Madonna del Sasso.
Monumento d’antica pietà, e oggetto costante di molta venerazione a’ locarnesi [Locarnesi] e vicini popoli è questo santuario, fondato nel 1485 da frate Bartolomeo da Ivrea, e sul principio del 1500 dai PP. Minori Conventuali notevolmente ingrandito e vantaggiato dell’annesso cenobio. Vi si arriva in circa venti minuti di cammino pedestre per due strade, l’una angusta e ripidissima, a frequenti risvolte segnate da bianche cappellette su pello scheggiato monte ove la china e più sdrucciolevole e repente, l’altra più largamente sviluppata a grandi scalee, con ardito e bel disegno salienti per lo fianco del dirupo, fra giovani noci e platani e cascatelle d’acque con dolce mormorio precipitantisi infra i bianchi macigni, i verdi smalti e le selvose macchie della sottostante valicella romita.
E queste strade si dipartono da un comun punto, cioè da quel primo pianerotto, a brevi passi dall’ex-convento de’Capuccini, ov’è un cadente delubro sacro all’
Annunciata, con antichissima ara e dipinti creduti del Bramantino.
Una limpida fontana, sormontata da una nicchia entro cui in atto di contemplazione divota apparisce la statua di S. Francesco, che dalle aperte stimmate versa nella sottoposta conca cinque sottilissimi zampilli d’acqua benedetta, fregia superiormente e ricrea i primi vestiboli del convento, sul cui atrio leggesi in semplici note questa meditabonda epigrafe:
Solitudo continuata dulcescit. E li sotto l’atrio vedesi in augusta cappelletta figurata la cena di Gesù co’ dodici Apostoli, in belle statue di plastica al naturale, opere di Francesco Sala da Como, Francesco Silva da Milano.
Avviandoci per le tre ultime scalee, sul primo ripiano ci si affaccia una seconda cappella con statue, esse pure in plastica e dei medesimi autori, raffiguranti la discesa del divin Paracleto sugli Apostoli. E quindi, a capo delle ultime due branche di salita coperte da bel porticato che il chiostro alla chiesa raggiunge, ecco improvvisamente aprircisi innanzi con meraviglioso diletto un ampio terrazzo, e in fondo al medesimo elevarsi la vetusta mole del Santuario, l’uno e l’altro con paziente e dispendiosissima opera costrutti sul più erto e dirupato ciglio del monte.
Adorna l’ingresso del tempio un elegante pronao; l’interno è diviso a tre navi con volte alquanto depresse, ma a profuse mani coperte d’oro e di stucchi leggiadrissimi. Lo spazzo brilla di marmi tenuti con estrema cura tersi e puliti; e coprono le pareti non poche antiche tele e dipinture di buoni pennelli. Vi si ammirano soprattutto alcuni angioletti a fresco, creduti opera di Bernardino Luini, ed una tavola dal Bramante, ove è dipinta la fuga del bambino Gesù in Egitto.
Le fresche dorature e il sontuoso marmoreo pavimento furono condotti a termine nel 1846 per voto del locarnesi [Locarnesi] – ricordevol atto di riconoscenza devota per essere andati illesi della circonvagante indica lue.
Contigua alla chiesa è la superior parte del convento, a cui si accede di sotto il vago peristilio, passando per un aperto loggiato, che da due lati fiancheggia la chiesa e sublimemente incorona la rupe da ostro a levante. Da quel eccelso terrazzo e quasi aereo balcone, oh quanto è bello e malinconicamente soave il contemplare l’orrido precipitevolezza dell’acuto scoglio, su cui come per mano d’angioli stan ferme e levano al ciel la fronte quelle sacre pareti, entro le quali incessabile suona la salmodica voce del penitente cenobita, e il pellegrino devoto al Dio dell’universo, alla Madre degli afflitti viene a sciogliere un voto, a mormorare una fervida prece, a disfogare la piena affannosa de’ suoi mille affetti!…Come è bella e stupendamente variata la vista che da quella solitaria altezza, in un muover di ciglio, per vasto che da quella solitaria altezza, in un muover di ciglio, per vasto circuito lontanamente si abbraccia!
Fonti bibliografiche:
L. Boniforti,
Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s. d. (ma 1858), pp. 181- 183.
Per la
Fuga in Egitto, qui attribuita al Bramante, si veda la scheda nella sez. Miscellanea - Pinacoteca Verbanese, ove la medesima viene assegnata al Bramantino.
- A Cura di:
- [Valerio Cirio]
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