STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Angera, loc. Capronno
Breve Abstract:
Chiesa di S. Maria Maddalena
Abstract:
La vecchia chiesa

La prima notizia sicura della Chiesa risale all`inizio del 1300: nel ”Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, compare la ”Chiesa di S. Maria di Capronno”, inserita fra quelle dedicate alla Madonna. Nel 1564, in un elenco del Perticato Ecclesiastico (Catasto delle proprietà ecclesiastiche) della Pieve di Angera compare la Chiesa di S. Maria Maddalena di Capronno, titolare di cinque pertiche di terreno: nei 250 anni trascorsi dalla prima notizia si è avuto il cambio della dedica, dalla Madonna a S. Maria Maddalena.
Dalla descrizione del 1567, Visita Pastorale di Carlo Borromeo, la chiesa risulta in cattive condizioni, e gli ordini successivi alla Visita dispongono la costruzione di un battistero e di un sacrario, e impongono agli uomini di Capronno di restituire le proprietà della Chiesa. Negli anni successivi, la situazione non migliora, anzi sembra decisamente peggiorare, stando ai resoconti delle Visite Pastorali e agli ordini del 1569, 1571 e 1577.
Nel 1579, alla Visita Pastorale di Bernardino Taurisio, la situazione è completamente cambiata: il soffitto è stato costruito, il pavimento sistemato decentemente, ed in esso vi sono cinque sepolcri; nel complesso l`edificio è decoroso. La descrizione della visita è meticolosa, ed è detto che l`altare è posto sotto una volta dipinta, con il Crocifisso, S. Maria Vergine, S. Maria Maddalena, S. Giovanni e S. Quirico e che le pareti della chiesa sono in parte dipinte; si suggerisce anche di aprire una porta nel frontespizio, togliendo un muro che si trova davanti ad esso, in modo da creare una piazza davanti all`ingresso.
Nei due anni fra il 1577 e il 1579 vi è stata quindi la sistemazione della chiesa da parte della popolazione, e proprio in questi anni è documentata la presenza a Capronno di una famiglia di buone condizioni economiche, detta ”de Santo Stefano”, che nei precedenti documenti compariva senza alcun cognome, se non il generico ”de Capronno”.
La popolazione, che all`epoca è di circa 60 persone per 12 famiglie, ha contribuito con slancio alla ricostruzione non solo della Chiesa, ma anche dell`abitazione per il sacerdote, come appare da una commovente lettera a San Carlo, in cui si chiede un sacerdote stabile; e il giorno 23 aprile 1579 gli uomini di Capronno e Barzola si impegnano, di fronte al Parroco di Angera, al mantenimento di un sacerdote stabile che dovrebbe risiedere un anno a Barzola ed uno a Capronno, mediante versamento di 14 moggia di mistura, segale e miglio, mentre Giovanni Ambrogio de S. Stefano si impegna personalmente a versare due scudi e mezzo d`oro l`anno.
Gli anni seguenti non portano novità, e le genti di Capronno e di Barzola non ottengono un sacerdote residente.
Dopo la peste del 1630, dei cui funesti effetti sulla popolazione di Capronno non abbiamo dati sicuri, il saccheggio effettuato nel 1636 dalle truppe francesi e dai loro alleati italiani dopo la battaglia avvenuta a Tornavento lascia metà delle case del paese bruciate e la Chiesa completamente svuotata di ogni suo arredo.
Nel 1684, dopo una ennesima supplica alla Curia degli abitanti di Capronno, si giunge finalmente alla costituzione di una Cappellania con un sacerdote residente in paese: il Conte Antonio Borromeo con istrumento del 13 gennaio si impegna alla manutenzione della Chiesa e delle sacre suppellettili. Il documento prevede anche il diritto degli uomini di Capronno di nominare il cappellano che però è difficile da trovare e solo nel 1690 si riesce a nominare il primo cappellano, Carlo Besozzi di Angera.
Dopo il 1786, il Borromeo non riesce più a trovare un sacerdote che prenda residenza a Capronno, sia per la sede abbastanza scomoda sia per la rendita poco appetibile; nel 1789 giunge ad un accordo con il Regio Consiglio di Governo che istituisce una Coadiutoria, fissando uno stipendio per un sacerdote coadiutore, in cambio della rinuncia da parte della Comunità al diritto di elezione del sacerdote, e da parte del Conte Borromeo della rinuncia all`amministrazione dei beni di dote della Cappellania.

La nuova chiesa

La popolazione di Capronno tra la fine del 1500 e la metà del 1700, ha oscillato fra le 80 e 100 persone e nella seconda metà del 1700 ha iniziato a crescere gradualmente fino a 150 persone; dopo il 1820, la crescita rapida della popolazione rende urgente il problema dell`allargamento della Chiesa o della costruzione di una nuova.
Il Coadiutore Macchi, nel 1828, di fronte alle lungaggini burocratiche che si oppongono alla sua richiesta di allargamento della chiesa decide di far da solo: chiede, ed ottiene, dal Conte Borromeo l`uso del terreno dietro la Chiesa senza però un regolare istrumento, abbatte il muro terminale dell’abside, aggiungendo un coro nel quale trasporta l`altare, e costruisce una nuova sagrestia, dove una volta era il cimitero. Tutto molto alla buona, senza disegni e progetto; essendo poi il terreno in pendenza, sotto il coro ricava un locale ad uso proprio, che adibisce a stalla.
La costruzione affrettata e mal progettata del nuovo coro ha conseguenze pericolose, e presto appaiono lesioni progressive nei muri e nella volta, che richiedono urgenti riparazioni; una perizia del 1856 stabilisce che il coro non può essere riparato, causa la poca stabilità delle fondazioni e che non è possibile alcun allargamento della Chiesa; nel 1860 la chiesa viene infine dichiarata inagibile. Nel 1863 inizia la costruzione della nuova chiesa secondo il progetto dell’ingegnere Peroni di Angera, portata a termine nel 1865; il costo è quasi interamente sopportato dalla piccola comunità di Capronno, che ha contribuito oltre che con denaro anche con il lavoro.
La coadiutoria resta in vita fino al 1973, anno della morte dell’ultimo coadiutore Don Enrico Saporiti.

I due cicli di affreschi

Nella costruzione della nuova chiesa venne deciso di non abbattere il vecchio edificio ma di inglobarlo nel nuovo come sagrestia, conservando in tal modo una parte degli affreschi che ornavano la chiesa e che erano stati coperti con un intonaco in epoca non ben definibile, probabilmente dopo il 1630, o durante la peste o dopo il saccheggio della Chiesa.
Questi dipinti sono stati fortuitamente scoperti nel 1993 e lasciano supporre l’esistenza di due cicli pittorici, attualmente visibili solo in piccole zone interessate dalle indagini finora condotte. Il primo ciclo di affreschi interessa le pareti e la volta dell’area absidale: quanto già emerso (in particolare il viso di due santi sulle pareti e la figura del leone nella volta) permette di ipotizzare l’esistenza di un complesso decorativo unitario che potrebbe risalire alla seconda metà del 1400.
Il secondo ciclo è posto sulla parete settentrionale della navata originale, dove sono state ritrovate tracce di affreschi che risultano successive a quelle dell’abside e in peggior stato di conservazione. E’ riconoscibile una serie di riquadri incorniciati da motivi ornamentali: il primo a destra contiene una figura in gran parte leggibile, ed è accompagnato in alto da una scritta dalla quale si ricava il nome del Santo raffigurato (Bartolomeo) e l’anno di esecuzione, il 1578.


Al presente (inizio 2006) è stato fatto un progetto di recupero dei dipinti e di restauro dell’ambiente, in attesa di approvazione e di trovare i finanziamenti per l’inizio dei lavori.


Fonti bibliografiche
L. Besozzi, P. Guerriero, I. Pola - Le chiese periferiche di Angera (s. Quirico di Angera – SS. Cosma e Damiano di Barzola – S. Maria Maddalena e S. Ambrogio di Capronno) - Quaderni Angeresi n. 1 dell’Associazione Culturale “Partegora”, Angera 2003
Autore:
   [Luciano Besozzi]

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