STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

La scheda che stai visualizzando è visibile GRATUITAMENTE.

Denominazione:
Gozzano, loc. Luzzara
Breve Abstract:
Chiesa di Santa Maria di Luzzara
Abstract:
In località Luzzara, ameno luogo posto lungo la strada che costeggia la sponda occidentale del lago d’Orta, poco oltre l’abitato di Gozzano e dipendente da quella parrocchia, sorge, in bella posizione panoramica con ampia vista sul lago, l’antica chiesa di Santa Maria.
L’edificio sacro è una costruzione a navata unica, orientata, terminante con tre piccole absidi concatenate; sul lato rivolto a meridione un piccolo locale, dotato di un curioso camino, ha le funzioni di sacrestia.
L’intervento di restauro, iniziato nel mese di novembre del 1983 a cura della parrocchia di San Giuliano di Gozzano – coordinato dall’azione congiunta delle Soprintendenze ai Beni Ambientali e Architettonici e per i Beni Artistici e Storici del Piemonte (1) -, ha posto fine alle gravi condizioni di degrado causate principalmente dal dissesto della copertura e dai guasti provocati dall’umidità di risalita dal suolo, restituendoci l’edificio risanato quale oggi lo possiamo osservare.
La facciata, che è a capanna secondo l’impianto originale, con al centro in alto una finestrella circolare a doppia strombatura, presenta molti, antichi, successivi interventi: l’apertura delle due finestre laterali, avvenuta nel 1663 come sembrerebbe indicare la data incisa con un chiodo sulla malta fresca, che ancora si intravvede sopra la finestra di sinistra; la modifica agli stipiti del portale, la cui lunetta sembra originale; la sostituzione della soglia in pietra sulla quale è la data 1833; e infine, in alto, la sopraelevazione della muratura, evidenziata dalla mancanza di intonaco, ritenuta necessaria durante l’ultimo restauro.
Il tetto a capanna, a due spioventi regolari, interamente ricoperto in piode, presenta un notevole aggetto sul prospetto, dove si notano le possenti travature; sopra di questo si innalza, dando notevole slancio verticale all’intera struttura, un piccolo campanile a vela sormontato da un tettuccio in piode poco spiovente: «campanile nullum sed in parva turre supra ianua est campanula».
Alla base del fabbricato, ai lati del portale, sono posti due lunghi sedili in pietrame di modesta fattura.
Sul fianco destro, all’altezza della prima campata, si apre una piccola monofora a doppia strombatura; poco più avanti, in corrispondenza dell’arcone trasversale interno, si presenta un grosso contrafforte interrotto a circa due metri e mezzo da terra; poi è la piccola porta laterale della chiesa che, riparata da un tettuccio in unica lastra di pietra sostenuta da mensole, precede la sacrestia: un piccolo locale addossato alla navata in epoca più tarda e nella cui muratura è presumibilmente inserito il secondo contrafforte corrispondente, all’interno, al semipilastro che regge l’arcone tra la seconda e la terza campata.
Il fianco nord, quello sinistro dell’edificio, è completamente cieco, scandito solo dai due grossi contrafforti inclinati che sono posti in corrispondenza dei semipilastri interni: nel materiale di costruzione di questi manufatti si nota il reimpiego di qualche pietra lavorata.
La parte è più bella e interessante della chiesa è forse quella posteriore con il motivo delle tre absidi concatenate l’una all’altra, di cui quella centrale è un poco più grande delle due laterali; le tre absidi si presentano ricoperte di piode, con parziale intonacatura originale sulla muratura e senza nessun elemento decorativo, come lesene o archetti pensili; si adornano soltanto di un toro ricorrente che ne contorna e definisce i bordi superiori ed inoltre in ognuna di esse si apre una monofora centinata, a doppia strombatura e orientata verso il sorgere del sole.
Sulla parete in alto, al di sopra delle absidi, una croce luminosa che un tempo dava luce alla navata è ora occlusa.
Su questo lato, anche il muro della sacrestia è interrotto dalla presenza della canna fumaria del camino che, simile ad un contrafforte, percorre in altezza tutta la parete, interrompendosi un poco sotto alla gronda del tetto dove mostra due piccole feritoie di sfiato.
L’interno è a navata unica, scandita in tre campate da due arconi trasversali a sesto acuto; il presbiterio, piuttosto vasto, conserva l’antico pavimento originale in coccio pesto che nel settembre 1985 è emerso nel corso dello scavo condotto dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte (2) per l’individuazione della facies più antica dell’edificio; il pavimento in pietra della navata e la soffittazione in abete sono stati messi in opera durante gli ultimi lavori.
L’intervento di restauro del 1983-84, con il rifacimento della copertura, il consolidamento delle parti murarie e il drenaggio delle acque di scolo tutt’attorno alla costruzione, ha nettamente migliorato la situazione statica dei dipinti murali, sui quali ancora si deve intervenire: la chiesa infatti, tanto sulla facciata esterna che all’interno, è molto ricca di affreschi risalenti per lo più ai secoli XV e XVI.
Il ciclo della facciata, di buon pennello, opera di uno o più sconosciuti frescanti cinquecenteschi, rappresenta; da sinistra a destra, un grande san Cristoforo, un san Giulio con sant’Antonio abate e san Rocco, e un Ecce homo; entro la lunetta sopra al portale una Annunciazione; poi un riquadro che rappresenta probabilmente santa Caterina e santa Chiara, quindi una Madonna in trono con Gesù bambino tra i santi Giulio e Rocco, ed infine, nell’ultimo riquadro in basso, san Francesco con la Maddalena stretti attorno a una bimba col capo insanguinato; quest’ultimo affresco potrebbe rappresentare un ex voto, mentre alcuni vorrebbero riconoscere nella giovinetta l’immagine della beata Panacea da Quarona.
All’interno della chiesa i dipinti, eseguiti nel corso di più interventi decorativi distribuiti in un ampio arco di tempo, si presentano talvolta sovrapposti uno sull’altro in più strati; tra questi affreschi i migliori per fattura e perizia di esecuzione sono quelli attribuibili alla seconda metà del XV secolo.
Sembrerebbe di scorgere qui la maniera morbida ma anche sciolta e brillante di Tomaso Cagnoli o il tratto sicuro di Gio. Antonio Merli: saranno le ricerche e gli studi in fase di restauro a confermare o meno tali affascinanti ipotesi.
Sulla parete di destra, poco prima della porta laterale, un riquadro alquanto danneggiato rappresenta la Madonna tra la beata Panacea e una santa martire, forse santa Lucia; di fronte, in alto sulla parete destra, due riquadri distinti mostrano una Madonna col Bambino e un san Paolo datato 1516; anche nella parte terminale delle due pareti, dove queste si congiungono poi con l’arco trionfale, vi sono figure e frammenti di incerta lettura.
Le tre absidi mostrano in qualche caso fino a tre strati pittorici sovrapposti sugli affreschi originali; l’abside centrale, parzialmente chiusa durante un remoto intervento per ricavare nello spessore del muro di tamponamento una nicchia per statua, presenta un dipinto di mediocre fattura databile forse agli inizi dell’Ottocento, che con la sua presenza cela gli affreschi sottostanti, mentre alla base, l’altare oggi esistente potrebbe nascondere quello primitivo presumibilmente dipinto.
L’incoronazione della Vergine, rappresentata nell’abside di sinistra, fra una moltitudine di angeli e santi, tra i quali si riconoscono gli apostoli Filippo, Matteo, Tommaso e Pietro, è un affresco di notevole valore artistico , risalente alla seconda metà del XV secolo, che presenta però gravi deterioramenti e ampi, successivi rifacimenti grossolani.
Nell’abside di destra, anche in questo caso sovrapposto agli affreschi più antichi, un dipinto settecentesco rappresenta una Madonna col Bambino attorniata dai dottori della Chiesa; san Gregorio, san Girolamo, sant’Ambrogio e sant’Agostino.
Sopra le absidi, ad occupare tutta la superficie dell’arco trionfale, traspare da sotto la calce una grande crocefissione già ricordata da Lazzaro Agostino Cotta (1645-1719) nella sua Corografia della Riviera di San Giulio (3): «… e vi si vede la crocifissione di Cristo di buon pennello».
Il recupero e restauro dell’intero ciclo di affreschi della chiesa di Santa Maria di Luzzara, da tempo programmato, con la ristrutturazione del parco attorno all’edificio, concluderà l’ambizioso progetto di risanamento di un monumento che affonda le sue radici nella nostra storia, anche se delle origini di questa chiesa abbiamo poche e scarne notizie.
Soltanto all’inizio del XVII secolo infatti, negli atti della visita pastorale compiuta nel 1616 dal vescovo di Novara Ferdinando Taverna, cardinale del titolo di Sant’Eusebio, essa viene ricordata e, per la prima volta, sommariamente descritta: «… ad orientem constat unica nave qua est longitudinis latitudinis et altitudinis cubiti 25 circiter in qua descenditur per tres gradus. Hostium maius ad occidentem… habet duas fenestras… tertia orbicularis in superiori parte. In latere meridionale habet alterum hostium. In capite navis est parva capella forma hemiciclo» (4).
Molto più preciso e completo, essendo esteso anche agli arredi e alle suppellettili di cui era dotata la chiesa, risulta invece l’Inventario de tutti li beni mobili, stabili, et per sé moventi, frutti, rendite, raggioni et azioni di qual si voglia sorte della Chiesa di Santa Maria detta delle Capelle – così veniva allora chiamata - posta nel territorio di Gozzano dove si dice in Luzera (5), rogato il 23 gennaio 1618 dal notaio Giulio Cesare Manino di Gozzano, a seguito della visita pastorale effettuata dal Taverna nel 1616.
Chiaro nel suo contenuto, questo documento ci dà la possibilità di vedere la chiesa con gli occhi di un ipotetico visitatore del XVII secolo e ci aiuta a meglio comprendere le antiche testimonianze di arte e di fede che da quei tempi lontani ci sono state trasmesse.
È invece storia recente la sciagurata sequenza di furti sacrileghi che hanno spogliato la vetusta chiesetta in questi ultimi anni: dapprima, alla fine degli anni sessanta, furono rubati la bella statua lignea della Madonna col Bambino che era posta nella nicchia sopra all’altare ed il paliotto raffigurante la Natività della Vergine tra le figure dei santi Pietro e Paolo, opera settecentesca forse del valsesiano Lorenzo Peracino; poi, nel gennaio 1983 furono divelte e asportate una acquasantiera in serizzo, attribuibile alla prima metà del secolo XVII, incassata alla base del prezioso affresco vicino alla porta laterale, e la vaschetta di marmo bianco sostenuta da una colonnina, forse di origini più remote, che era accanto all’ingresso principale; ed infine, nel settembre dello stesso anno fu la volta della campana dedicata a sant’Anna e sant’Eurosia; stessa fine fecero purtroppo gli arredi sacri più volte presi di mira da malviventi senza scrupoli che non esitarono ad impadronirsene lasciando la chiesa spoglia e disadorna, priva di quegli oggetti che furono prova tangibile di fede e di amore della gente silenziosa e umile di un tempo.
Intanto mentre i prossimi lavori di recupero e restauro degli affreschi porteranno nuovi elementi di conoscenza per una più profonda lettura del monumento, già lo scavo archeologico eseguito nel settembre 1985, pur confermando la completa sterilità del terreno, ha fatto luce su molti interrogativi che fino ad allora gli studiosi si erano posti; fornendo innanzitutto la prova inconfutabile della contemporaneità di costruzione dell’intero fabbricato, smentendo l’ipotesi che la zona delle absidi fosse la parte più antica, e collocando approssimativamente la data di costruzione della chiesa agli inizi del XV secolo.
Anche Santa Maria di Luzzara dunque è ricca di storia e di cultura e il rinnovato interesse profuso attorno ad essa in questi ultimi anni, oltre che procurare a tutti noi notevole arricchimento culturale e spirituale, serve a ricostruire, come in un gioco di pazienza, i tasselli e le stratificazioni della storia; la storia delle sue pietre impregnate di fatica e di amore, dove umili artefici e capaci frescanti dipinsero, più che altro col cuore, volti di Madonne dolcissime e di santi dalle miti sembianze.



Note
(1) I lavori di restauro sono stati diretti, per la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici, da Daniela Biancolini e, per la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici, da Giovanni Romano. Progettista e direttore del lavori, per la Parrocchia di S. Giuliano, Licio Perosa. Lavori eseguiti dalla impresa Umberto Zerlia e dal restauratore Fermo De Dominici.
(2) Lavori eseguiti a cura della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, da Luisella Pejrani.
(3) L. A. Cotta, Corografia della Riviera di San Giulio, a cura di C. Carena, Milano 1980, pp. 296-297.
(4) Archivio Storico Diocesano di Novara, Acta Visitationum sub Ferdinando tit. S. Eusebij Presb. Cardinali Taberna, Mediolanensis, Novariensi Episcopo ab a. 1616 ad a. 1618, tomo 71, f. 21.
(5) Archivio Storico Diocesano di Novara, Inventari Taverna, Gozzano. L’inventario è stato cortesemente segnalato da Alfredo Papale.



Testo pubblicato in: Santa Maria di Luzzara, a cura di S. Bellosta, Bolzano Novarese 1989, pp. 5-17.



Informazioni di Copyright: si segnala che il materiale pubblicato nel presente sito è sottoposto alle vigenti norme per la protezione intellettuale di copyright. Qualsiasi citazione dello stesso dovrà obbligatoriamente fare riferimento alla pubblicazione originale, nonché alla pubblicazione elettronica del Magazzeno Storico Verbanese in cui la riedizione è ospitata. La mancata osservanza delle norme verrà segnalata alle autorità competenti.
Autore:
   [Sergio Bellosta]

La scheda che stai visualizzando è visibile GRATUITAMENTE.

Sostieni il Magazzeno

 

Magazzeno Storico Verbanese

Il sito del Magazzeno Storico Verbanese si rinnova. Visita il nuovo sito dell'associazione, scoprirai cosa è e cosa fa il Magazzeno Storico Verbanese. Tante nuove sezioni e novità ti aspettano per informarti sulla nostra associazione, sulle nostre pubblicazioni, sugli eventi organizzati e sponsorizzati dal Magazzeno e sulle collaborazioni in corso!

Visita il sito del Magazzeno Storico Verbanese!

 

Il Gazzettino

Il Gazzettino si rinnova, e da voce del Magazzeno Storico Verbanese che quotidianamente rende conto delle novità aggiunte al database sociale e dei lavori in corso, diviene, arricchendosi, esattamente come se fosse una vera testata giornalistica, un "contenitore culturale" di articoli singoli, editoriali, recensioni, commenti su fatti di cultura di lago e immediati dintorni, segnalazioni di particolari eventi, corrispondenze e altro ancora.

Sfoglia il Gazzettino!

 

Pubblicazioni del Magazzeno Storico Verbanese

Il Magazzeno propone una cospicua serie di pubblicazioni (più di venticinque, dunque circa due all'anno, a partire dal 2002) che portano quasi sempre il marchio del Magazzeno Storico Verbanese e – dal 2005 – della Compagnia de' Bindoni. Scopri le copertine, contenuti, descrizioni, disponibilità e riferimenti per conoscere possibilità di conseguirne copia.

Le pubblicazioni del
Magazzeno Storico Verbanese!

 

Archivio Eventi e Newsletter

Gli eventi e le newsletter sono ora gestite con il nuovo sito "istituzionale" del Magazzeno Storico Verbanese.

Qui puoi trovare l'archivio degli eventi e delle newsletter pubblicati fino all'inizio del 2013

Archivio Eventi fino ad aprile 2013

Archivio Newsletter fino ad aprile 2013

 


  • banner Comune di Cannero Riviera
  • banner Comune Di Maccagno
  • banner Comune di Verbania
  • banner Comunità Montana Valli del Verbano
  • banner Fondazione Cariplo
  • banner Fondazione Comunitaria VCO
  • banner Litografia Stephan
  • banner Navigazione Isole Borromee