STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Breve Abstract:
V. De Vit, Il Lago Maggiore..., Vol. 02 p. 1 - 07 - Vita di Arialdo. Ultime memorie delle sue reliquie e del suo culto
Abstract:
CAPO VI.
Ultime memorie delle sue reliquie
e del suo culto

Circa trent’anni dopo, cioè l’anno 1099, l’Arcivescovo di Milano, Anselmo IV1 volendo eccitare il popolo Milanese a dare un culto maggiore al nostro Santo, ordinata una solenne supplicazione, trasferì il corpo di S. Arialdo dalla Chiesa di S. Celso in quella di S. Dionisio, dove erano state riposte anche le spoglie di S. Erlembaldo suo compagno e martire per la stessa causa. 2
Presentemente però dobbiamo confessare, che il loro sepolcro più non sussiste, e che né anco possiamo dire se le loro reliquie sieno ancora in Milano.
«Circa s. Arialdo, scrive il Giulini (l.c. p. 410 e segg.), il nostro Andrea Alciati3 dice, che il suo corpo dopo di essere stato per più di cinque secoli in una cappelletta sotterranea della Chiesa di S. Dionisio dentro un’urna di marmo, fu trasportato a Parigi. Il fatto secondo lui andò così. Nell’anno 1508, essendo venuto a Milano Lodovico XII re di Francia, e avendo inteso, che nella mentovata Basilica si ritrovava il corpo di S. Dionisio, cercò subito di averlo; ma dispiacendo ai nostri il privarsi de’ sacri avanzi di un così antico e celebre Santo vescovo di Milano, né volendo apertamente opporsi al desiderio di quel principe, trovarono la via d’ingannarlo. Trassero dunque dalla Basilica di S. Dionisio le reliquie di S. Arialdo, e gliele consegnarono come se fossero quelle del richiesto Santo prelato; e appunto come tali furono porlate a Parigi da’ Franzesi, i quali perciò vengono da quell’Autore rimproverati, perché ben non misurando la loro devozione verso il vero S. Dionisio, giungono fino a procacciarsene de’ falsi».4
«Sembra che non possa negarsi fede all’Alciati, che racconta cosa avvenuta a’ suoi giorni: ciò non ostante Paolo Morigia narra un fatto, posto il quale bisogna dire, che quello scrittore ha preso uno sbaglio. Descrive il Morigia nel Santuario le Reliquie, che si ritrovavano nella Basilica di S. Dionisio, cioè i corpi de’ Santi Vescovi Dionisio ed Aurelio, quelli di S. Arialdo e di S. Erlembaldo, e di vari altri Santi: e dice poi, che tutti furono nell’ anno 1528 trasportati nella Metropolitana; cioè i corpi dei due Santi Vescovi nel quarto giorno di febbraio, e quelli di S. Arialdo, li S. Erlembaldo e degli altri Santi nel giorno seguente della qual traslazione ne rogò istrumento il notaio Giovanni Pietro Bernareggio. Il Morigia al suo solito non fu molto esatto in tutte le circostanze. Francesco Castelli , il quale come ordinario ch’egli era, si trovò presente alla traslazione di S. Dionisio e di S. Aurelio, dice nei suoi manoscritti, ch’ella seguì nel 1538, non nel 1528, e nel giorno primo di marzo, non nel quarto di febbraio, e che l’istrumento rogato non dal solo Giovan Pietro Bernareggio, ma anche da tre altri notai. Gli errori peraltro presi dal Morigia queste minute circostanze non tolgono la fede alla verità del fatto; onde mi sembra strano, che il Puricelli, 5 il quale riferisce le parole stesse del Morigia, non so come poi dopo se ne dimentica, e negando fede e a lui e all’Alciati, senza addurre alcuna ragione, si riduce a credere, che il corpo di S. Erlembaldo e probabilmente anche quello di S. Arialdo, si trovino ancora in qualche sito occulto nella Basilica di S. Dionisio. Quanto a me io penso, che certamente il primo e molto verisimilmente anche il secondo riposino nella Metropolitana, colà trasportati colle altre sante Reliquie da quell’antica Chiesa, dove prima giacevano».
Così il Giulini: il tempo forse farà conoscere quale di queste due opposte sentenze sia la vera. Frattanto conchiuderò notando, che anche il Bombognini nel suo Antiquario della Diocesi di Milano6 attesta questa traslazione del corpo di S. Arialdo dalla Chiesa di S. Dionisio alla Metropolitana nel detto anno.



1 Secondo il Morigia e il Vagliano questo Anselmo, chiamato anche da altri col titolo di beato (vedi il Decreto IV del Concilio Provinciale di Milano celebrato da S. Carlo l’anno 1574), nacque in Luino sulle sponde del nostro Lago; ma è da dire col Giulini (l.c. p. 350) e con altri più accreditati scrittori, ch’egli invece fu nativo di Buis, o Boisio terra della pieve di Desio. Vedi anche il Frisi, Memorie di Monza, Dis-sert. III, p. 31.

2 Intorno a questa solenne traslazione vedi il Sassi (l.c. p. 460) - il Giulini (l.c. p. 408 e segg.) riporta le iscrizioni in versi collocate sui loro sepolcri, avvertendo la differenza che corre tra l’una e l’altra. Nella prima S. Arialdo è chiamato apertamente martire, nella seconda S. Erlembaldo si dice bensì ucciso, perché condannava gli incesti e le simonie, ma non è appellato martire. Ecco l’epitaffio del primo, sebbene mutilo in parte:

Martyr Levita iacet hac Arialdus in urna
Truncatus moritur, sed vitae dona meretur . . . .
Hoc mausoleo reverenter condita digno . . .
His geminis causis Arialdus passus ab istis
Martyr in Ecclesia Levita reconditur ista
Transtulit ANSELMUS Pastor venerabile corpus.

3 Alciati Antiq. MS. apud Puricelli, Vita S. Arialdi, lib. I, cap. II, n. 14.

4 «Iacuitque (Arialdus)», così ivi l’Alciati , «per quingentos ferme annos in D. Dionysii episcopi nostri subterranea aedicula tumulo marmoreo, donec anno MDVIII a Ludovico XII Francorum rege Lutetiam Parisiorum translatus, existimante non Arialdum, sed Dionysium se auferre. Adeo Parisiis placent Dionysii, tu undígue gentium ad se etiam pseudo Dionysios trahant, et Areopagitam quoque sibi praefuisse comminiscantur». Le stesse cose racconta sull’autorità del medesimo Alciati anche G.B. Fontana milanese, morto circa l’anno 1580, nelle sue Memorie sopra i Vescovi di Milano da me vedute MSS. presso il teologo Pietro Guglielmazzi di Pallanza , ora passate nell’Ambrosiana.

5 De S. Arialdo, lib. I, c. XXI, n. 2.

6 Edizione seconda con correzioni ed aggiunte del dott. Carlo Redaelli, Milano, 1828, in 8.
Autore:
   [Vincenzo De Vit]
A Cura di:
   [Luciano Besozzi]

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Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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