STRUMENTI CULTURALI
del Magazzeno Storico Verbanese
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Elenchi di funzionari e cariche pubbliche in «CANNOBIO»
CAPO II
Dell`origine ed edificazione di Cannobio e perché fu così nominato.
L’origine ed edificazione di questo nobil Borgo dimostrasi in parte dal proemio delle consuetudini di esso Borgo e della sua pieve, inserte nel volume delle sue leggi municipali, ovvero Statuti, nel qual proemio leggonsi queste parole : quod antiquis temporibus tanto tempore, cujus principii non est memoria, quaedam fuit Congregatio, Universitas et unio Hominum, quorum fuerunt Possessiones, terrae et res Territoriae existentes in Burgo Cannobii, et Plebatu seu ejus jurisdictione, et per Eos fuerunt acquistatae, et detentae, et possessae, et hii fuerunt antiquitus fundatores dicti Burgi et locorum Cannobii et Plebatus, et qui appellabantus [sic!, probabile errore del proto per appellabantur] et appellari consueverunt, et appellantur usque in praesentem diem Vicini ad differentiam aliorum Incolarum et Habitatorum, qui postea fuerunt, et habitaverunt et nunc sunt Incolae et Habitatores dictorum Burgi et locorum. Ma poiché dalle citate parole non si può di certo conoscere qual genere, ovver di qual nazione fossero ed in qual tempo colà venissero quei fondatori e primi abitatori di Cannobio addimandati Vicini, dei quali parla il detto proemio, io dirò intorno a ciò il mio parere, sottoponendolo per sempre al giudicio dei più dotti ed intendenti e più versati nella cognizione delle cose antiche.
lo adunque credo cotal Borgo, insieme a molte altre Terre del Lago Maggiore, avere avuto principio da soldati Romani nel tempo ch`essi Romani soggiogarono con l`armi la Città di Milano e tutta l`Insubria, come raccontano Polibio nel lib. 2 delle sue lstorie, T. Livio nel lib. 20, Plutarco nella vita di M. Marcello ed altri gravi autori ; ed essere poi stato ampliato ed aggrandito da uomini di diverse Città e luoghi d`Italia, colà ritirati e fuggiti per salvezza loro in quegli infelicissimi tempi in cui Italia fu tanto travagliata afflitta e rovinata dagli Unni, Vandali, Goti, Ostrogoti ed altre barbare nazioni, secondoché narrano le Istorie, imperocché allora molti fuggendo dall`ira e furore di quei barbari, abbandonando le Città e patrie loro da quei tali saccheggiate, desolate e distrutte, si ritirarono alle montagne e luoghi silvestri, come affermano alquanti nobili scrittori, e in particolare il dottissimo Andrea Alciato nel proemio delle sue antichità, ed il Reverendiss. Monsignor Carlo Bescapè, Vescovo di Novara, nel lib. 2 de Ecclesia Novarien. Onde è assai verisimile che molti in quei sì miseri e calamitosi tempi si ricoverassero sopra il Lago Maggiore, come luogo rimoto, nascosto e fuori di mano (il che anco espressamente testifica l`Alciato nel luogo già citato) e con tal`occasione edificassero ovver` ampliassero non solamente Cannobio, ma eziandio molte altre terre e contrade di esso lago e contorni. E se di questi tali parla o s`intende il sopradetto proemio (il che per ora non ardisco affermare), l`accennata nostra opinione dell`origine e principio di Cannobio, cioè che sia stato principiato da soldati Romani, non sarà punto ripugnante e contraria ad esso proemio, conciossiaché la parola Fundatores ivi posta si avrà d`intendere e pigliare per quei che hanno ristorato, ovver aggrandito esso Borgo. Nel qual sentimento cotal parola, come anco la parola Conditores (la quale ha il medesimo significato) è alle volte usata da buoni ed antichi scrittori, come anco afferma il P. Leandro nella sua Descrizione d` Italia.
Ora che Cannobio sia stato principiato ed anco abitato da soldati Romani si può con diverse non leggiere congetture dimostrare. La prima che pare cosa certissima ed indubitata che anco sul Lago Maggiore abitassero soldati Romani, come ne danno chiaro indizio le molte e quasi infinite antiche memorie Romane in marmo, le quali trovansi in Angera, Sesto Calende, Arona, ed in tutte quasi le altre terre di esso lago e nelle terre circonvicine, molte delle quali memorie sono state raccolte e notate dal famoso Alciato nell`anzidette sue Antichità, da Bonaventura Castiglioni nel libro intitolato Gallorum Insubrum antiquae sedes, da Gaudenzio Merula nel lib. 2 de Gallorum Cisalpinorum antiquitate e da altri studiosi delle Antichità. Anzi è opinione di alcuni nobili scrittori e particolarmente di Bonaventura Castiglioni nel citato libro, del Bugato nel lib. 1 della sua Istoria Universale e del dottissimo Monsig. Carlo Bescapè Vescovo di Novara (e questa servirà per la seconda congettura) che sopra il Lago Maggiore fossero dai Romani disposte e collocate stazioni, cioè squadre e compagnie di soldati per custodire quel passo e confine dell`Insubria ed impedire che i popoli delle Alpi, cioe Svizzeri e Grigioni allora nemici di essi Romani ed altri barbari non scorressero alla sprovvista nel paese degli Insubri danneggiandolo molto, ovvero, secondo altri, per evitare che gli stessi Insubri non si ribellassero da essi Romani confederandosi coi Galli Transalpini ed altre barbare nazioni contro gl`istessi Romani, come già per l`addietro più di una volta fatto avevano. E cotale opinione rendesi tanto più probabile da quello che il celebratissimo Alciato nell`allegate sue Antichità e Bonaventura Castiglioni nel suddetto libro ed altri moderni scrittori affermano di Legiuno, terra poco discosta dalla destra riva dell` istesso lago situata tra il nobil castello di Besozzo e la terra di Laveno, la quale vogliono fosse addimandata Legiuno, e latinamente Legiunum da una legione di soldati quivi posta dai Romani. La terza ed ultima congettura (molte altre per brevitd tralasciando) cavasi dalle antiche memorie con nomi e caratteri romani, che anco in Cannobio si trovano, delle quali due sole fin’adesso a nostra notizia pervenute qui a basso noteremo.
L`una è intagliata nella sponda anteriore di un antichissimo avello di sarizzo spontato, lungo onz. 43, largo onz. 18 e alto onz. 13, il quale altre volte era sopra il cimitero della chiesa parrocchiale di San Vittore di esso Borgo, e ora vedesi posto nel monastero dei RR. PP. Cappuccini, ed è tale :
D. M.
HAVE PRIMITIVA BENIGNA
INCOMPARABILIS FEMINA
VIVA MIHI POSUI
Era questo epitaffio, secondo alcuni moderni Antiquarii, di una liberta per nome chiamata Benigna, di uno della famiglia dei Primitivi, la quale era famiglia Romana, venuta insieme con molte altre da Roma a Milano, come anco afferma il sopranominato Andrea Alciato nel lib. 3 della sua Istoria di Milano, della quale famiglia Primitiva molte altre memorie si trovano in Milano e nel Milanese. Ed avverta chi non ha inolta cognizione dell`antichità che quelle due lettere poste in cima di cotal` epitaffio, cioe D. M. vogliono dire Diis manibus, e la prima parola del medesimo epitaffio, cioe HAVE, è parola di salutazione, ed anticamente scrivevasi per lo più con l`aspirazione, e solevasi talvolta usare ancora negli epitaffi, come si può vedere appresso Aldo Manuzio il giovine nel libro dell`Ortografia; ed il senso ovvero esposizione latina del suddetto epitaffio e questo : Diis manibus, Have lector. Hoc sepulcrum ego Primitiva Benigna incomparabilis femina vivens mihi posui; nel quale Epitaffio leggesi la parola femina senza dittongo come in molti altri Epitaffii antichi.
L`altra memoria Romana è parimenti scolpita nella sponda anteriore di un altro antichissimo avello di sarizzo più polito e spianato, lungo onz. 30, largo onz. 13 ed alto onz. 12, il quale di già era nella canonica della memorata Chiesa di San Vittore ed oggi trovasi nella Casa d`un privato posta alla riva sopra la piazza grande di esso Borgo, ed del tenore seguente:
D. M.
COMINIAE Q.
ATILIANE MATRI DULCISSIME.
Questo Epitaffio fu posto ad una gentildonna de` Cominii, famiglia nobile Romana, la quale parimenti venne da Roma a Milano, come eziandio attesta l`Alciato; della quale famiglia ancora trovansi molte altre antiche memorie in Milano e nel Milanese, come si può vedere presso il medesimo Alciato, Bonaventura Castiglioni ed altri antiquarii Milanesi. Il senso ovvero esposizione latina dello anzidetto Epitaffio a mio giudizio è questa: Diis Manibus. Hoc monumentum positum fuit ab Atiliana Cominia Quinti filia et prius Atilianae matri dulcissimae. Ed avvertasi che l`ultima lettera della parola Atiliane e della parola Dulcissime, cioe la lettera E, trovasi senza dittongo forse per errore ovvero imperizia del lapidario.
Oltre di ciò l`anzidetta nostra opinione dell`origine ed edificazione di Cannobio confermasi da questo, che, cavandosi gli anni passati, per altro fine, la terra in quella bella, vaga ed amena pianura, la quale vedesi fra esso borgo ed il monte a mano destra verso mezzogiorno e chiamasi ancor oggi campo regio, si sono trovate alquante urne, ovvero vasi quadrati a guisa di cassette composte di piode con dentro ossa di morti, i quali io credo siano stati ivi posti insino nel tempo che appresso i Romani si solevano i cadaveri abbruciare, riponendosi poi le ceneri e le ossa nelle urne, le quali poscia si solevano nei campi sotterrare; essendo vietati li sepolcri nella Città e Castelli.
Quanto al nome dell` istesso Borgo fu addimandato Cannobio, e latinamente Cannobium secondo la comune opinione e tradizione degli uomini, per la gran copia delle canne che quivi erano anticamente a guisa d`un canneto; di che anco assai chiaro contrassegno rende l`arma od insegna della Communita di esso Borgo, la quale prima era una sola canna verde col suo fiore, in campo bianco, ed ora è una croce rossa in campo bianco, con quattro canne verdi e fiorite, cioe una per ciascun angolo di essa. Di qui si può chiaramente conoscere (per dir questo fuori del nostro proposito) Cannobio, ovvero Cannobium in latino, doversi scrivere con due n, e non con una sola, come molti sogliono scrivere, si nel volgare, come nel latino, e come altresì hanno inavvertentemente fatto molti nobili scrittori nelle loro opere; ed anticamente solevasi anco talvolta scrivere con le due n n, come ho veduto io in alcune antichissime scritture, e particolarmente in un istrumento di donazione, ovvero oblazione, fatta da un Prete Pomo e Gioco fratelli alla Chiesa di San Vittore sino dall`anno 1142 nel mese di marzo.
Ora ritornando all`edificazione di Cannobio è da sapere che al principio questo Borgo (per quanto si dice) altro non era che quella bella, lunga e diritta contrada, la quale comincia dalla parte verso Ponente ed arriva sino al campanile della Comunita di esso Borgo, e chiamasi comunemente la contrada del campanile. ln processo di tempo gli fu aggiunta quell`altra parimenti bella, lunga e diritta contrada, la quale conduce dall`anzidetto campanile fino alla riva del lago, ovvero fino ai Ronchetti, che alla riva erano, come or ora diremo, ed addimandasi ancor oggi la cittadella, ovvero Mezzo Borgo. Ultimamente furono fabbricate quelle case, che ora si vedono lungo la riva, e fanno si bella vista agli occhi dei riguardanti. NeI qual luogo avanti erano piantate molte viti, che producevano dilicati vini, e chiamavansi i Ronchetti ; e cotali case dietro la riva furono fabbricate (per quanto si può congetturare) poco dopo che i Re dei Longobardi fecero stoppare [= turare, chiudere, dal dial. stupàa] l’antica bocca, per la quale usciva dal lago il Tesino e scendeva molto tortuosamente, e fecero aprire un`altra bocca, e fare un nuovo letto ma più dritto e più largo, per cui ora tal fiume esce dal lago e scende più direttamente e più largamente, come afferma il P. Fr. Leandro, allegando le croniche nella descrizione d`Italia, nella descrizione del Lago Maggiore, nel fine del capitolo ove descrive il paese dei Leponzi, e lo riferisce ancora il Morigia nel cap. 17 dell`Istoria dell`istesso Lago Maggiore. Per il che esso lago si scaricò ed abbassò molto piü che non facesse per avanti, in maniera tale che le sponde ovver rive dell` istesso lago restarono molto più ampie e spaziose, e conseguentemente più capaci di casamenti ed edifici. Quelle belle piazze poi, e porti per le barche, ch`oggidi si vedono alla detta riva, sono stati fatti, ovvero ampliati ed aggranditi a memoria dei nostri avoli. Onde non senza ragione il P. Morigia nel cap. 9 della detta Istoria del Lago Maggiore scrive che questo Borgo si può degnamente paragonare a molte Città da lui vedute.
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A tutti gli amici e studiosi
che nel tempo avete condiviso o vi siete interessati alle attività della Associazione Magazzeno Storico
Verbanese, dobbiamo purtroppo comunicare che in seguito alla prematura scomparsa di Alessandro Pisoni,
la Associazione stessa, di cui Alessandro era fondatore e anima, non è più in grado di proseguire nella
sua missione e pertanto termina la sua attività.
Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.