«Santuario di Santa Pietà.- Questo sorse dopo i fatti miracolosi svoltisi nell’osteria di Tommaso de` Zacchi, l’otto, il nove, il dieci, il ventotto gennaio del 1522. Una pergamena quadretto (circa 25 x 25) raffigurante la
Pietà, cioè
Gesù Sporgente dal sepolcro tra Giovanni e Maria, trasuda vivo sangue, mostra una tumefazione al costato, spruzza sangue da lasciare traccia viva negli abiti dei presenti, dalla tumefazione cade una costicina di carne ed ossa e questo alla presenza di testimoni molti che ne fanno giurata fede in atto notarile rogato presso Bartolomeo Albertino nel gennaio stesso 1522. La osteria si trasforma in oratorio, poi in chiesetta a due navate già ricca dello splendido quadro di Gauidenzio Ferrari che ora sta all’altare maggiore,
l’incontro di Gesù con Maria sulla via del Calvario.
Nel 1571 san Carlo Borromeo in visita pastorale a Cannobio, vista la grandezza del miracolo vuole una chiesa più degna: all’architetto Pellegrino de’Pellegrini ordina la ricostruzione, e in breve l’ordine è eseguito. Il 31 ottobre 1584 san Carlo vi celebrava la messa che doveva essere la penultima del santo. E’ monumento nazionale. Facciata tutta granito rosso di Baveno e questa, opera recente del 1908, ricorda il nome del prevosto don Pietro Gnappa che con tanto zelo e disinteresse promosse il decoro del culto nei più che 30 anni di sua prevostura cannobiese. All’interno profusione di oro e di stucchi nella cupola Bramantesca: il lavoro di Gaudenzio Ferrari su legno all’altar maggiore, dipinti di buoni autori del ‘600 nelle arcate. Al posto del tabernacolo si vede nella posizione ove era nel 1522 il quadretto miracoloso, mentre la Costicina Sacra è conservata in reliquiario-teca nella chiesa di San Vittore, in alto, sopra la volta dell’altar maggiore, là in una cappelletta di pochi metri quadrati, da cui discende due volte l’anno, l’8 gennaio e nelle feste di Pentecoste, per essere portata processionalmente al Santuario.
Sotto l’altare maggiore erano murate le reliquie (pannolini, tovaglie, ecc.), prove del miracolo. Ne parlavano i documenti. Si voleva da tempo tentare la revisione. Un certo rispetto tratteneva i più. Venne il centenario nel 1922 e allora si ruppe questo sacro timore reverenziale. Il prevosto don Vittore Sacco fece smurare e comparve l’urna in legno con i pannolini intrisi di sangue. Fu una giornata memoranda per Cannoboio di emozione insolita. Ricomposti in nuova elegante urna stanno ora ancora sotto la mensa».
Fonti bibliografiche:
Testo tratto da: NOVARA SACRA, Annuario Diocesano, 1926, pp. 66-68.
- A Cura di:
- [Valerio Cirio]
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Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo,
dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio
Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a
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