Quest`opera fu fatta da Giulio Cesare, quando egli andò a ritener i Svizzeri che non passassero nell`Italia. In questo sasso si veggono sino al presente in due linee li seguenti caratteri, che sono TLVVCCO e sotto questi si vede in un`altra linea MOCCD. In oltre, nella Val Premia, si vede un vestigio d`una muraglia che va d`un monte all`altro, che riserava detta valle, che fu fatta dal medesimo Giulio Cesare. Appresso, v`erano molti antichi castelli, fortezze, tempi, bagni, sepolcri, nelle terre, borghi, e contorni del lago, de` quali si veggono ancora alcuni vestigii, oltre alli molti epitafii, et inscrittioni, notate in parte dal grande Andrea Alciati, gloria de` dotti.
Il che, a i luoghi convenevoli di molti se ne farà nominazione. Che tutte arrecano maggioranza, e nobiltà a questo Imperatore de` laghi.
Accedere qui alla Tavola dei Capitoli della Historia del Lago Maggiore..., Bordone e Locarni, Milano 1603
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