STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Isola Madre
Breve Abstract:
Breve storia
Abstract:
L`Isola Madre, o di San Vittore, o Renata (come la si nominava anticamente) si leva dalle acque nel punto più ampio del golfo Borromeo. L`ideale collocazione la rese cardine di un grande sistema difensivo di fortificazioni che cingeva il Verbano e l`univa in epoche altomedioevali agli apprestamenti militari dell`Ossola. Nulla però resta del castello isolano, caduto in rovina tanto da sparire lasciando veneranda memoria di sé solo in un paio di pergamene (del 998 e dell`846). Sull`isola sorsero anche un battistero ottagonale ed una chiesa (dedicata a san Vittore, come spesso accade nei casi di cappelle comprese in recinti castellani nei paraggi del lago Maggiore) segni inequivocabili dell`importanza avuta dall`isola Madre come centro plebano. Il clima mite favoriva, in quelle epoche lontane, coltivazioni di olivi, che crescevano negli appezzamenti in cui l`isola era divisa fino al `500.

Proprio l`inizio del secolo xvi segna una trasformazione, dovuta all`acquisto dei terreni (1501) da parte di Lancillotto Borromeo. Ottenuto lo spostamento della sede parrocchiale e del cimitero, che là esisteva, nell`Isola Superiore o dei Pescatori, il conte poté iniziare l`edificazione di villa e giardini, con acquisti di piante di agrumi fatte venire apposta da Genova. Dopo vari passaggi di eredità (l`isola fu posseduta per breve periodo dai Trivulzio, imparentatisi coi Borromeo, e perciò chiamata la Renata), l`isola vive negl’ultimi due decenni del ‘500 un periodo di vivace attività edificatoria con Renato I Borromeo (1555-1608); attende alle fabbriche isolane Pellegrino Pellegrini, o Tibaldi, che razionalizza i lavori compiuti senza grande pianificazione sotto Lancillotto Borromeo; si ottiene il permesso di abbattere i malridotti antichi edifici sacri (1585); si tagliano muri preesistenti, riducendoli a forme più congeniali per il palazzetto in costruzione. Partecipano all`opera maestranze locali, reclutate sulle sponde del Verbano e dalla vicina Ossola. Al Pellegrini succedono altri capomastri e inzignerii: tra cui il Crivelli, poi (di lì a trent`anni) direttore dei lavori all`Isola Bella. Ma è ormai passato il grande momento costruttivo per l`Isola Madre, che deve cedere proprio all`Isola Bella il posto nel cuore dei Borromeo, in particolare in quello di Vitaliano VI. Non per questo l`Isola Madre è trascurata: in due secoli, con Carlo IV, Renato III, Giovanni Benedetto, Giberto V, Vitaliano IX le si riservano continue cure manutentorie, badando a far crescere anche la produttività del terreno (aumentano le coltivazioni di aranci, limoni, bergamotti, i cui frutti vengono inviati persino al di là delle Alpi, a Berna), e degli allevamenti di fagiani e faraone (che riforniscono di carni pregiate varie mense nobili di Milano). Ultima grande opera architettonica intrapresa, se si eccettuano alcune aggiunte al palazzo, fu la cappella sepolcrale, voluta a partire dal 1858 da Vitaliano IX, in forme semplici e con l`unica aggiunta di terracotte secondo un gusto neo-bramantino o neo-bizantino, suggerito espressamente dal conte all`architetto Defendente Vanini. L`opera fu ultimata in sei anni con la collocazione dell`altare e la concessione del diritto di sepoltura.

Passeggiando negli ambienti del palazzo, le sale si schiudono al visitatore e gli offrono i propri tesori. Al piano nobile le sale racchiudono molte opere d’arte: arazzi, mobili, quadri un tempo ospitati in altre dimore e possedimenti della casata. Tra le stanze più importanti il Salone dei ricevimenti che ospita alle pareti quadri di soggetto biblico di Giuseppe Panfilo Nuvolone (1618-1683), Ercole Procaccini (1596-1676) e Tommaso Costa (1636-1690); la Sala delle quattro stagioni con il grande arazzo raffigurante l’albero genealogico dei Borromeo e le tele di scuola fiamminga (sec. XVII); la Sala delle bambole che conserva un’importante collezione di bambole francesi e tedesche ottocentesche. Al pianterreno, nel Salotto d’attesa, un’importante quadreria annovera opere di Procaccini, Nuvolone e Costa. Quattro sale del palazzo sono dedicate alla singolare e interessante collezione di marionette e teatrini (secoli XVIII e XIX). Già alla fine del Settecento avevano luogo sull’isola rappresentazioni con marionette, alla cui realizzazione contribuirono poi valenti artisti quali Alessandro Sanquirico, scenografo al Teatro della Scala di Milano, e il torinese Carlo Fontana autori dei magnifici fondali dipinti. Splendido è il teatrino inaugurato nel 1778 con la messa in scena della “Gerusalemme Liberata”, in occasione della visita di Amedeo di Savoia. In una bacheca sono ospitati gli originali di molti documenti relativi al teatrino, tra cui un importante raccolta di commedie del Goldoni adattate per l’esecuzione marionettistica. Lo stesso Goldoni fu amico del conte Federico VI Borromeo, noto per la vita scapestrata, i molti debiti accumulati a causa del proprio comportamento stravagante, che lo condusse addirittura ad essere relegato dai parenti nella villa dell’Isola Madre; ciò non tolse però che lo scrittore veneziano apprezzasse il conte, tanto da dedicargli una delle sue famose commedie.

Conclusa la visita del palazzo, ci si ricrea lo spirito in giardino, giustamente definito dallo scrittore francese Flaubert un “paradiso terrestre”. Il palazzo è circondato infatti da un bellissimo parco botanico dove, tra la lussureggiante vegetazione, si aggirano in libertà multicolori pavoni e pappagalli. Essi hanno preso il posto oggi delle faraone, dei fagiani e degli altri volatili che venivano allevati, tra Seicento e Settecento, in piena libertà nei giardini isolani; tanto liberi erano gli animali, che perfino Napoleone Bonaparte si recò all’isola (1797) dalla vicina Isola Bella per una “battuta di caccia”, che diede però il magro bottino di un fagiano (morto di spavento per il fracasso) e un giardiniere arrabbiatissimo e scandalizzato per i vandalismi e il disordine portati dagli ufficiali repubblicani francesi.

Nessuno sparo turba invece oggi la tranquillità lussureggiante dell’isola, e chi vi fa visita ha modo di godersi in pace i giardini, che mutano periodicamente aspetto con le diverse fioriture stagionali: fanno bella mostra di sé camelie (presenti con beni 150 varietà differenti), rododendri e azalee in primavera; oleandri, rose, gerani, zinnie in estate; e ancora ninfee, orchidee, giacinti acquatici e aceri a colorare di tinte accese l’autunno. L’inverno, stagione durante la quale l’isola è preclusa ai turisti, è talvolta magico: quando ad esempio l’isola si sveglia –silenziosa– sotto la magia di una nevicata. Ma certo non sfigurano gli scenari delle altre stagioni; allora è piacevole sostare davanti alle voliere, poco oltre la loggia del Cashmere, dove fa bella mostra di sè un tavolino in pietra, costruito con quattro colonnette romaniche provenienti dalla demolizione della chiesetta isolana. Tra le sensazionali e romantiche prospettive che l’isola regala al visitatore si annoverano il “cannocchiale” che offre alla vista il centro lago in direzione di Laveno e Santa Caterina del Sasso; lo scenario del “Prato dei Gobbi”, dove esotiche piante di Taxodium distichum (o cipresso calvo delle paludi) ombreggiano, a maggio, le spettacolari fioriture di azalee e rododendri; o, ancora, il romantico poggiolo che si affaccia verso Pallanza e l’isolino San Giovanni.



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Autore:
   [Pier Giacomo Pisoni]
   [Carlo Alessandro Pisoni]

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Magazzeno Storico Verbanese

A tutti gli amici e studiosi che nel tempo avete condiviso o vi siete interessati alle attività della Associazione Magazzeno Storico Verbanese, dobbiamo purtroppo comunicare che in seguito alla prematura scomparsa di Alessandro Pisoni, la Associazione stessa, di cui Alessandro era fondatore e anima, non è più in grado di proseguire nella sua missione e pertanto termina la sua attività.

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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