STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Breve Abstract:
V. De Vit, Il Lago Maggiore..., Vol. 01 p. 1 - Cap. 15 - Antichi nomi di Angera e memorie di essa e di altri luoghi presso l`Anonimo Ravennate
Abstract:

L`antica città di Angera sorgeva verso levante ad un miglio circa più lungi dall’odierno abitato, come si prova dai monumenti ivi scoperti. L’Alciati, ch’ebbe a visitarli circa tre secoli fa, nell`opera MS. presso il Brambilla (l. c. p. 258), scrive: In eo passim cernere est vetusta monumenta, elaboratos tumulos, urnas, templa, cryptas, porticus, columnas, idque genus vetustatis insignia: parola, che abbastanza ci manifestano la sua floridezza in quell`epoca; delle tante lapidi però ivi esistenti molte andarono perdute, ed altre furono trasportate lontano. Tra le poche ivi ancora rimaste una ve n’ha molto insigne, che dal borgo fu trasferita nell`antico castello, posto sul monte vicino, ora posseduto dalla famiglia Borromeo, ed è collocata nell`oratorio, quale sostegno dell`altare dedicato a S. Giustina. È tutta istoriata dai lati in bassorilievo, e nella parte anteriore in mezzo a due figure stanti vi si legge l`epigrafe seguente:

 

I  .  O  .  M

M .  CALVIVS

SATVLLIO

VICAN  .  SEBVINI  .  BASIM

 

Fu pubblicata ultimamente con esattezza dal Mommsen (l. c. n. 5471), il quale ragionevolmente opina che se Sebuini sia l’antico nome degli abitanti del vico, e del vinco stesso. Dai lati sono rappresentati l`aquila e il delfino, simboli di Giove, al quale fu dai vicani dedicata la base, è sotto di questi vi è effigiato Giove medesimo in stato di ferire col fulmine, che tiene in mano, un gigante, la cui figura termina in serpente.

Angera dunque in antico era vico insigne, alquanto entro terra, anteriormente ancora ai Romani, per quanto n’è lecito conghietturare, ed il suo nome era con tutta probabilità Sebuino o vico dei Sebuini, popolo di razza Insubre, quali sembra che fossero tutti quelli del lato opposto del nostro Lago inferiormente e lungo il Ticino. Questo nome però rimase obliterato a tal punto, che tutti i nostri scrittori non con altro nome la conobbero sino ai dì nostri che con quello di Stazzona nel basso tempo e poscia di Angera; anzi n’ebbe taluno che Angera reputò nome antico, anteriore all`altro, e la disse così chiamata dalla Dea Angerona, ivi onorata di culto, e tal altro giunse persino a credere probabile che i luoghi di Angera e di Arona, l`uno di fronte all`altro sulle due sponde del Lago, venissero così appellati dal nome di quella Dea diviso in due Angera e Rona, detta poi questa Arona [i]. Ma questi sono manifesti errori, scrive il Ferrari nella sua dissertazione sopra Angera, il quale trova che il nome di Stazzona s’incomincia a vedere dall`anno 870 e vi si mantenne sino al 1211, mentre di quello di Angera si ha memoria del secolo XII, contemporanea all`altro, laonde egli la crederebbe piuttosto dal volgo chiamata quasi ad giera, vocabolo, che nel basso latino significa riva, come chi in luogo di dire alla riva del lago, dicesse di andare ad giera, onde Angiera e poi Angera [ii]. Egli stesso poi conghiettura, che l`antico Forum Licinii ricordato da Plinio nel luogo che già abbiamo veduto, fosse appunto dove è Angera; e quindi questo ritiene essere stato il primitivo suo nome. Ma anche questo è al parere di molti un errore, collocandosi quel Foro con tutta probabilità in Incino, che ci avrebbe così serbate le tracce dell`antico nome [iii]. Non vale poi la pena di confutare la pazzia di coloro che lo asserirono chiamata Angleria dal suo fondatore Anglo Troiano, nipote di Enea. Soggiunge da ultimo il Labus in calce all’Amoretti (p. 18), che la più antica memoria che si abbia della denominazione di Stationa è in una carta di Carlo Magno dell`anno 807, e rispetto a quella di Angera, che la prima volta, ch’essa compare ne’ libri è nella Cronaca di Landolfo, che cessò di scrivere sino dall`anno 1136.

È però da stupire, come a niuno de’ nostri Scrittori, e nè anco al Labus, sia venuto in mente di consultare l`Anonimo Ravennate, con l`altro Cosmografo Guidone, che tanto tempo innanzi avevano fatta menzione di Angera sotto il nome appunto di Stationa, vocabolo nel basso tempo sostituito dall`antico statio di forma classica, e che significa il luogo, dove hanno ricovero le navi. Scrisse l`Anonimo suddetto al principio del settimo secolo dell`era volgare; ma è noto che la sua compilazione fu redatta su antichi documenti ora la maggior parte perduti. Gioverà riferire intorno il testo di lui ponendolo a confronto coll`altro di Guidone, molto più recente, anche per altri luoghi meritevoli di essere da noi considerati [iv]. Amendue vi premettono il seguente tratto:

 

 

Iuxta suprascriptam civitatem Eporeiam (Guidone ha Eporegiam, leggi in amendue i luoghi Eporediam, oggi Ivrea), non longe ab Alpe est civitas, quae dicitur

 

                             (Anonimo)                                   (Guidone)

                        Victimula, item                            Victimula, item

                        Oxilla                                          Ossila

                        Scationa                                      Scaciona

                        Magesa                                        Maiessa

                        Lebontia                                      Lebontia

                        Bellenica                                     Bellanica

                        Bellitiona                                     Bellinciona

                        Omula                                         Omula

                        Clevenne                                     Clevenna


Notano gli editori che i Codici manoscritti variano nel nome Scationa o Scaciona leggendosi in alcuni di essi anche Staciona, che n’è il vero. Se essi avessero avuto cognizione del nostro borgo, così chiamato nel basso tempo, avrebbero certamente, io credo, preferito quest`ultima lezione, Staciona, nel testo, e relegate nelle note le sue varianti. Che poi Staciona sia lo stesso che Stationa, collo scambio volgare e frequente negli antichi manoscritti della t in c, non vi può essere dubbio, come non vi può essere dubbio, che qui realmente si parli della nostra Stazzona o Angera. Ecco dunque trovato che questo nome è assai più antico di quello, che si era sino ad ora dai nostri creduto, e che anzi è, secondo che io ne penso, dell`epoca stessa Romana, almeno dal basso Impero.

È noto che al principio del quinto secolo, il più tardi, esisteva già una flotta del lago di Como, alla quale era preposto un perfetto, che aveva eziandio io la cura della città, nella quale anche avea la sua sede. Dobbiamo questa cognizione alla Notizia delle dignità dell’Impero [v].

In questa al capo XL dell`Impero occidentale leggiamo: Praefetctus classis Comensis cum curis eiusdem civitatis, Como. Scopo di questa flottiglia in tal luogo era quello di difendere la città dalle subite incursioni dei barbari, che spesso calavano dalle limitrofe montagne alle consuete depredazioni: come in modo particolare rispetto a Como abbiamo già di sopra veduto. Ora io sono dell`avviso che per la stessa ragione in tempi forse alquanto posteriori, anche in Angera, cioè presso il Lago, avesse sua stazione una flotta romana [vi], e che da questa modificandosi alquanto in quell`età il vocabolo Statio, fosse chiamata Stationa da prima la rada e il porto di Angera, comunicandosi poscia questo stesso nome, per la ragione che ho detta, alla città, onde in luogo di Sebuino, ch’era l`antico suo nome, venisse a poco a poco a chiamarsi nell`uso volgare coll`altro di Stationa, corrotto poscia in Stazzona, o Stazona, che alla fine prevalse; per cui quello rimase da ultimo obliterato. Nelle vicende poi, alle quali soggiacque in appresso questo borgo, scomparsa del tutto la flotta, questo stesso nome di Stationa venne alla sua volta anch`esso soppiantato, ovvero anche sostituito dall`altro, che fu richiamato in vigore di Angleria o Angera, che le rimase da poi inalterato. Tale è la storia della nomenclatura di questo borgo, già in antico città (civitas).

Resta ora che gettiamo eziandio lo sguardo sulle altre città ricordate dall`Anonimo Ravennate nel brano testè recato. Lasciando la prima Victimula e l`ultima Clevenna, l`odierna Chiavenna, che non ci appartengono, certo Oxilla od Ossila è l’Oscela di Tolomeo, che abbiamo veduto, l’Osila in carta del 1001, l’Auxula od Ausula in altre del 1007 e 1014, od Oxula in una del 1028, è più pienamente Domi de Oxulo chiamata in altra del 1196: tutte forme diverse di un medesimo nome [vii].

Dopo Staciona è ricordata la città di Magesa o Maiessa, la quale non trova altro riscontro che nel fiume Moesa, che bagna la Valle detta Mesolcina o di Misocco. Secondo il Desjardins la Moesa sarebbe quel fiume, ch’è segnato nella carta Peutingeriana alla sinistra del Ticino, nel quale influisce alquanto prima del suo ingresso nel Lago Maggiore, e che corrisponde all`odierno Misocco, che appunto si getta nel Ticino sopra Bellinzona. La Magesa o Maiessa dei nostri Cosmografi sarebbe dunque la terra di Misocco, che da il nome alla valle ed al fiume. Chi poi volesse collocare i popoli Moesiates o Mesiates che abbiamo veduti di sopra, presso il detto fiume Moesa, supponendoli posti fuori di luogo nella Carta sunnominata, avrebbe, io credo, un probabile appoggio nella città menzionata dai citati Cosmografi.

Lebontia trova anch`essa una qualche assomiglianza coi Leponzii, e colla Valle Leventina o Lepontina, alla quale sembra che appartenesse. Ma questa città deve essere stata distrutta o aver mutato nome; poichè nella detta Valle niuna terra o luogo si trova così chiamato tra i molti, che sono indicati anche nelle carte geografiche più minute [viii]. Alla stessa Valle appartiene anche la città Bellitiona o Bellinciona nostri Cosmografi, detta Bilitio da Gregorio di Tours, che abbiamo veduto, e da Aimone (III, 83) e nelle carte del medio evo era Berizona od anche Bellinzona, come oggigiorno è chiamata [ix]. Restano le due città Bellenica o Bellanica ed Omula. La prima se non m`inganno è quella che diede il nome alla Valle di Blegno [x]; posta ad oriente della Leventina sopra Biasca; della seconda non so che dire. È probabile, che anche questa, se pure in qualche modo ci appartiene, mutasse nome, o che in occasione di qualche guerra o per altra cagione a noi ignota, rimanesse distrutta.

Alcuni opinarono, che sia stata dall`Anonimo Ravennate descritta in questo luogo una via antica, che percorreva tutte queste città (civitates), come egli le chiama, ma dalle distanze, che sono tra l`una e l`altra, e più dal salto tra Oxila e Stationa al di là del Lago, non pare, che questa opinione possa essere sostenuta. Tuttavia la testimonianza dell`Anonimo per questi luoghi è assai preziosa, e non è piccolo il guadagno che abbiamo fatto per essa [xi].

Noterò da ultimo che il medesimo Anonimo oltre alle città ci diede anche i nomi dei fiumi, che portano il tributo delle loro acque al Po, e tra questi ricorda anche quelli che sono a noi più vicini, cioè il Sisido, l’Agunia, il Ticinus e l’Olonna (IV, 36, p. 288 e seg.). Il primo è la Sesia, chiamata Sessites da Plinio (III, 20, 4, § 118), il secondo è la nostra Agogna, nelle carte del medio evo chiamata anche Agonia ed Agogne [xii]. Del Ticinus e dell’Olonna, oggidì Olona, non è mestieri parlare.

 

XV. Antichi nomi di Angera e di morte di essa e di altri luoghi presso l`anonimo ravennate. L`antica città di Angera sorgeva verso levante ad un miglio circa più lungi da Lucerna abitato, come si prova dai monumenti IV scoperti. Ebbe a visitarli circa tre secoli fa, nell`opera MS, presso il Brambilla 258, scrive ale, che abbastanza ci manifestano la sua floridezza in quell`epoca delle tante lapidi però ivi esistenti molte andando perdute, ed altre furono trasportate lontano. Tra le poche ivi ancora rimaste una ve ne ha molto insigne, che dal borgo fu trasferita nell`antico castello, posto sul monte vicino, ora posseduto dalla famiglia Borromeo, ed è collocata dell`oratorio, quale sostegno dell`altare dedicato dedicato a Giustina. E tutta istoriata dai lati il bassorilievo, e nella parte anteriore in mezzo a due figure MTB si legge l`epigrafe seguente fu pubblicata ultimamente con esattezza dal 5471, il quale ragionevolmente opina che se vuoi mi si è antico nome degli abitanti del Vico, e del vinco spesso. Dai dati sono rappresentati l`aquila e il delfino, simboli di Giove, al quale fu dai vulcani dedicata la base, è sotto di questi vi è effigiato Giove medesimo in stato di ferire col fulmine che tiene in mano, un gigante, la cui figura termina in serpente.
Angera dunque in antico era Vico Insigne a quanto entroterra, anteriormente ancora ai Romani, per quanto ne è lecito congetturare, ed il suo nome era con tutta probabilità se buino ho Vico dei se Buini, popolo di razza Insubre, quali sembra che fossero tutti quelli del lato opposto del nostro lago inferiormente è lungo il Ticino. Questo non è però rimase obliterato a tal punto, che tutti i nostri scrittori non con altro nome la conobbero sino ai di nostri che con quello di Stazzona Belpasso tempo e posa di Angera anzi di Ebe taluno che Angera reputo nome antico, anteriore all`altro, e la disse così chiamata dalla dea Angerona, Ivy un`orata di culto, et al altro giunse persino a credere probabile che i luoghi di Angera e di Arona, l`uno di fronte all`altro sulle due sponde del lago, venissero così appellati dal nome di quella di diviso in due Angera e Rona, detta poi questa Arona. Ma questi sono i manifesti errori, scrive il Ferrari nella sua dissertazione sopra Angera, il quale trova che il nome di Stazzona si incomincia a vedere dall`anno 870 e vi si mantenne sino al 1211, mentre di quello di Angera sia memoria del secolo XII, contemporanea all`altro, la onde egli la crederebbe piuttosto dal volgo chiamata quasi ad gira, vocabolo, che nel basso latino significa arriva, come chi in luogo di dire alla riva del lago, dicesse di andare ad gira, onde Angera e poi Angera punto egli stesso poi congettura, che l`antico forum Licini ricordato da Plinio nel luogo che già abbiamo veduto, fosse appunto dove è Angera e quindi questo ritiene essere stato il primitivo suo nome. Ma anche questo è al parere di molti un errore, collocandosi quel foro con tutta probabilità in Incino, che ci avrebbe così serbate le tracce dell`antico nome. Non vale poi la pena di confutare la pazzia di coloro che lo asseriscono chiamata angleria dal suo fondatore anglo Troiano, nipote di Enea. Soggiunge da ultimo il la bus in calce allo ti 18, che la più antica memoria che si abbia della denominazione di statione e in una carta di Carlo Magno dell`anno 807, e rispetto a quella di Angera, che la prima volta, che essa compare nei libri e nella cronaca di Landolfo, che cessò di scrivere sino dall`anno 1136.
Però da stupire, come a new uno dei nostri scrittori, e ne anco al la bus, si è venuto in mente di consultare l`anonimo ravennate, con l`altro cosmografo Guidoni, che tanto tempo innanzi avevano fatta menzione di Angera sotto il nome a punto di stazione, vocabolo nel basso tempo sostituito dall`antico stadio di forma classica, e che significa il luogo, dove hanno ricovero le navi. Scrisse l`anonimo su detto al principio del VII secolo dell`era volgare ma è noto che la sua compilazione fu redatta su antichi documenti ora la maggior parte perduti. Gioverà riferire intorno il testo di lui ponendolo a confronto con l`altro di Guidone, molto più recente, anche per altri luoghi meritevoli di essere da noi considerati. Iuxta supra scriptam civitatem Eporedia Guidone e pure Jam, leggi in amen due idioti Eporedia, oggi Ivrea, non je Lounge ab Alpe est civitas, quae dicitur
Anonimo Guidone victimula, item victimula, item psilla possibile scat Iona Acciona maggese my ass Le bonne Tia Lepontia bellerica Bellani ca belli chioma Bellincione ovula ovula 
Pittori che i codici manoscritti variano nel nome Skype Iona Oscar Cioni leggende si inauguri DS anche bacione, che né il vero. Se essi avessero avuto cognizione del nostro borgo, così chiamato nel passatempo, avrebbero certamente, io credo, preferito quest`ultima lezione, staccionata, nel testo, e relegate nelle note le sue varianti. Perché poi stracciona sia lo stesso che staziona, pollo scambio volgare è frequente negli antichi manoscritti della ti in C, non vi può essere dubbio, come non vi può essere dubbio, che qui realmente si parli della nostra stazione o mangerà tutta ecco dunque trovato che questo nome è assai più antico di quello, che si era sino ad ora dai nostri creduto, e che anzi è, secondo che io di peso, dell`epoca stessa Romana, almeno dal basso impero.
E noto che al principio del V secolo, il più tardi, esisteva già una flotta del lago di Como, alla quale era preposto un perfetto, che aveva egiziani io la cura della città, nella quale anche aveva la sua sede tutto dobbiamo questa condizione alla notizia della dignità del libero .
In questa al capo XL dell`impero occidentale leggiamo prefetto classi Comense cum curis eiusdem civitatis virgola como scopo di questa flottiglia intaglio luogo era quella di difendere la città dalle subite incursioni dei barbari, che spesso cavalcano dalle limitrofe montagne alle consuete depressioni come in modo particolare rispetto a Como abbiamo già di sopra venduto vetusto. Ora io sono dell`avviso che per la stessa ragione i dubbi forse alquanto posteriori, anche in Angera, cioè presso il lago, avesse sua stazione una flotta romana, e che da questa modificandosi alquanto in quell`età il vocabolo stati io, forse chiamata stati ora da prima la rata è il porto di Angera, comunicando si possa questo stesso nome, per la ragione che ho detta, alla città, onde in luogo di semolino, che era l`antico suo nome, venisse a poco a poco a chiamarsi dell`uso volgare con l`altro di stati ona, corrotto posta in Stazzona, o Stazzona, che alla fine prevalse per cui quello rimase da ultimo obliterato. Nelle vicende poi, alle quali soggiacque in appresso questo borgo, scomparsa del tutto la flotta, questo stesso nome di stati on a bene alla sua volta anch`esso soppiantato, ovvero anche sostituito dall`altro, che fu richiamato in vigore di Gleria Angera, che le rimase da poi inalterato male e la storia della nomenclatura di questo borgo, già in antico città civitas. Resta ora che gettiamo eziandio lo sguardo sulle altre città ricordata dall`anonimo ravennate nel brano peste recato tutto lasciando la prima victimula è l`ultima Clev Enna, l`odierna Chiavenna, che non ci appartengono, certo ops Silla od ossi la è la voce la di Tolomeo, che abbiamo veduto, Losi la di carta del 1001, Lauf sola od usura in altre del 1700 e 1014, od off sola in una del 1028, è più pienamente domi the Hope Solo chiamate in alta del 1196 tutte forme diverse di un medesimo nome. Dopo stracciona è ricordata la città di Maggesa ho mai essa, la quale non trova altro riscontro che nel fiume Moesa, che bagna la valle detta Mesolcina odi nisocco. Secondo il DES Jardin la morosa sarebbe quel fiume, che è segnato nella carta alla sinistra del Ticino, nel quale influisce alquanto prima del suo ingresso nel lago Maggiore, e che corrisponde all`odierno miso, che appunto si getta nel Ticino sopra Bellinzona. La magisa mai essere dei nostri cosmografi sarebbe dunque la terra di Niso, che dà il nome alla valle ed al fiume. Chi poi volesse collocare i popoli che abbiamo veduti di sopra, presso il detto fiume Moesa, supponendo li porti fuori di luogo nella carta sul nominata, avrebbe, io credo, un probabile appoggio nella città menzionata dai citati cosmografia Le bonne TA trova anch`essa una qualche assomiglianza coi leponzi, e colla Valle Leventina Lepontina, alla quale sembra che appartenesse. Ma questa città deve essere stata distrutta o aver buttato nome poiché nella detta balle di una terra o luogo si trova così chiamato tra i molti, che sono indicati anche nelle carte geografiche più minute. Alla stessa dalle appartiene anche la città Bellin Tione Bellincione dei nostri cosmografi, detta di litio da Gregorio di Taurus, che abbiamo veduto, è da Aimone terzo, 83 e nelle carte del Medio Eva era beri zona od anche Bellinzona, come oggigiorno è chiamata. Restano le due città Bellini CA o Bellani ca ed ho Mulan punta la prima se non m`inganno è quella che diede il nome alla valle di legno posta ad oriente della Leventina sopra Biasca della seconda non so che dire. È probabile, che anche questa, se pure in qualche modo ci appartiene, mutasse nomi, che in occasione di qualche guerra o per altra cagione A2 ignota, rimanesse distrutta. Alcuni opinarono, che sia stata dall`anonimo ravennate descritta in questo luogo una via antica, che percorreva tutte queste cibi città civitates, come gli le chiama, ma delle distanze alle distanze, che sono tra l`una e l`altra, è più dal salto tra oksiena stracciona al di là del lago, non pare, che questa Opinione possa essere sostenuta. Tuttavia la testimonianza dell`anonimo per questi luoghi è assai preziosa, e non è piccolo il guadagno che abbiamo fatto per essa. Noterò da ultimo che il medesimo anonimo oltre alle città ci diede anche i nomi dei fiumi, che portano il tributo delle loro a quel po`, e tra questi ricorda anche quelli che sono a noi più vicini, cioè il si si Do, La agonia, il TC Linus e La olon quarto, 36, 288 e segg. Il primo è la Sesia, chiamata Livigno terzo, 20, 4,118, il secondo è la nostra agogna, nelle carte del Medio Evo chiamata 
anche agonia ed agonia. Del Ticino e del Olona, oggi di Olona, non è mestieri parlare.



[i] Vedi il Bescapè, l. c. p. 80.

[ii] Nella citata dissertazione de Angleria, T. 3, p. 129 scrive: Crediderim potius popolari quodam dicendi genere invaluisse, utenza cum eo proficiscerentur ex mediterraneis pagis dicerent se AD GLAREAM Verbali ire; ex quo migrante sensim ad hanc Italicam lingua Latina, deventum deinde fuerit AD GIERA. Giera enim nostratibus idem fere sonat ac ripam sive oram lacus autorizzazione fluminis, unde Angiera et dein Angheria. -- Questa etimologia è assai probabile e dirò anche che il vocabolo gleria per glarea è molto più antico trovandosi presso gli Autori De re agraria, pubblicati dal Lachmann (Berolini, 1848 alla pag. 361): Gloria fluminales ne despicias. Per la qual cosa è da supporre che il volgo molto più anticamente e forse anco contemporaneamente all`esistenza di Sebuino entro terra, così designasse quel luogo lungo la sponda del Lago, cioè ad gleriam, mutandosi poi l’ad in an (allo stesso modo che il luogo Ad nemus presso Milano fu dal volgo chiamato Andemo) e dicendosi An gleriam, cioè alla ghiaia, sia perchè colà si conducesse e ammonticchiasse la ghiaia da trasportarsi poi altrove col mezzo delle barche ad uso delle strade (e si ricordi qui che glareato fu chiamato in antico il luogo di Gavirate); sia che per traslazione con quel vocabolo venisse anche ad indicarsi la riva; onde Angleria si dicesse come ti luogo posto in riva o alla ghiaia del Lago. Distrutta poi Sebuino, come dirò a suo luogo, e trasportandosi la popolazione ad abitare più presso al lago, scomparsa inoltre col tempo la denominazione di Stazzona a questo secondo luogo, si rimise in uso l`antico nome di Angleria, mutato in quello di Angera. -- Noterò da ultimo che nel poema di Stefanardo da Vimercato dell`ordine de’ Predicatori, morto nel 1997, De gestis in civitate Mediolani sub Othone vicecomite archiepiscopo, e pubblicato dal Muratori nel T. IX, Rer. Italic. Angera è chiamata nel lib. II, §. 2, Engleria, e più spropositatamente in altro documento contemporaneo questo, che citerò più avanti, Inglexio o Anglexio. In quel tempo non si pensava ancora all`Anglo Troiano!

[iii] Trovo poi che anche l`Anonimo Milanese (il P. Gaspare Beretta, monaco benedettino, secondo gli Atti dell`Accademia di Lipsia, a. 1728), autore della Dissertazione corografia premessa alla Vol. X degli Scrittori Rerum Italicarum del Muratori, alle cui istanze è dovuta, per l`illustrazione della Tavola geografica dell`Italia nel medio Evo, aveva fatta la medesima identificazione di Angera col Licinii Forum di Plinio.

[iv] Ravennatis Anonymi Cosmographia et Guidonis Geographica ex libris manu scriptis, ediderunt M.Pinder et G. Perthey, Berolini, 1860. Vedi alla pag. 251 e 457.

[v] Notitia dignitatum et administrationum omnium tam civillium, quam militarium in partibus Orientis et Occidentis, ed. Eduardo Boecking, Bonnae, 1839-1853, in 8.° Tomi 2.

[vi] Varie opinioni all`interpretazione di questo nome offre anche il nostro Bescapè, l. c. p. 79 e seg. Verosimile est, scrive, a statione militari Romanorum crevisse, seu etiam a statione et convenut giuridico, qui hoc loco pro Verbali accolsi haberetur  . . .  fortasse etiam a statione navium, quibus sane variae merces potissimum adveheretur: nam et regionis lingua Stazonae dictae sunt officinae quaedam. Quest`ultima opinione è meritevole d’attenzione.

[vii] Le carte citate furono tutte pubblicate nel Tomo I Chartarum dei Monumenta Historiae patriae già ricordati.

[viii] Tra le varie carte geografiche esaminate a questo scopo indicherò quella fatta dal Keller e pubblicata dall’Audin nel 1829, col titolo: Karte Routière de Suisse.

[ix] Berizona è detta in una carta pubblicata nel citato Codex diplomaticus Longobardiae al n. LXXVII: Bellinzona poi in altra del 6 ottobre dell`anno 988, pubblicata dall’Ughelli, Italia sacra, T. 5, presso il Nessi, Memorie storiche di Locarno, p. 42. Questo stesso poi alla p. 4, deriva il nome di questa città da Beria, luogo piano, e ton, villaggio, etimologia che meglio appoggierebbe la scrittura Berizona in luogo di Bellinzona.

 

[x] Nel testamento di Attone od Azzone vescovo di Vercelli, fatto il 15 maggio dell`anno 946, e pubblicato intero per la prima volta dal Card. Mai nella Nova Collectio scriptorum veterum, T. 6, P. II, p. 3-10, affatto diverso, come egli avverte, da quello breve che il Buronzio pubblicò nella sua prefazione alle opere di Azzone il giuniore, si trovano ricordate quattro valli chiamate Bellania, Leventina, Biasco ed Intrasca. Non sarebbe improbabile il supporre che la prima sia la medesima colla Bellenica o Bellanica dei nostri Cosmografi. Egli è vero che sì questo, che gli altri due Testamenti che siano del medesimo Azzone, l`uno dell`anno 945, e l`altro dell`anno 948, come anco la Donazione dello stesso in carta dell`anno 943, sono giudicati spurii oggidì dagli eruditi: ma non è a supporre sì facilmente che sieno stati alterati dal falsario anche i nomi dei luoghi, che troppo interessava che fossero dagli altri riconosciuti; laonde per questa parte pure gli apocrifi documenti ci possono tornare di qualche utilità. Non credo quindi lontano dal vero che la Bellenica dell`Anonimo Ravennate sia la Bellania o Bellenia di Azzone, e che per sincope siasi poi formata Blenia o Blegna, dalla quale, benché oggidì, quanto a nome di città, scomparsa, se pure non ha mutato nome, sia stata chiamata la Valle di Blegno. Mi confermano poi in questa sentenza il sapere, che in altra carta, che citerò più sotto, tuttochè falsa essa pure, questa valle è chiamata Beligno, e che oggigiorno in tedesco essa è chiamata Bellenzer o Pollenzerthal, nome tanto vicino alla Bellania o Bellenica anzidette, e finalmente che la Valle di Blenio, come anco Biasca e la Val Leventina pure oggigiorno appartengono alla Diocesi di Milano. Quelli, ai quali spettano i detti luoghi, potranno veder meglio la cosa.

[xi] Nel codice Teodosiano, XI, 7,8, vi ha una legge di Costanzo Imperatore così firmata: Dat. IV. Non. Sept. (cioè data, si sottintenda lex o constitutio, IV. Nonas Septembres, che corrisponde al 2 Settembre) Dinummae. Acc. prid. id. Nov. (cioè accepta pridie idus Novembres, che corrisponde al 12 Novembre), Karthagine, Arbetione et Lolliano Coss. (cioè consulibus, che segnano l’anno 355 dell’era nostra). Il Gotofredo credette che Dinumma, dalla quale fu datata questa legge, fosse posta tra i Leponzii per la ragione che Costanzo Imperatore si trovava dietro il racconto di Ammiano, che abbiamo veduto, in quel tempo nei Campi Canini presso Bellinzona. Quantunque affatto ignota ci sia questa città (e forse ne fu alterato il nome, se non sia scomparsa del tutto), pure il poterla assicurare ai Leponzii sarebbe stato in tanta carestia di notizie un bel guadagno; ma temo forte di errare nei calcoli di Gotofredo; perchè Castanzo non si trovò a Bellinzona in quell`anno, ma sì nel precedente, e sappiamo da altre date, che in questo intervallo andrò anche a Roma e poi ritornò in Milano.

[xii] Agonia è chiamata nelle carte degli anni 898 e 899 pubblicate nel Cod. Dipl. Longob. citato ai n. 378 e 384, ed in altra del 30 gennaro 1076, pubblicata nel T. I, Chartarum dei Mon. Hist. Patr. è detto Agogne con forma che più si avvicina alla odierna Agogna.

 

Autore:
   [Vincenzo De Vit]
A Cura di:
   [Riccardo Papini]

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Qui puoi trovare l'archivio degli eventi e delle newsletter pubblicati fino all'inizio del 2013

Archivio Eventi fino ad aprile 2013

Archivio Newsletter fino ad aprile 2013

 


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