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Non ha guari ch’io accennava in alcune antecedenti relazioni, come la terra lombarda, contro la comune opinione sia ricca di vetusti monumenti, i quali per un cumulo di circostanze rimasero nascosti, od inosservati sinora dagli eruditi. Una rapida escursione da me fatta lo scorso mese sulle rive del Verbano ad Angera ebbe infatti a confermarmi che se le sventure politiche, la gretta ignoranza e la superstizione delle genti ne dispersero, o ne distrussero la massima parte, buona messe rimane tuttavia a raccogliere allo studioso che ne intraprenda la ricerca. Valgano di saggio le importanti reliquie che in quell’occasione ebbi la ventura di osservare.
Non mi farò a premettere le favolose leggende inventate a celebrare la remota antichità d’Angera, o meglio a solleticare la folle ambizione di Filippo Maria Visconti che vantando trojana origine, assumeva pel primo il titolo di princeps Anglus, onde i suoi successori improntarono quello di Angleriae Comites sulle rispettive monete. È abbastanza noto che Angera cominciò ad avere qualche rinomanza nell’istoria nostra solo nel medio evo per la sua rôcca erettavi forse al tempo dei re Longobardi, e specialmente per le sanguinose lotte dei Torriani contro i Visconti, delle quali nella rôcca medesima serbansi dolorose rimembranze; e sappiamo altresì che persino il nome di Angleria apparve per la prima volta in sullo scorcio del XII secolo, in una pergamena serbataci nei pubblici archivj dell’anno 1196, ove leggesi: Actum foro Angleriae, mentre prima quel luogo chiamavasi Stazona.
Ciò non pertanto, se la storia è muta per quanto spetta ai tempi che precedettero i secoli di mezzo, ce ne porgono largo compenso alcuni preziosi monumenti atti a constatare la somma importanza di quel luogo durante l’evo imperiale romano. Ivi infatti nella prima metà del secolo XVI, vale a dire dopo le ripetute devastazioni dei popoli settentrionali e delle guerre intestine, il celebre Andrea Alciato raccoglieva e salvava dall’oblio, se non dallo sperpero posteriore, una serie di marmi litterati, che poi furono in massima parte pubblicati dal Grutero, dal Muratori, e da parecchi altri illustratori della storia patria
[maggiori dettagli nel testo in allegato]
- A Cura di:
- [Carlo Alessandro Pisoni]
- Allegati:
B. Biondelli, Iscrizioni e monumenti romani (1868)
B. Biondelli, Iscrizioni e monumenti, tav I
B. Biondelli, Iscrizioni e monumenti, tav II
B. Biondelli, Iscrizioni e monumenti, tav III
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Biografia Carlo Alessandro Pisoni
Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo,
dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio
Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a
disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago
Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi
passati dal lago, condividendoli con la sua gente.
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