STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Elenchi di funzionari e cariche pubbliche in «ISOLA BELLA»

Denominazione:
Isola Bella
Breve Abstract:
Statue e giardini
Abstract:
Cosa rende peculiare e caratteristico il giardino dell’Isola Bella? Non tanto le essenze botaniche, non le fioriture, non il verde degli alberi che sale dal verde delle acque. Quel che connota l’Isola Bella, all’occhio del visitatore che le si avvicini da sud, da Stresa, sono le architetture tipiche da giardino barocco; tra le forme cuspidate e tondeggianti delle arcate, le linee diritte e regolari delle terrazze, spiccano le balaustre, le gradinate, gli obelischi. Ma a farla da padrona in ogni dove sono soprattutto le statue.

Nelle idee dei due fondatori dell’Isola, Carlo III ed il figlio Vitaliano VI Borromeo, statue, pinnacoli e obelischi dovevano sottolineare ovunque la potenza della nobile famiglia, rendere nella pietra il lignaggio della casata ed elencarne i possedimenti; perfino gli umili vasi di terracotta che ospitavano i cedrati, i limoni e gli agrumi, recavano le imprese dei Borromeo o delle nobili schiatte con essi imparentatesi: i Tre Cerchi e l’Humilitas borromei, le Ali Arese, le Coppe e i Leoni illeoparditi degli Odescalchi.

L’isola si popola di statue specialmente nell’era di Vitaliano VI. Il rinomato architetto Francesco Castelli disegna guglie e obelischi piramidali, ma il controllo fermo e discreto sulle scelte è dovuto al gusto del cardinal Giberto III, fratello del conte Vitaliano. Il prelato suggerisce accorgimenti per far risaltare i personaggi rappresentati (mediante la collocazione di grandi piedestalli) e parimenti sconsiglia (1657) di porre in opera le allegorie personificate dei feudi borromei, suggerendo piuttosto di rappresentare i Mesi dell’anno e le Stagioni.

Dal 1667 si mette all’opera anche il rinomato scultore Carlo Simonetta, specializzato nell’arte statuaria e attivo già a Cesano Maderno per il conte Bartolomeo Arese; la selva di statue scolpite dal Simonetta per adornare l’Isola Bella tocca in un decennio l’ingente numero di 51 pezzi; le statue delle stagioni sono collocate in modo da rendere omaggio alla rappresentazione di Flora, posta sulla “balaustra centrale da basso”. Sempre del Simonetta è il putto che regge l’Humilitas; nel 1669 esse fanno bella mostra di sé sulle terrazze dell’Isola, dove il conte Vitaliano le giudica «non …svelte [forse da intendere come “ agili”, “leggere”], ma proporzionate e maestose». Ai due anni seguenti risalgono altre opere del Simonetta (tre amorini ai piedi della balaustra); all’artista vengono attribuite l’Inverno e l’Autunno; la Primavera e l’Estate, per evidenti pesantezze di fattura, sono probabilmente opera della bottega del Simonetta, da riferire però ad un allievo assai inesperto.

Altra teoria di statue occupa il Teatro d’Ercole (zona dei giardini privati), la cui costruzione inizia nel 1663. La messa in opera delle statue risale però agli anni 1670-71, e risente di cambi di destinazione e di modifiche di progetto; la statua d’Ercole doveva gettare acqua dal piedestallo e dalla bocca del leone, ma tale idea venne poi abbandonata, così come mutarono significato le altre statue secondarie, che inizialmente dovevano essere quattro personificazioni delle Virtù e due statue che mostravano oggetti collegati al mito d’Ercole. Anche per le statue del Teatro d’Ercole si nota una diversa qualità di fattura e di resa scultorea, che le fanno attribuire solo in parte al Simonetta.

A partire dal 1667, e fino almeno al 1677 vengono scolpite tutte le statue del lato Nord del Soprascoglio, mentre in contemporanea si lavora anche al Teatro Massimo: l’idea iniziale di Vitaliano, poi realizzata, è di rappresentare i quattro elementi naturali (Aria, Fuoco, Acqua, Terra) che coronano Natura e Arte; il Simonetta e i suoi aiuti eseguono pure Delfini e Pastori per contorno delle scene principali (le nicchie del teatro) che sono occupate dalle statue rappresentanti il Verbano, i fiumi Po e Ticino. Del 1673 è il gruppo dell’Unicorno, posto a coronare il Teatro Massimo; in base alle interpretazioni correnti e comunemente accettate l’animale -simbolo di purezza e nobiltà d’animo- reca sulla groppa la personificazione dell’Onore; documentazione d’archivio individua però indifferentemente nel puttino che cavalca l’unicorno la statua di Onore o Amore; qualche scrittore che trattò l’argomento in fortunate guide di viaggio poliglotte sostenne addirittura (sbagliando) che l’unicorno sia piuttosto un Pegaso.

Tra le curiosità relative alle sculture dei giardini, si segnalano - oltre alla vicenda delle statue incomplete ed abbandonate per problemi di difetti del materiale scultoreo - una curiosa leggenda (riportata come diffusa tra i popolani dell`Isola in una poesia di G. Prati, in un raro opuscolo dal titolo ”Canto del Verbano” -Mortara 1854- ), secondo la quale l`unicorno scende tutti i venerdì notte ad abbeverarsi al lago.
Autore:
   [Alessandro Pisoni]

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Magazzeno Storico Verbanese

A tutti gli amici e studiosi che nel tempo avete condiviso o vi siete interessati alle attività della Associazione Magazzeno Storico Verbanese, dobbiamo purtroppo comunicare che in seguito alla prematura scomparsa di Alessandro Pisoni, la Associazione stessa, di cui Alessandro era fondatore e anima, non è più in grado di proseguire nella sua missione e pertanto termina la sua attività.

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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